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Da oltre un mese, dopo il mio articolo sul Foglio riguardo al “Movimento per la Vita”, mi chiedo: cosa sto facendo? Ne vale la pena? Vale la pena perdere degli amici, persino nella propria città? Avranno ragione coloro che mi dicono che non bisogna minare l’unità del Movimento, che certe cose non bisogna dirle in pubblico ecc...?
Avranno ragione alcuni amici, ben migliori di me, che mi richiamano alla carità? Oppure quelli che mi invitano a proseguire? Non è una scelta facile, continuare a trattare il tema: crisi del MpV. Però, mi sono convinto: è tempo di parlare.
Almeno finché continua l’assurda persecuzione contro il Movimento per la vita del Piemonte.
Per la Verità. Perché troppe persone si sono allontanate. Troppi amici, personalità di grande rilievo, se ne sono andati dal MpV, o sono stati messi all’angolo, o ignorati: da Francesco Filardo, a Maria Paola Tripoli, da Silvio Ghielmi, a Mario Paolo Rocchi, da Giorgio Gibertini ad Olimpia Tarzia, a Chiarastella Delle Foglie e Mario Palmaro; da Luciana Bianchini a Luigi Caltroni... Tanti sono i fondatori dei MpV locali pieni di amarezza, perché contrari alla politica del “male minore”, al centralismo casiniano ecc: da Roberto Algranati, fondatore di uno dei primi MpV d’Italia, quello di Merano, a Mario Reggio, primo presidente del MpV di Verona, sino a mio zio, Francesco Mario, già presidente del MpV di Ravenna e tra gli autori del referendum massimale del 1981...
Oltre a questi personaggi citati, tanti altri di cui ho parlato nel mio libro: se ora fossero col MpV, quanto più forte e incisivo sarebbe!
Ma invece di trovare parole mie, per giustificare quando sto dicendo, ho deciso di usare quelle molto più autorevoli di Francesco Migliori, fondatore e primo presidente del MpV sino al 1990; poi fondatore di vita Nova e co-fondatore del Progetto Gemma; poi presidente onorario del MpV. Ma soprattutto persona che tutti ricordano positivamente, per la sua volontà di unire, di lavorare per e solo per il MpV.
Oggi mi si accusa, insieme a tanti altri, di voler “dividere”, di minare l’ “unità”, di attaccare personalmente Casini...
Un modo comodo per non rispondere alle domande sollevate; per non rendere conto di nulla; per continuare ad agire sempre nello stesso modo.
La stessa accusa venne fatta persino a Francesco Migliori.
Ecco come rispose in una delle sue lettere agli amici del Direttivo del MpV e non solo, dopo aver chiarito che il Mpv si stava avviando, sulla questione fecondazione extracorporea, su un piano inclinato, che oggi è ben visibile, e dopo aver accennato ad un sempre maggior “Carlocentrismo”:
Amici miei carissimi,
poiché non riesco ad avere requie, ed a superare in silenzio sconcerto, amarezza e preoccupazione, sento che è il momento di scrivere.
Lo devo alla Vostra amicizia, a tutto quello che mi avete donato ed avete rappresentato e siete nella mia vita, o almeno in quella parte, gli ultimi vent’anni, che considero la più ricca e la più mia.
Nell’ultimo Consiglio Direttivo, nel corso di una discussione non conclusa sul documento “Un appello doveroso”, circa la posizione del Movimento per la Vita in tema di fecondazione extracorporea, è stata ancora sollevata l’accusa di voler attaccare personalmente Carlo Casini, e di voler “spaccare il Movimento”.
La mia amarezza è profonda...
Ho sempre avuto la convinzione che nel Movimento per la Vita si potesse e si dovesse discutere, soprattutto nei momenti delle decisioni più importanti: meglio prima, ma certamente anche dopo in vista del futuro.
Meglio prima, a mio avviso e per la mia mentalità. Non sono mai stato favorevole al ricorso al sistema dei decreti-legge, dopo i quali non c’è spazio che per un inevitabile voto di fiducia.
Ho fatto del mio meglio presentando quella mozione votata dall’Assemblea il 23 maggio scorso, che non è solo mia, perché è nata con la collaborazione rilevante di Marina Monacchi. Essa seguiva, modificandola, quella con la quale il Direttivo precedente aveva ratificato a posteriori la iniziativa del Presidente di appoggiare in nome del Movimento.
Mi sento ferito ed addolorato da questo clima di intolleranza, che questo sì può essere pericoloso, non già la discussione, sebbene accesa sulle scelte del Movimento e del suo Presidente...
Sono stanco di discussioni postume e non concluse che non fanno altro che dare il destro a quel tipo di ritorsione, di deliberazioni evitate e non prese perché ormai inutili (Casini aveva messo tutti di fronte ad una decisione, quella sulla legge 40, già fatta da li senza alcuna discussione previa, ndr), di impossibilità di esprimermi senza venire additato come colpevole di ‘lesa unità’ o di ‘lesa carlità’.
E sono, ripeto, colmo di amarezza. Non mi vedrete al Consiglio direttivo, né all’Assemblea, almeno finché non si sia apertamente riconosciuta la buona fede da chi mi ha accusato... ed io abbia la certezza che si sia dissolto il clima di caccia alle streghe...
Tornate a discutere appassionatamente... senza paura delle diversità delle opinioni e delle deliberazioni da votare. L'affetto che vi porto a tutti, ma proprio a tutti, mi invita a non trascurare l'ordine di San Paolo. Ho età ed esperienza sufficienti per richiamare e ammonire, 'opportune et importune', per puro amore: alla vita di ogni uomo concepito, a voi uno per uno, ed al nostro Movimento per la Vita". Francesco Migliori (lettera del 1/11/1998)
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