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FEDEZ PROMUOVE IL DDL ZAN IN MONDOVISIONE (E SI LAMENTA PURE) MENTRE UNA DEPUTATA RISCHIA 6 ANNI DI CARCERE
Il rapper Fedez al concerto del Primo Maggio fa la vittima come se fosse censurato, ma nasconde il vero bavaglio che si imporrà se sarà approvata la legge Zan sull'omofobia, come sta accadendo ora in Finlandia...
di Andrea Zambrano
 

Per tutta la giornata di ieri la notizia del comizio di Fedez al concerto del Primo Maggio è stata in cima a tutti i siti Internet dei grandi giornali. E questo non può non essere un problema almeno per chi pensi di poter usare ancora la ragione. Gli stessi giornali e gli stessi politici che abilmente parlano di pandemia, e regolamentano da 13 mesi la nostra libertà, si sono presi una pausa strategica per distrarci un altro po' facendo diventare un caso di Stato le esternazioni politiche del cantante, così cantante che il 1° maggio però, per fare notizia, ha usato l'ugola per parlare e non per cantare.
Un comizio becero e infantile contro la Lega a favore del Ddl Zan, infantile e pronunciato con la prepotenza di chi sa di potersi permettere, proprio perché ricco, famoso e dalla parte giusta, di infrangere le regole del dibattito e umiliare i pro life dipingendoli come nemici del popolo. Che cosa c'entra con il concerto che dovrebbe celebrare il lavoro e i lavoratori? Nulla.
C'entra però con il bisogno terribile della Sinistra di portare a casa testimonial gratis per la sua lotta politica che non è più quella dei diritti, ma quella della violenza libertaria e liberticida. E lo fa scegliendo simboli griffati e patinati della ricca, ricchissima Milano da bere, andando a pescare un rapper dismesso ormai campione del politicamente corretto che è così conformista da essere ormai dappertutto, così adatto a tutto e al contrario di tutto al punto da trattare allo stesso modo e con la stessa nonchalance l'eliminazione di Frank Matano da LOL e l'acquisto di scarpe customizzate con simboli satanici.

FESTA DEL LAVORO O IL SUO FUNERALE?
Il problema non è lui, ma chi gli va dietro e, ahinoi, chi gli va dietro sono i grandi giornali e i partiti politici. Alle 17.14 di ieri il caso Fedez-Rai era ancora in testa su Repubblica, Corriere, La Stampa, Ansa e via andare con tutta la rassegna stampa del giornalismo collettivo. C'è voluta la notizia dello scudetto nerazzuro per aggiornare le home page dei siti e cambiare argomento. Ma nel frattempo Pd e 5 Stelle avevano già fatto tutto quello che dovevano fare, pronti come sono stati a chiedere le dimissioni dei dirigenti Rai mentre Salvini cercava di correre ai ripari condannando le frasi dei leghisti citati da Fedez come fossero mostri neri.
Insomma, la prima domenica di timide riaperture è stata coperta mediaticamente e politicamente da questa arma di distrazione di massa. Del resto, celebrare il lavoro e parlare dei 900mila posti di lavoro persi con la pandemia sarebbe stato sconveniente, titolare sul lavoro che manca ai ristoratori che hanno dovuto chiudere per sempre la saracinesca pareva di cattivo gusto. Parlare della pandemia e di come le politiche di lockdown abbiano impoverito il Paese, giammai! E non si osi proferir parola sul fatto che ancora oggi mandiamo a morire la gente negli ospedali perché non vogliamo curare precocemente il Covid.

