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« Torna agli articoli di C
Allontanato con Alessandro Gnocchi da Radio Maria per gli articoli troppo duri, Mario Palmaro racconta: «Mi ha chiamato, ha detto che le critiche fanno bene, poi si è preoccupato per la mia salute».
«Sì, è vero. Ho ricevuto la telefonata del Papa. È successo due settimane fa, il primo novembre, il giorno dei Santi. Ma naturalmente ho tenuto la cosa per me. Nessuno avrebbe dovuto saperlo, si è trattato di una conversazione di natura assolutamente privata. Ma visto che ne hanno parlato le agenzie...». Siamo ormai abituati al fatto, fino a oggi inconsueto, di un Pontefice che alza la cornetta e chiama direttamente chi vuole. Uno stile e un tratto umano diventati proverbiali.
Ma certo non se lo aspettava, di sentire quella voce, Mario Palmaro, giornalista e scrittore, che insieme a Alessandro Gnocchi da anni scrive articoli e saggi sui temi della fede e della vita della Chiesa. È lui che racconta a Libero – di cui è collaboratore insieme a Gnocchi – la storia di questo momento intenso e commovente da lui vissuto in prima persona e che appunto non avrebbe mai voluto rivelare.
Tutto era nato da alcuni articoli critici, firmati dai due autori, sul pontificato e pubblicati dal quotidiano Il Foglio. In particolare, quello pubblicato con il titolo, che non si prestava a interpretazioni, Questo Papa non ci piace. Critiche aperte che sono costate a entrambi la rubrica che avevano insieme su Radio Maria. Grande scalpore e conseguenti commenti, reazioni, dibattiti.
La telefonata è raccontata da alcuni siti online. In prima battuta in un post del sito tradizionalista Papale Papale, che non rivela però il nome dello scrittore. Poi Roberto Beretta, sul sito VinoNuovo, ha rilanciato la vicenda, con nome e cognome del protagonista. Il tutto è finito sulle agenzie.
«Mi dispiace che la notizia sia stata divulgata», spiega Palmaro, «e se fosse dipeso da me e da Alessandro, a cui l'ho subito fatto sapere, non
sarebbe mai trapelato nulla. Anche perché evidentemente il Pontefice non aveva alcuna intenzione che il suo gesto fosse reso pubblico, così come i contenuti della nostra conversazione». E i contenuti, a questo punto, li svela lo stesso giornalista: «Papa Francesco mi ha detto di essermi molto vicino, essendo venuto a conoscenza delle mie condizioni di salute, della mia grave malattia, e io ho percepito con chiarezza questa sua empatia profonda, l'attenzione verso una persona in quanto tale, al di là di idee e opinioni, mentre vive un periodo di prova e di sofferenza». Insomma, una specie di carezza, di invito a non sentirsi soli, con il proprio fardello.
Palmaro racconta ancora: «Ero stupito, meravigliato, soprattutto commosso: per me, cattolico, quella che stavo vivendo era una delle esperienze più belle della vita. Ma ho sentito il dovere di ricordare al Papa che io, insieme a Gnocchi, avevo espresso delle critiche precise al suo operato, mentre rinnovavo la mia totale fedeltà in quanto figlio della Chiesa. Il Papa quasi non mi ha lasciato finire la frase, dicendo che aveva compreso che quelle critiche erano state fatte con amore e come fosse importante, per lui, riceverle». Parole che «mi hanno molto consolato».
Il punto è che per Palmaro e Gnocchi il primo dovere «è quello di essere lucidi e vigili rispetto ai contenuti della dottrina cattolica e, anche in
quello che abbiamo scritto sul Foglio, mai è stata messa in discussione la fedeltà al Papa». Chi ha preso di mira i due autori, del resto, lo ha fatto riferendosi all'opportunità di queste critiche, non tanto sui loro contenuti. «E sommessamente vorrei ricordare», spiega ancora Palmaro, «che la rimozione dell'intervista di Scalfari a papa Francesco dal sito del Vaticano fa pensare che qualcosa di sbagliato nei contenuti di quel testo ci fosse, come noi, fra le altre cose, avevamo rimarcato».
L'esperienza di una attenzione così paterna, da parte del Papa, non avrà l'effetto di "ammorbidire" il giudizio e l'attenzione che i due giornalisti continueranno a esercitare su quanto accade Oltretevere?
No, risponde convinto Palmaro, perché «la nostra intenzione è quella di continuare lungo la strada che seguiamo da sempre, rispondendo alla nostra coscienza. Senza mai venir meno alla fedeltà al Papa e alla Chiesa, ma proprio per via di questa fedeltà e amore».
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