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L'italiano, quando teneva famiglia, aveva il record mondiale del risparmio. E questo risparmio andava in primis alla casa, che l'italiano si toglieva anche il pane di bocca pur di costruirsi, così che almeno i suoi figli avessero quel punto di partenza che lui non aveva avuto. Gli italiani erano perciò, percentualmente, un popolo di proprietari di case.
L'APPARTAMENTINO IN CITTÀ
La corsa alla casa continuò anche con l'inurbamento degli anni Sessanta, quando per "casa" si intendeva un appartamentino in città. Il quale, per forza di cose, costava quanto un vera casa "al paese". Non si è studiato abbastanza questo fenomeno, ma fu da lì che il numero di figli per famiglia scese a tre o due, mentre prima non c'era limite. I miei nonni, per esempio, avevano sette figli (al paese), mio padre (in città) tre. Negli anni Settanta il non avere figli divenne un fatto culturale, ma già nel decennio precedente erano le case la prima causa anticoncezionale, sia per il costo che per l'angustia. La casa di proprietà fu comunque sempre un punto di imbarazzo per il potente Pci, diviso tra l'odio alla proprietà privata e il fatto che la sua base elettorale, composta soprattutto da operai, era anch'essa italiana e, dunque, avida di "farsi la casa".
IL GOVERNO PERDE IL PELO, MA NON IL VIZIO DI TASSARE LA CASA
Oggi abbiamo un governo di sinistra che fa cose di destra, come dicono, e addirittura può permettersi il lusso inaudito di far disperdere dalla polizia gli operai che manifestano perché temono di perdere il posto. Ma il vecchio vizio sinistro dell'odio alla proprietà non l'ha perso. Il sogno dei politici marxisti italiani era sempre stato la tassa patrimoniale: tu hai la villa e io la soffitta, perciò è giusto che tu paghi molto più di me. Come dimostrò Helmuth Schoeck nel suo celebre saggio L'invidia e la società, spesso alla base di slogan ideologici come "giustizia" e "eguaglianza" c'era l'invidia sociale, l'occhio malevolo di chi, nell'esempio fatto, passava davanti alle tue molte finestre e le paragonava al suo abbaino. Magari in quella villa, ereditata dal nonno, tu ci morivi di freddo perché non avevi di che pagarti il riscaldamento, non c'era neppure l'acqua corrente e l'elettricità, e il giardino era diventato un roveto. Ma all'invidioso non interessava: ça ira, les aristocrates à la lanterne. E così, dacché è stato deciso che l'Italia commissariata paghi i debiti senza se senza ma, quella devastazione che negli Usa hanno provocato i mutui subprime viene qui artificialmente creata con le tasse sulla casa.
UNA TASSA SUL PATRIMONIO
Come tutti sanno, una tassa sul patrimonio viene pagata col reddito: una tassa sulla casa la paghi attingendo al salario. E quando il salario non basta che fai? Vendi la casa per pagare le tasse sulla casa. Già, ma proprio le tasse sulla casa hanno fatto crollare il valore delle case, e devi svendere. Ammesso che trovi qualcuno che compri. Chi compra, poi, non può essere uno al tuo livello salariale, ma un ricco. Solo che il ricco la casa già ce l'ha e non è così scemo, di questi tempi, da investire in case. Qualche imprenditore ha cominciato a smantellare, per esempio, i capannoni, rendendoli inservibili: la sua attività era già scemata, il capannone produce solo imponibile fiscale. Andrà a finire così per le case d'abitazione, che torneranno alle banche fornitrici del mutuo. Ma neanche le banche sapranno a chi venderle o svenderle. Finiranno nel baratro anche le banche? Boh, staremo a vedere.
Abbiamo visto in televisione i cimiteri di case americane in vendita a un dollaro l'una ma che neanche così trovano acquirenti. Tranquilli, in Italia c'è l'art. 827 del codice, secondo il quale l'immobile abbandonato va allo Stato. Norma fascista, ma di quelle che, pur fasciste, facevano comodo a tutti, perciò è rimasta al suo posto. Già, ma oggi lo Stato che cosa se ne fa di tutte queste case? Ci sistema immigrati, rom, centri sociali? Sarebbe una bella mossa dell'oca: prima metti in strada quelli che qualcosa pur pagavano, ora ti ritrovi questi che sono, per te Stato, una spesa. Intanto, l'autodemolizione dei capannoni per motivi fiscali ci riporta ai bei tempi "piemontesi" delle tasse sulle porte e le finestre, che la gente murava per difendersi dal Fisco preferendo rischiare la tubercolosi. I savoiardi dovevano rifondere i debiti internazionali contratti per pagarsi le guerre risorgimentali, alla tisi dei sudditi avrebbero pensato dopo. Ma il "dopo" non venne mai e gli italiani dovettero emigrare.