UNA FALSA CENSURA
Così si prende un tema altamente divisivo come quello del Ddl Zan, ci si inventa una falsa censura e si spara contro il partito odiato. Nel frattempo gli italiani sono invitati a bersi il cocktail di diritti negati e kattivi omofobi. Titoli, commenti, prese di posizione, mea culpa: l'operazione anestesia del popolo italico è servita e stavolta alla Sinistra va bene un guitto tatuato come Fedez, che dice di essere stato censurato quando invece durante il suo monologo dimostra di essere molto libero di dire quello che vuole. A proposito, registrare una telefonata e poi mandarla in onda non è un reato? Invece è lui che grida alla censura e i giornali gli vanno dietro come pecoroni mentre Letta e Conte lo spalleggiano, felici di avere trovato anche ieri un argomento per essere sulle prime pagine dei siti.
Però, la censura che Fedez sostiene di aver subito quando invece gode di tutte le libertà «di poter dire proprio quel ca*** che vuole perché sono un artista» (sono parole sue) non ha niente a che vedere con la censura che si introdurrà quando il Ddl Zan verrà approvato. Quello sarà un bavaglio vero e non ci sarà quel giorno un Fedez pronto a difendere anche i diritti di quei più deboli che dovranno giustificarsi davanti a un giudice perché accusati di aver detto che un bambino ha bisogno di un papà e di una mamma. La libertà che pretende per se stesso non è la stessa che lui, sostenendo una legge liberticida che prevede la rieducazione maoista nei centri Arcigay, concederebbe agli altri. Ecco il vero volto dei difensori dei cosiddetti nuovi diritti.

Nota di BastaBugie: Benedetta Frigerio nell'articolo seguente dal titolo "Fedez fa la vittima, mentre una deputata rischia il carcere" parla di Fedez osannato dai giornali di mezzo mondo per il suo discorso livoroso contro chi crede che la famiglia sia quella naturale. E intanto una parlamentare finlandese rischia 6 anni di carcere per aver citato la Bibbia sulle unioni contro natura.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 4 maggio 2021:

