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POLIZIOTTI MASCHERATI DA PUFFI PER NON ESSERE CONTAGIATI DAGLI IMMIGRATI
A Roma sono le forze dell'ordine a doversi proteggere dal virus dei clandestini infetti (ma non si faceva prima a non farli proprio entrare in Italia?)
di Francesco Storace
 

Hanno "puffato" i poliziotti. E verrebbe da chiedere alla ministra degli interni se non prova vergogna ad assistere ad un trattamento simile per i suoi uomini.
"Così sono costretti a lavorare col caldo che fa gli agenti di polizia di Frascati che cercano di contrastare immigrati clandestini positivi al Covid che rifiutano il ricovero", scrive Maria Giovanna Maglie, ed è la sintesi cruda di quanto accaduto a Rocca di Papa per fronteggiare migranti che non ne volevano sapere di dover essere trasferiti al Celio. Per essere curati e non certo torturati.
A venire torturati invece quei poliziotti. Per carità, l'amministrazione dello Stato avrà pure sentito il grido di dolore di chi sollecita dispositivi di protezione individuale, ma che si dovesse arrivare ad un mondo praticamente alla rovescia era difficile da prevedere. Sono le forze dell'ordine a doversi proteggere dal virus che infetta clandestini. Ma non si faceva prima a non farli proprio entrare in Italia?
Invece arrivano, entrano nei centri di accoglienza e se vogliono scappano. E per questo deve arrivare la polizia. Al centro Mondo Nuovo di Rocca di Papa gli "ospiti" sono 270 e venti di questi positivi al Covid. Quattro di loro hanno tentato più volte di darsela a gambe e per questo sono state chiamate le forze dell'ordine dalla vicina Frascati. Che sono dovute intervenire vestite, bardate, quasi intubate come mostrano immagini eloquenti.
Non osiamo immaginare che cosa sarebbe potuto accadere se si fosse reso necessario l'uso delle armi. Si doveva forse dire "aspetta un attimo che mi levo il camice"?
La pistola in dotazione con il relativo cinturone - ci racconta uno degli agenti impegnati nell'operazione - "era infatti posizionata sotto il camice". E se non si ha neppure il taser le operazioni diventano complicate assai.
È davvero paradossale il motivo che costringe gli agenti ad un equipaggiamento che è certamente pesante da indossare in piena estate. In pratica bisogna adeguarsi ai nuovi disobbedienti, che dovrebbero solo essere grati alla Nazione che li accoglie ed ospita. E invece accade esattamente il contrario per quattro clandestini incoraggiati da chissà chi a fare casino. Invece di chiudere i porti si devono conciare in tenuta da sommossa bollente le forze dell'ordine.
Il motivo? Sta nelle circolari e nelle intese che prevedono particolari precauzioni per il personale che entra in contatto con soggetti potenzialmente infetti.
Si tratta per ogni agente di un camice monouso (da indossare sopra la tuta da ordine pubblico), un doppio paio di guanti in lattice, mascherine FFP3 ed occhiali di protezione, tutto questo oltre al materiale normalmente utilizzato.
Per operare il trasferimento presso l'ospedale militare del Celio di quattro soggetti di nazionalità nigeriana, già protagonisti nei giorni scorsi di atti di vandalismo ripetuti tentativi di fuga, è stato necessario far intervenire sul posto ben dieci camionette del reparto celere, coadiuvate dai carabinieri del reparto di Rocca di Papa. Le immagini dei poliziotti vestiti come "puffi" con indosso le tute protettive azzurrine insieme agli scudi e ai manganelli hanno fatto il giro dei social e sono state condivise anche Matteo Salvini che ha solidarizzato con gli agenti. Della Lamorgese nessuna notizia.

 
Titolo originale: Rocca di Papa, poliziotti mascherati da Puffi per non essere contagiati dagli immigrati
Fonte: Il Tempo, 19 agosto 2020