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LO SCOPO DEGLI INSEGNANTI? INDICARE IL PARADISO
Il compito degli insegnanti non si esaurisce nella trasmissione del sapere, ma deve essere caratterizzato da una viva preoccupazione morale e religiosa
di Maurizio Schoepflin
 

Tra le opere di La Salle, spiccano due scritti pedagogici: la Guida delle Scuole cristiane e le Regole di buona creanza e di cortesia cristiana. Nonostante siano stati redatti circa tre secoli fa, da esse emergono esigenze e orientamenti educativi di straordinaria attualità. Due sono le questioni fondamentali che stanno al centro della Guida: la prima riguarda la possibilità di dar vita a una scuola aperta a chiunque, utile alla salvezza delle anime e capace di presentarsi come un luogo attraente, non dominato soltanto dalla preoccupazione di sorvegliare e punire. La seconda questione che La Salle affrontò nello scrivere quest'opera fu quella di definire positivamente il ruolo dell'insegnante.

LA VITA ETERNA DEGLI STUDENTI
Il grande educatore seppe dare risposta ad ambedue i problemi sopra ricordati: egli infatti riuscì a far sorgere un nuovo tipo di scuola, attenta ai veri bisogni degli alunni e gratuita, e seppe altresì indicare un modello di insegnante davvero innovativo, il "fratello delle scuole cristiane", un religioso non prete che fa dell'insegnamento il proprio ministero apostolico; non più, dunque, solamente un mestiere, ma un'azione derivante da una speciale consacrazione e finalizzata alla salvezza eterna dei giovani studenti, specialmente quelli provenienti da situazioni di povertà e disagio sociale. Per tali motivi, la Guida prevede che durante la giornata scolastica sia dedicato il tempo necessario alla Santa Messa, alla preghiera e alla riflessione spirituale, che le letture proposte agli allievi provengano sempre dalla Sacra Bibbia o comunque da testi edificanti e che gli insegnanti, trasformati in autentici testimoni del vangelo, si sentano costantemente tenuti a fornire il buon esempio ai giovani. Le numerosissime prescrizioni contenute nella Guida trovano la loro giustificazione in un unico desiderio che anima La Salle: la scuola cristiana e l'attività di coloro che vi operano hanno senso soltanto se inquadrate nel disegno salvifico predisposto da Dio per l'umanità. Secondo il Santo di Reims, educare significa soprattutto cooperare con il Signore affinchè le anime conquistino il Paradiso.

UN APPELLO ALLA SANTITÀ
Le Regole di buona creanza e di cortesia cristiana, che ebbero un'amplissima diffusione, sono una sorta di galateo che indica uno stile di vita elevato e autenticamente cristiano: con esso La Salle rivolge un accorato appello alla santità personale e alla santificazione dei rapporti sociali. Egli è convinto che soltanto vivendo secondo lo spirito di Gesù Cristo sia possibile compiere azioni buone e gradite a Dio: non si tratta di rispettare fredde regole formali, ma di improntare la vita a uno stile evangelico, l'unico che permette di rendere gloria a Dio e di salvare la propria anima. Seppur per ragioni diverse, sia la Guida delle Scuole cristiane che le Regole di buona creanza e di cortesia cristiana contengono numerose indicazioni pratiche che in questa sede non è possibile riportare. Qui sembra maggiormente importante richiamare l'attenzione su alcuni aspetti comuni alle due opere e, attraverso di essi, sul significato complessivo dell'insegnamento lasalliano.

UNA SCELTA ACCURATA DEI DOCENTI
La prima basilare certezza di La Salle riguarda la necessità di poter disporre di maestri fedeli al Vangelo, perché l'educazione cristiana presuppone la presenza di educatori ben formati: di qui la sua particolare cura per la preparazione degli insegnanti, che egli vuole solidi interiormente e moralmente ineccepibili. Per il Santo di Reims, il compito della scuola non si esaurisce nell'ambito della trasmissione del sapere, ma deve essere caratterizzato da una viva preoccupazione morale. Vi sono altri elementi distintivi della scuola lasalliana sui quali è opportuno soffermare l'attenzione.

NON PUNIZIONI MA PERSUASIONE
Innanzitutto, una nuova concezione della disciplina, che non viene più basata su castighi e punizioni, bensì sulla persuasione: al maestro devono stare a cuore le convinzioni interiori maturate dall'alunno e non certo la sua paura nei confronti degli educatori. Inoltre La Salle raccomanda che si tengano in speciale considerazione il carattere e le propensioni naturali di ogni singolo allievo: i maestri devono sapere comprendere il più a fondo possibile la personalità dei giovani a loro affidati dalla scuola. Una sintesi molto valida della luminosa testimonianza del Santo francese è offerta dalle seguenti considerazioni apparse sulla «Rivista lasalliana» nel 1957: «Ciò permette di collocare [...] tutta l'opera di San Giovanni Battista de La Salle [...] sotto il doppio aspetto di restaurazione dell'uomo nella società (il riscatto dalla miseria e dall'ignoranza) e nella santificazione delle forme sacramentali e liturgiche (vita parrocchiale, culto pubblico, voti religiosi, disciplina della penitenza e dei sacramenti) [....]. Metteremo dunque anche noi il Santo istitutore accanto a San Francesco di Sales (1567 - 1622), la cui opera pare tuttavia più conclusa nel campo ecclesiastico-monacale; a San Vincent de Paul (1581 - 1660), che non lasciò quasi miseria senza riscatto, cercando le anime attraverso i corpi; a San Jean Eudes (1601 - 1680) e a San Louis Grignion de Montfort (1673 - 1700), che rinnovarono la devozione cristiana, richiamandola alla sostanzialità della fede e delle opere».

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Titolo originale: Lo scopo della scuola? Il paradiso
Fonte: Il Timone, novembre 2015