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NEL 1970 MARIO DRAGHI ERA CONTRO L'EURO (COME NUMEROSI PREMI NOBEL PER L'ECONOMIA)
Poi cambiò idea... e ''magari'', finito il mandato alla Banca Centrale Europea, potrebbe diventare un altro ''Monti'' per commissariare ancora l'Italia (VIDEO: 15 anni di euro e il trionfo della Germania)
di Antonio Socci

Mario Draghi si laureò nel 1970, alla Sapienza di Roma, sotto la guida del grande economista Federico Caffè, con una tesi intitolata: "Integrazione economica e variazione dei tassi di cambio".
In sostanza Draghi, con Caffè come relatore, sosteneva "che la moneta unica (europea) era una follia, una cosa assolutamente da non fare".
La cosa deve imbarazzarlo, oggi che è presidente della Banca centrale europea, cioè "Mister Euro", infatti quando gli viene ricordata la liquida con una battuta. Ma senza spiegare perché ha cambiato idea. Non poteva certo essere una tesi campata per aria quella che fu presentata - nientemeno - da Caffè.

ECONOMISTI CONTRO L'EURO
Del resto negli anni successivi, quando la moneta unica europea cominciò davvero a essere realizzata, fior di premi Nobel per l'Economia affermarono che era una follia(come aveva argomentato il giovane Draghi).
Personalità come Milton Friedman ("la spinta per l'Euro è stata motivata dalla politica, non dall'economia... esacerberà le tensioni"), Paul Krugman ("adottando l'euro, l'Italia si è ridotta allo stato di una nazione del Terzo Mondo che deve prendere in prestito una moneta straniera con tutti i danni che ciò implica"), Joseph Stiglitz ("questa crisi, questo disastro è artificiale e in sostanza ha un nome di quattro lettere: euro").
Poi Amartya Sen: "l'euro è stata un'idea orribile... Un errore che ha messo l'economia europea sulla strada sbagliata... Quando tra i diversi Paesi hai differenziali di crescita e di produttività, servono aggiustamenti dei tassi di cambio. Non potendo farli, si è dovuto seguire la via degli aggiustamenti nell'economia, cioè più disoccupazione e taglio dei servizi sociali. Costi molto pesanti che spingono verso un declino progressivo".
Addirittura James Mirrless, rivolto agli italiani, ha dichiarato: "guardando dal di fuori, dico che non dovreste stare nell'euro, ma uscirne adesso". E Christopher Pissarides, un tempo sostenitore dell'euro, oggi è passato sul fronte opposto: "La situazione attuale non è sostenibile ancora per molto. E' necessario abolire l'Euro per creare quella fiducia che i Paesi membri una volta avevano l'uno nell'altro".

STRATEGIA TEDESCA DI EGEMONIA CONTINENTALE
L'euro più che una moneta è un progetto politico e non ha giustificazioni economiche, riflette solo la strategia tedesca di egemonia continentale. Per questo crea divisione e conflitti.
Non a caso la Gran Bretagna (che non ha mai aderito all'euro, perché secondo la Thatcher era una minaccia per la democrazia) si è tirata fuori pure dalla UE.
A vent'anni dalla nascita dell'euro è toccato proprio a Mario Draghi, l'altroieri, celebrare il funesto evento con una conferenza a Pisa. Ha affermato che "l'unione monetaria è stata un successo sotto molti punti di vista". Una perifrasi che, tradotta, significa: è stata per metà Europa una sciagura, ma non possiamo dirlo.
Anche se la gente se n'è già accorta da sola, sulla propria pelle e sulle proprie tasche, come dimostra (dopo il disastro della Grecia) la sollevazione popolare in Francia e il voto del 4 marzo in Italia, dove venti anni di moneta unica hanno prodotto milioni di poveri, ci hanno fatto perdere più del 20 per cento di produzione industriale, hanno messo in ginocchio il ceto medio e hanno fatto sprofondare nella disoccupazione o nella sotto occupazione un'intera generazione di giovani.
Per cascare in piedi, Draghi ha pure ammesso che il "successo" dell'euro tuttavia non ha "prodotto i risultati attesi in tutti i Paesi". L'ennesima perifrasi per dire che la Germania con l'euro ha fatto un affarone, mentre gli altri hanno preso il pacco.
Peraltro proprio Draghi è tornato a parlare di uscita dall'euro ("uscire dall'euro non garantisce più sovranità"). Ma non dicevano che era irreversibile?
Si può considerare il discorso di Draghi come sintomo della disperazione di una UE che sta esplodendo. Ma è anche vero che il suo è stato un discorso da politico. E c'è chi, nel Palazzo, pensa a lui, presto in uscita dalla Bce, come a un nuovo Monti per "commissariare" il nostro Paese nei prossimi mesi. E' più di un'ipotesi ed è molto preoccupante.


https://www.youtube.com/watch?v=92c7csA7XuQ

DOSSIER "MARIO DRAGHI"
Il banchiere prestato alla politica

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Titolo originale: Quando Draghi era contro la moneta unica... e cosa potrebbe accadere all'Italia
Fonte: Libero, 17 dicembre 2018