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In effetti il Presepe si presta. Sì, si presta a ogni variante perché i personaggi sono tanti e ci si può sbizzarrire in base alla "sensibilità" (leggi: politicamente corretto) del momento. Gli anni scorsi abbiamo visto culle della Natività diventate barconi e gommoni, appunto per «richiamare l'attenzione» (eh, i distratti sono talmente tanti...) sul dramma dei migranti, povere stelle (è il caso di dirlo).
Quest'anno, a corto di fantasia, qualche parrocchia il barcone lo ha allestito lo stesso, e per non scontentare nessuno ci ha messo tutti a bordo, perfino l'asino e il bue. Così che si faceva fatica a capire se si trattava dell'Arca di Noè o del Presepio.
GRAN PREMIO DELL'ORIGINALITÀ 2017
Ma il gran premio dell'originalità 2017 va a San Miniato Basso, cittadina in provincia di Pisa e a mezza strada con Firenze. Qui hanno messo in piedi un Presepe vivente, con «quadri» che si snodano lungo tutto un percorso evangelico. Si comincia con l'Annunciazione, performata sul sagrato di una chiesa tra canti e testi recitati. Si prosegue con la Visitazione a santa Elisabetta, in altro luogo. E così via, fino al diniego di alloggio nelle varie locande di Betlemme, fino all'Annuncio ai Pastori, fino alla Natività. Duecentocinquanta figuranti, uno scialo, una cosa faraonica.
E con una coda che prosegue fino all'Epifania, quando interverranno i Magi e distribuiranno calzette e dolcetti ai bambini. Ora, fin qui niente da dire, tutto bello e coreografico. Il punto dolente è rappresentato dai Protagonisti, cioè Gesù, Giuseppe e Maria. Gli attori scelti non sono affatto di razza semitica, bensì neri africani. Tre senegalesi, e pure di religione musulmana. Un tocco di autenticità è dato dal Bambinello, che è una Bambinella, la vera figlia dei due, di nome Diarra e di cinque mesi d'età. Naturalmente, il trio islamico non ha avuto alcun problema a impersonare la Sacra Famiglia, perché il Corano onora il «profeta» 'Issa (Gesù), precursore di Maometto, sua madre Maryam (Maria) e suo padre Yussuf (Giuseppe), la pace su di loro. Il dettaglio che per il Corano Giuseppe è vero padre carnale di Gesù non osta alla rappresentazione presepiale.
DOPO LO "SPIRITO DEL CONCILIO"... ECCO LO "SPIRITO DI FRANCESCO"
Il problema, semmai, ce l'hanno i «tradizionalisti», i «rigidi», i farisei» cattolici, che questa alzata d'ingegno non l'hanno digerita. Il vescovo locale, adito all'uopo, ha praticamente detto che lui è d'accordo con l'iniziativa, la quale a quanto risulta è tutta parrocchiale. L'idea è venuta al parroco o ai suoi collaboratori? Non si sa, né interessa, visto che il presule la appoggia in pieno. A lui - ha dichiarato - sembra «una scelta che richiama i valori dell'accoglienza e dell'integrazione cari anche a papa Francesco». E ti pareva che non tiravano in ballo Francesco. Ormai, qualunque stravaganza clericale è giustificata dal papa: se non è qualcosa che ha detto, è qualcosa che ha fatto; e se non è qualcosa che ha fatto, è qualcosa che di certo ha pensato o sta pensando.
Tre musulmani neri al posto della Sacra Famiglia? E' nello spirito di papa Bergoglio. Il cui «spirito» ha sostituito quello del Concilio. Anzi, è pure meglio. La cittadina del pisano, tuttavia, non è nuova a eccentricità presepiali. Qualche anno fa un Presepe con statuine, allestito nel seminario vescovile, aveva fatto discutere per la presenza di due Pastori (maschi) che si tenevano teneramente per mano. I soliti «tradizionali» avevano gridato al gay-friendly, ma la necessariamente breve durata di esposizione di un Presepe aveva fatto rientrare le polemiche. Arrivederci, dunque, al 2018, anche se sarà curioso vedere che cos'altro inventeranno. Va detto che, ormai, i temi sono esauriti, e non c'è nessuna novità all'orizzonte. A meno che non diventi politicamente corretto il nudismo...
