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Per la Festa della Donna la tivù dei vescovi, Tv2000, ha creduto di far cosa gradita mandando in onda in prime time un film singolare che, suppongo, è stato stimato come educativo. Infatti, si intitola proprio An Education, «un'educazione», ed è la seconda volta che tale tivù lo trasmette, il che testimonia della sua supposta validità.
Innanzitutto, presentiamolo: tratto dall'autobiografia della giornalista inglese Lynn Barber e diretto nel 2009 dal regista Lone Scherfig. Voi direte: e chi sono? Il fatto è che per la sceneggiatura si è scomodato il bestsellerista Nick Hornby ed è interpretato da calibri come Rosamund Pike, Emma Thompson, Alfred Molina. Aggiungiamo tre candidature all'Oscar. Dunque, un signor film. Quel che lascia perplessi è la storia. Si svolge a Londra nel 1961 (teniamo a mente la data). La protagonista è una ragazzina di sedici anni che frequenta il liceo, in divisa come tutte all'epoca in Inghilterra. È ammaliata dall'esistenzialismo francese, le canzoni di Jacques Brel e Juliette Greco, quella roba che, da noi, ha forgiato i Fabrizio De André, Luigi Tenco, Gino Paoli. Sogna Parigi ed ha tutte le voglie di una adolescente, riassumibili in una sola: divertirsi. Figlia unica, i suoi sognano per lei un avvenire sicuro: l'università, un buon matrimonio.
Si chiama Jenny e si è presa l'impegno di perdere la verginità per il suo diciassettesimo compleanno. Ecco, già qui qualcosa comincia a stonare. Siamo, ripeto, nel 1961, e a quel tempo solo agli esistenzialisti poteva venire in mente una cosa del genere, ma era fin troppo osée per una borghesuccia inglese post-vittoriana. Dunque, improbabile, ma concediamo che la giornalista autobiografata abbia davvero avuto un'adolescenza spregiudicata. Però nel film la cosa viene presentata come abbastanza pacifica per Jenny e le sue compagne, e fa un po' specie vedersela spiattellare su quel canale.
Ma il bello deve ancora venire. Jenny viene adescata da un adulto piacente e suadente, uno che ha almeno il doppio dei suoi anni e con il suo savoir faire riesce ad ammaliare i genitori di lei, che gli permettono di frequentarla. Sembra un buon partito, ha i soldi, bella macchina, buona educazione. Naturalmente, tutto il liceo viene a saperlo e la preside ammonisce Jenny a non ledere il buon nome della scuola. Ma lei è ormai cotta. Va addirittura con lui a Parigi, il suo sogno. La prima notte in albergo gli spiega che bisogna aspettare il compleanno (manca poco) e, su richiesta, si lascia almeno vedere nuda. Ed è a questo punto che uno si chiede se sta guardando la tivù dei vescovi o il canale 26, Cielo. Jenny è ormai coinvolta: lui turlupina i genitori di lei dicendo che è amico di Clive S. Lewis e porterà Jenny a casa dello scrittore per una copia di Le Cronache di Narnia con dedica. È una scusa per passare la notte fuori, e Jenny gli tiene bordone. Poi Jenny scopre che i soldi, lui, li fa rubando e turlupinando in modo indegno le vecchiette: affitta appartamenti a famiglie di africani, poi compra per quattro soldi la casa accanto, la cui proprietaria, una vecchietta sola, adesso ha paura. Jenny accetta tranquillamente tutto e il giorno del compleanno adempie al suo voto. Poiché, ovviamente, a scuola sanno tutto, la preside la butta fuori. Ma lui le propone il matrimonio. I genitori acconsentono, visto che nulla sanno. Solo per caso lei si accorge che lui è già sposato con figli. Non solo. Non è la prima volta che circuisce ragazzine.
Naturalmente, i genitori se la prendono con lei. E lei - (sic!) - ribalta l'accusa: dovevano prestare più attenzione loro; se non fossero stati così borghesi (l'università, il buon partito…) nulla di male sarebbe successo. Qui finisce il film e qui uno si chiede: qual è l'«educazione» che secondo la tivù dei vescovi dovremmo prendere a esempio? Boh.
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