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L'Italia politica nasce centocinquanta anni fa partorita da un pugno di protestanti e liberal-massoni alleati delle grandi potenze protestanti e liberal-massoniche. Da allora di Lutero, in Italia, non si fa che parlar bene. Padre della modernità e dello spirito di libertà sempre osteggiato da Roma, si dice. In effetti è all'origine delle dinamiche che sono all'origine del risorgimento.
Ma chi era Lutero? Se si parte dagli scritti il suo pensiero pieno di contraddizioni violente e insanabili. Con conseguenze drammatiche.
Qualche esempio: in nome della libertà, libertà da Roma, dal Magistero, dal Papa, dalla gerarchia, Lutero consegna la vita della Chiesa alla "santa" volontà dei principi. La libertas ecclesiae è annullata per volere di un monaco che riporta l'orologio della storia indietro di millecinquecento anni quando ancora non esisteva la distinzione fra Cesare e Dio.
Libertà? Sì, e assoluta, ma solo per i prìncipi. Quando i cavalieri e i contadini (cioè il popolo) ne pretenderanno un po' anche per loro, sarà guerra e guerra spietata. Benedetta e incoraggiata dall'uomo di Dio, all'origine di un assolutismo allora sconosciuto in Europa, diretto antenato della statolatria moderna.
Libertà? Lutero nega che la volontà umana sia libera. La vita dell'uomo dipende dalla lotta che Dio e Satana combattono per aggiudicarsi la sua anima. Dio crea gli uomini per mandarli o all'inferno o al paradiso senza che questi possano minimamente incidere sulla loro sorte: doppia predestinazione. Le opere non contano perché, essendo la volontà schiava, le persone non sono responsabili delle proprie azioni. Fra le opere impossibili da compiere ci sono i voti monastici che Lutero nega alla radice: se ci impegnassimo per sempre, per tutta la vita, che fine farebbe la nostra libertà? Seguendo questa logica (radicalmente contrastante con le premesse) i voti, tutt'al più, potrebbero essere emessi pro tempore: fino a quando saremo in grado di osservarli.
Siamo di fronte ad uno dei passaggi costitutivi della modernità: quello che dalla libertà della volontà porta alla libertà sganciata dalla verità. Al libero desiderio. Lutero apre la strada a quel relativismo affettivo-sentimentale che rende l'uomo schiavo della volubilità delle passioni. Con lui finiscono le scelte fatte per sempre. Nella buona e nella cattiva sorte. Scelte assolute che poggiano sul comandamento divino di essere santi perché Lui è santo. Che poggiano sull'onnipotenza dell'amore di Gesù, figlio di Dio incarnato, unita alla libertà della nostra volontà.
La libertà tratteggiata da Lutero si coniuga con l'odio: per Roma, per il Papa e per gli ebrei. Nel testo Su gli Ebrei e le loro menzogne Lutero auspica la distruzione di tutte le sinagoghe e delle stesse case private degli ebrei. Che lavorino! "Sia imposta – scrive - la fatica ai Giudei giovani e robusti, uomini e donne, affinché si guadagnino il pane col sudore della fronte". Non fa meraviglia che nel 1936 sia Hitler a ristampare il testo scritto nel 1543 dal padre spirituale della Germania, apostrofato con gli appellativi di Hercules Germanicus e Propheta Germaniae.
Quanto al papa e a Roma il fatto che continuino ad esistere nonostante il monaco rivoluzionario li abbia scomunicati con tutte le sue forze è, per Lutero, un'ossessione. Un'ossessione insopportabile. Abolito il culto cattolico, distrutte le immagini ritenute idolatriche della devozione a Maria e ai santi, Lutero compone, fa incidere da Lucas Cranagh il Vecchio, e diffonde a tappeto, immagini blasfeme, immonde, su Roma, sui monaci e sul papato. Immagini che faranno scuola ai rivoluzionari francesi. Di queste immagini si è persa la memoria. All'inizio del Novecento due gesuiti le hanno con fatica riportate alla luce, poi più nulla.
Grazie a Dio il flagello luterano è rimasto al di là delle Alpi. Perlomeno fino a metà dell'Ottocento.
Nota: Angela Pellicciari è autrice di "Martin Lutero" (edizioni Cantagalli 2012, pp. 174, 12,90 Euro), un volume che riporta in appendice la ristampa di alcune immagini blasfeme diffuse da Lutero.
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