Nota di BastaBugie: Rino Cammilleri nell'articolo sottostante dal titolo "Pizzeria la Cattedrale, inutile e plateale sceneggiata" spiega perché allestire la cattedrale di Napoli come refettorio per clochard e senza tetto con tanto di arcivescovo in grembiule e zucchetto è un inutile quanto plateale sceneggiata.
Ecco dunque l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 31 dicembre 2017:
Fino a poco tempo fa, ogni anno venivo invitato dai milanesi City Angels (associazione civica di assistenza) a una manifestazione benefica riservata ai Vip. Si trattava di servire il pranzo a tavola ai clochard cittadini nella mensa gratuita dell'Opera Cardinal Ferrari, istituzione benemerita che, appunto, soccorre i senzatetto e i più poveri. Con indosso la maglietta rossa col logo dei City Angels, personaggi come la cantante Jo Squillo, lo showman Mauro Coruzzi in arte Platinette, politici locali e gente più o meno famosa ci producevamo in un andirivieni tra i tavoli, avvicendando le portate. Dopo il dolce, i cantanti cantavano, gli scrittori e i politici si esibivano in un discorsetto di circostanza. Mi colpiva, tuttavia, l'avviso che mi veniva fatto dagli addetti alla cucina tutte le volte che ci entravo per prendere nuovi piatti: «mi raccomando, un solo bicchiere di vino, uno solo».
Eggià, quelli conoscevano i loro polli e ci avvertivano. Niente, poi smisi di essere considerato un Vip e non mi chiamarono più. Però, quei pranzi per cento persone, ricordo, venivano offerti in un salone apposito, dove già c'erano tavoli e sedie predisposti. Non certo in chiesa, quantunque l'Opera ne avesse una, d'epoca e ben spaziosa. Infatti, avesse messo a disposizione la chiesa, la sua sarebbe stata demagogia, un gesto gratuito e inutilmente d'effetto. Perché, infatti, far pranzare i «poveri» dentro alla chiesa? Per far vedere che è il clero a offrire? Forse che quelli che io servivo a tavola a Milano non lo sapevano, chi era che pagava il conto? Ma il pesce comincia dalla testa, si dice, e da quando papa Francesco ha dato l'esempio, tutti i preti si sono precipitati a imitarlo.
L'ultimo è stato il cardinale di Napoli, che ha imbandito il pranzo natalizio ai barboni dentro al duomo. «Nello spirito dell'opera di misericordia "Accogliere i pellegrini"», si legge sul sito della diocesi. E pazienza se i clochard non sono affatto pellegrini, bensì persone che in qualche modo hanno ceduto e, non reggendo più le complicazioni della vita normale, hanno preferito la strada. Certo, in molti è prevalente la motivazione economica, ma non in tutti. Sia come sia, dice il sito che ogni pietanza servita nel duomo napoletano era espressa, giacché il sagrato era stato trasformato, all'uopo, in una immensa friggitoria per pizze e pizzette, panuozzi, zizze e quant'altro, il tutto offerto dal «pizzarolo del Papa», cioè il ristorante «Zi' Aniello» che si era precedentemente distinto per aver distribuito pizze in Piazza San Pietro e aver donato un pizza gigante a papa Bergoglio.
A Napoli, il Vip che serviva era lo stesso arcivescovo, immortalato col grembiule sulla tonaca e una mozzarella in mano. «Il pranzo è stato allietato da artisti con l'esecuzione di canzoni classiche napoletane», dice il sito. A quanto par di capire, Catari', Torna a Surriento e 'O sole mio, mica canti natalizi (ce ne sono di napoletani e di firma illustre, come Quanne nascette ninno). Insomma, tutto bello e festa grande. Ma perché farlo dentro alla cattedrale? Perché farlo in un luogo sacro, anzi nel più sacro di tutti in città? Mancano i saloni, a Napoli? Non crediamo. No, si tratta solo di un gesto plateale e fastidiosamente superfluo, sulla scia dell'ultimo grido del clericalmente corretto. Bah, a questo punto, visto che siamo a Napoli citiamo Totò: ma ci faccia il piacere!
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