LA STORIA SI RIPETE
Proprio le tasse sulla casa dimostrano che, da Monti in avanti, i "commissari" italiani sono alla disperazione e che, pistola alla tempia, devono fare cassa hic et nunc, e dopo di loro il diluvio. L'unica arma che resta ancora in mano a questo disgraziato popolo è il voto, e proprio per questo tutti, diconsi tutti, i partiti si impegnano a "scongiurarlo" come se fosse la sciagura più temibile per il Paese. In realtà lo è solo per loro, perché il primo minaccioso brontolio è stato il voto ai grillini. Si votasse domani, gli italiani non ci cascherebbero più. Forse, dapprima crescerebbe la già altissima astensione elettorale (e questo va bene alla sinistra, che può da sempre contare su votanti mobilitabili anche di notte), ma prima o poi la disperazione economica moltiplicherebbe le crisi di piazza.
Comunque, l'ultimo a preoccuparsi del futuro dell'Italia, fosse anche quello immediato, è il suo governo, cui interessa prima incassare e poi si vedrà (anzi, se la vedrà qualcun altro). Nel frattempo, i diktat internazionali sulla sessualizzazione di tutti, bambini compresi, in ogni maniera e a marce forzate, sono il chiaro segno che ci aspetta una vita di scarso panem e molti circenses. Solo che, senza un tetto, dove lo faremo 'sto sesso libero, per strada? Magari sì, visto che il c.d. "comune senso del pudore" è un vecchio concetto giuridico non più al passo coi tempi.
Nota di BastaBugie: ecco cosa pensano i pontefici e i politici più seri e responsabili in merito alle tasse sulla casa.
I PAPI E LE TASSE
"La privata proprietà non venga oppressa da imposte eccessive. Siccome il diritto della proprietà privata deriva non da una legge umana, ma da quella naturale, lo Stato non può annientarlo, ma solamente temperarne l'uso e armonizzarlo col bene comune. È ingiustizia ed inumanità esigere dai privati più del dovere sotto pretesto di imposte."
Leone XIII, Rerum novarum (1891)
"Dichiariamo non essere lecito allo Stato di aggravare tanto con imposte e tasse esorbitanti la proprietà privata, da renderla quasi stremata."
Pio XI, Quadragesimo anno (1931)
"Astenetevi da queste misure [tributarie] che, a dispetto della loro elaboratezza tecnica, urtano e feriscono nel popolo il senso del giusto e dell'ingiusto, o che rilegano la sua forza vitale, la sua legittima ambizione di raccogliere il frutto del suo lavoro, la sua cura della sicurezza familiare: tutte considerazioni, queste, che meritano di occupare nell'animo del legislatore, il primo posto anziché l'ultimo."
Pio XII (1948)
"L'imposta non può mai diventare, per opera dei poteri pubblici, un comodo metodo per colmare i deficit provocati da un'amministrazione imprevidente."
Pio XII (1956)
RONALD REAGAN: PALADINO SINCERO DEL MONDO LIBERO
Dieci anni fa moriva il presidente degli Stati Uniti che combatté l'aborto, le tasse e il comunismo (chiamandolo ''Impero del Male'')
"Noi, il popolo, diciamo al governo cosa fare, non è lui che lo dice a noi. Noi, il popolo, siamo l'autista, lo Stato è l'auto: noi decidiamo dove va, attraverso quale strada e a quale velocità." Non deve essere il contrario, pena la perdita della libertà e della dignità umana. Insomma: meno Stato... e quindi meno tasse, meno leggi e regolamenti, meno burocrazia. "Gli uomini possono rimanere liberi solo se il governo ha dei limiti ristretti."
Ronald Reagan (1989)
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MARGARET THATCHER: IL DENARO PUBBLICO NON ESISTE, C'E' SOLO IL DENARO PROVENIENTE DALLE TASSE
Lo Stato non ha nessuna fonte di denaro e se pensi che qualcun altro pagherà, sappi che quel qualcun altro sei tu.
"Uno dei più grandi dibattiti del nostro tempo riguarda la quantità del tuo denaro che lo Stato può spendere e quanto denaro invece puoi spendere per la tua famiglia.
Non dimentichiamo mai questa verità fondamentale: lo Stato ha come risorsa di denaro solamente il denaro che la gente guadagna. Se lo Stato vuole spendere di più, può farlo solo prendendo a prestito i tuoi risparmi o tassandoti di più. Non è una buona idea pensare che qualcun altro pagherà, quel "qualcun altro" sei tu.
Non esiste il denaro pubblico, esiste solo il denaro dei contribuenti.
La prosperità non verrà inventando spese pubbliche sempre più costose. Non si diventa ricchi ordinando un altro libretto degli assegni dalla banca.
Nessuna nazione è mai diventata prospera tassando i propri cittadini oltre la loro capacità di pagare. Abbiamo il dovere di assicurarci che ogni centesimo che otteniamo dalle tasse sia speso saggiamente e bene.
Proteggere il portafoglio del contribuente e proteggere i servizi pubblici sono due grandi compiti, e le loro esigenze devono essere conciliate. Sarebbe molto bello e molto popolare dire "spendiamo più in questo, ampliamo quello". Ognuno di noi ha le proprie preferenze, lo so. Ma qualcuno deve far tornare i conti. Ogni impresa deve farlo, ogni massaia deve farlo, ogni governo dovrebbe farlo."
Margaret Thatcher (1983)
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