« Torna agli articoli di C


PERCHÉ IL PROBLEMA DEL MEDIO ORIENTE NON È ISRAELE
di Fausto Carioti
 

E' il ritornello che intonano tutti, a destra come a sinistra: per vedere la pace in Medio Oriente basta risolvere la questione israelo-palestinese, il resto si metterà a posto da sé. Come molti ritornelli del genere, anche questo è pericoloso e falso. Pericoloso, perché tende a generare in tutti, anche nei pochi amici su cui può contare Israele, la convinzione che lo Stato ebraico rappresenti comunque l'unico ostacolo alla pacificazione dell'area e allo sviluppo dei Paesi arabi, e dunque un fastidio. Falso, perché il problema vero del Medio Oriente - e non solo del Medio Oriente, purtroppo - è l'islam e la facilità con cui il Corano si presta alle interpretazioni più violente e misogine.

David Harris, direttore dell'American Jewish Committee, lo spiega in termini molto chiari in un articolo sul Jerusalem Post.
Immaginiamo per un attimo che Israele non esista. (...) Iraq e Iran avrebbero forse scelto di non combattere una guerra di otto anni che è costata oltre un milione di morti? L'Iraq avrebbe forse deciso di non invadere il Kuwait nel 1990? Si sarebbe astenuto dall'usare le armi chimiche contro la sua stessa popolazione curda e l'Iran?

La Siria si sarebbe astenuta dal massacrare oltre 10.000 dei suoi stessi cittadini ad Hama, nel 1982? Avrebbe tolto la sua presa sul Libano, come chiesto da numerose risoluzioni del Consiglio di Sicurezza?

L'Arabia Saudita avrebbe smesso di esportare in tutto il mondo il suo modello wahabita di islam, con la sua visione ristretta e dottrinaria del mondo e l'emarginazione dei non musulmani e dei cosiddetti infedeli? Al Quaeda si sarebbe trattenuta dall'attaccare gli Stati Uniti nel 2001, quando - ricordiamolo - la questione israelo-palestinese non era ancora stata mai menzionata tra le principali rivendicazioni di Osama Bin Laden?

La minaccia rappresentata dalla Fratellanza Musulmana in Egitto e Giordania scomparirebbe forse magicamente, se fosse assente il "fattore Israele"? L'Iran abbandonerebbe le sue ambizioni egemoniche sulla regione? La divisione tra sciiti e sunniti, con le sue profonde ramificazioni politiche e strategiche, si dissolverebbe nell'aria? Il governo sudanese metterebbe fine alla sua collusione con le milizie arabe Janjaweed per terminare le stragi e l'occupazione del Darfur?

Il livello di disperata povertà e l'analfabetismo diffuso che stroncano la speranza e creano un fertile terreno di reclutamento per i movimenti estremistici islamici verrebbero immediatamente alleviati? Le donne saudite conquisterebbero subito il diritto di guidare, i non islamici otterrebbero finalmente uguali diritti in tutti quei Paesi arabi in cui l'islam è la religione ufficiale, i seguaci della religione Baha'i smetterebbero di essere perseguitati dal governo iraniano?