Ci vuole un bel coraggio da parte del rapper Fedez, che con la moglie e "influencer" Chiara Ferragni è diventato un marchio (i "Ferragnez") da incassi milionari, a fare la vittima sociale, affermando che "sono devastato" perché "ho visto che c'è chi mi ha attaccato su tutto, sul discorso che ho fatto", mentre i giornali di mezzo mondo lo osannano per il suo monologo pieno di astio durante il concerto del Primo Maggio contro chi crede che la famiglia sia quella naturale.
Sì, ci vuole davvero una gran faccia tosta, per sponsorizzare in diretta Rai l'introduzione in Italia di un reato di opinione (il Ddl Zan) ergendosi a martire della censura, soprattutto quando c'è chi veramente avrebbe decine di motivi per dirsi "devastata" e invece lotta per ciò in cui crede contro l'opinione pubblica del suo paese ma senza vittimizzarsi. Si tratta della parlamentare ed ex ministro degli Interni finlandese Päivi Räsänen, che per aver citato un versetto della Bibbia in un post di Tweeter rischia sei anni di carcere proprio grazie alla legge sull'"omofobia". Ma come siamo arrivati fino a qui?
Forse anche grazie alla cultura del piagnisteo e del vittimismo arcobaleno, per cui Fedez si batte e per cui basta dirsi oppressi dal "bigottismo" di quei cattivoni dei cattolici e della destra per poter fare e dire quello che si vuole (non importa se ciò significa denigrare qualcun altro). Una cultura che ha davvero del patetico: con quale dignità, infatti, Fedez, fa l'offeso e il perseguitato che lotta contro la censura? Con che argomentazione può fingersi superstite del sistema, quando si può permettere di fare "diti medi" in tv (come a X Factor contro il Family Day) e di sciorinare una lista di proscrizione di politici e personaggi pubblici solo per il livore che nutre nei loro confronti (che c'entra il citato Formigoni con il Ddl Zan?) senza incorrere in alcuna sanzione, anzi acquisendo ancor più visibilità da cui trarre guadagno?
Il questo mondo di ruoli alla rovescia e di paradossi, si può dire che il cantante maschio avrebbe molto da imparare in quanto a virilità e forza dalla parlamentare femmina finlandese. Päivi Räsänen, medico, madre di cinque figli e nonna di sei nipoti, rischia ben due anni di carcere per ciascuno dei tre presunti "crimini" per cui è accusata. A procedere contro di lei per il reato di "discorso d'odio" grazie alla legge finlandese, simile al Ddl Zan, è stata la procura generale della Finlandia nel 2019.
Il primo reato d'odio da lei commesso consisterebbe nel tweet in cui Räsänen citava san Paolo (Romani 1, 24-27) criticando le posizioni della leadership della chiesa Evangelica Luterana in appoggio alla marcia arcobaleno del 2019. Membro di questa chiesa, la parlamentare aveva voluto ricordare ai suoi ministri la posizione del Vangelo di fronte a chi si oppone all'ordine naturale della creazione. Räsänen aveva poi espresso la sua convinzione sul matrimonio come solo fra uomo e donna in un opuscolo pubblicato ben 17 anni fa, in merito a cui la polizia aveva già precedentemente concluso che non vi era alcun contenuto criminoso. La terza accusa proviene dalle sue parole sulla fede, sul mondo e sulla famiglia naturale rilasciate in un lungo colloquio con una giornalista in un programma andato in onda nel 2018.
A differenza di Fedez, celebrato dai grandi media universali (anche se sua moglie ha avuto l'ardire di commentare che è fiera del marito che avrebbe "avuto il coraggio di andare contro tutto e contro tutti"), l'opinione della politica cristiana non gode del consenso della vulgata politicamente corretta. Perciò ad avere coraggio, ben sapendo di essere in una posizione di minoranza, è stata unicamente lei. Inoltre, mentre il rapper si è appunto lamentato del peso di qualche critica, lei non ha voluto nascondere la verità dicendosi disposta a pagarne le conseguenze. Così, nonostante il carcere che lei, e non Fedez, rischia per le sue idee, ha affermato: "Non tornerò indietro rispetto alle mie opinioni. Non mi lascerò intimidire fino a nascondere la mia fede". Anche perché "più i cristiani tacciono su temi controversi, più si restringe lo spazio per la libertà di parola".
È questo un esempio mondiale di eroismo e di battaglia per una minoranza oggi sempre più discriminata e messa ai margini della società, quella di chi crede che la realtà abbia una sua oggettività da rispettare. Una battaglia che non pretende il bavaglio per chi la pensi diversamente ma che vuole difendere il diritto democratico di potersi esprimere differentemente rispetto alla massa. Mentre, al contrario, chi parla sponsorizzando l'ideologia che piace ai potenti vorrebbe mettere a tacere chiunque dissenta. Non a caso, quanti seguono il politicamente corretto diventano icone che cambiano il mondo denigrando chi si discosta pubblicamente dal pensiero Lgbt dominante e rischiando la carriera, la fama e perfino il carcere (come prevede anche il Ddl Zan).
Nonostante tali conseguenze, ha continuato Räsänen, continuerà la sua battaglia, perché non "posso accettare che esprimere le mie convinzioni religiose possa significare la prigionia... non mi considero colpevole di aver minacciato, calunniato o insultato nessuno. Le mie dichiarazioni sono tutte basate sugli insegnamenti della Bibbia sul matrimonio e la sessualità". E siccome la gerarchia della chiesa protestante del suo paese è stata già messa a tacere, la donna ha affermato che difenderà "il diritto di confessare la mia fede cosicché nessun altro sia privato del diritto alla libertà religiosa e di parola".
È questo un discorso con cui si rischia grosso per una minoranza che magari non ti sostiene nemmeno pubblicamente, non quello riecheggiato dal palco del concerto del Primo Maggio che ha portato a chi lo ha pronunciato e al suo marchio fama e popolarità. Fra i pochi onesti a riconoscerlo era stato Platinette, fra i primi personaggi della tv italiani travestiti: "Il prossimo scontro, già in atto, è tra chi vuole una vita ordinaria e chi cerca visibilità e sale sul carro del pensiero dominante anche se non ci crede. Mi lasciano perplesso le battaglie di tutti questi vip a favore della legge Zan, secondo me non l'hanno neppure letta. Agiscono in branco, come chi assale un inerme", perché "i veri discriminati oggi" sono quelli capaci "per tutta la vita di rapporti sessuali ordinari, in grado di tener vivo il desiderio senza mezzi alternativi". Come Räsänen o Forstater e centinaia di altre persone che, nel silenzio mediatico, vengono licenziate o discriminate solo per un pensiero, ma che, a differenza di chi si vende al mondo, non perde comunque la dignità. Probabilmente facendo crescere la rabbia di quanti sono così fragili da non riuscire nemmeno ad accettare che esista qualcuno capace di mette in discussione il loro modo di pensare e di vivere.

DOSSIER "CHIARA FERRAGNI"
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Titolo originale: Un'arma di distrazione di massa chiamata Fedez
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 03-05-2021