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Quegli studiosi che affermano come l’organo non sia che uno strumento come gli altri, nato del 300 a.C., commettono un grave sbaglio storico. Quello strumento di cui parlano loro, non è l'organo che oggi si trova nelle nostre chiese, ma l'"hydraulòs", il "flauto idraulico", un'interessantissima macchina sonora, costituita da una piccola scatola di legno con su innestate le canne lignee di una siringa (una specie di flauto) e all'interno un sistema di gorgogliamento dell'acqua che permetteva alle canne di suonare. Era lo strumento usato negli odeion e negli anfiteatri, nelle pompe imperiali, nei trionfi dei generali, nella cultura pagana prima greca (l'inventore infatti è un greco, Ctesibio di Alessandria d'Egitto) poi romana.
Ora, chi vuol vedere la continuità tra questo strumento e l'organo occidentale, commette un grave sbaglio esegetico ed ermeneutico. Si deve sapere che i padri della Chiesa Latina (gli apologeti, Sant'Ambrogio, Sant'Agostino), estinsero definitivamente dal culto l'uso di qualsiasi strumento, proprio perché ritenuto di origine profana, cioè non nato per servire la Divina Liturgia. Fu così che alcuni strumenti, di natura cerimoniale pubblica, addirittura sparirono nel continente europeo, e l'idraulico subì la stessa sorte. Nell'VIII secolo, un giovane sacerdote, Giorgio da Venezia, venne chiamato per delle consulenze musicali presso la corte carolingia. Questo presbitero aveva compiuto la sua formazione religiosa presso Santa Sophia a Costantinopoli. La corte bizantina usava ancora l'idraulico per i fasti imperiali. E don Giorgio aveva potuto studiarne il funzionamento e la costruzione. Ora, proprio a don Giorgio e ai monaci suoi allievi venne in mente un’idea straordinaria: perché non costruire uno strumento dedicato interamente a Dio, alla Liturgia e all'innalzamento delle anime? Don Giorgio pensò di prendere spunto dall'idraulico, ma di fatto e volutamente inventò uno strumento nuovo: lo "pneumatikòs", cioè il "soffio del vento" (pneuma = vento). Perché eliminare addirittura il sistema idraulico? Perché il vento è uno degli elementi con cui si manifesta la Terza Persona della Santissima Trinità, lo Spirito Santo, il giorno di Pentecoste. In pratica, don Giorgio e i suoi allievi volevano un strumento che fosse sul serio "divinamente ispirato". Il nome "organo" poi, è un ulteriore conferma della assoluta destinazione liturgica dello strumento.
E’ assodato con ricchezza documentaria che il nuovo strumento ebbe i suoi primi impieghi nella sacra liturgia prima per raddoppiare e accompagnare le voci del coro gregoriano polifonico, che si chiamava appunto "organum"; poi addirittura per sostituire le voci nel caso in cui il coro fosse assente. Si comprenderà facilmente, allora, come i parlanti occidentali, ancora assai legati alla lingua latina (almeno nelle sfere culturali medio - elevate) adottarono per lo strumento la denominazione della sfera vocale: era il reggitore e il sostituto del coro, e quindi, anche nel nome, fu ad esso col tempo assimilato. Siamo arrivati al dunque. Il nuovo strumento infatti, assimila dal coro il nome, la tecnica polifonica corale e l’agogica (ovvero un ritmo libero, svincolato da rigide classificazioni metronomiche, quale è quello gregoriano): per tutti lo pneumatikòs è ora l'"organo".
Qualche musicista sciagurato ha detto che l'organo è finito disgraziatamente ad accompagnare le funzioni. E' sbagliato! L'organo occidentale è stato pensato e voluto per accompagnare le funzioni ed oltre il 90% della letteratura organistica mondiale è musica liturgica.
C'è un altro elemento da considerare. Se tu suoni un organo di una sala da concerto, di un teatro, di un conservatorio, allora veramente uno ci si può divertire quanto vuole.
Ma se suoni un organo costruito in una chiesa, la cosa cambia radicalmente. Quello strumento è stato costruito per il bene delle anime e la lode di Dio, è stato benedetto con un’apposita preghiera, con l'aspersione dell'acqua santa e con l'incensazione. E' divenuto quindi un sacramentale efficace per la salvezza, la conversione, la preghiera unanime del Popolo Santo di Dio. E come tale va visto l'organo liturgico. Non è affatto uno strumento come tutti gli altri, e l'organista non è affatto un musicista come tutti gli altri. Il suo strumento ha un compito e una grazia specifiche, e pertanto l'organista non è un semplice esecutore, ma un ministrante della Divina Liturgia. L'organo costruito in chiesa e benedetto per essa è lo strumento sacro per eccellenza. Non è un'etichetta, ma una sostanziale oggettiva realtà.
Del resto così si esprimeva il Concilio Ecumenico Vaticano II nella Costituzione sulla musica sacra Sacrosanctum Concilium al numero 120: " Nella chiesa latina si abbia in grande onore l'organo a canne, come strumento musicale tradizionale, il cui suono è in grado di aggiungere mirabile splendore alle cerimonie della chiesa, e di elevare potentemente gli animi a Dio e alle realtà supreme".
Anche Benedetto XVI apprezza questo strumento come "il re degli strumenti musicali". In un pronunciamento del 13 Settembre 2006 a Regensburg in Germania il Sommo Pontefice ha detto infatti: "L'organo, da sempre e con buona ragione, viene qualificato come il re degli strumenti musicali, perché riprende tutti i suoni della creazione e dà risonanza alla pienezza dei sentimenti umani".
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