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Stati Uniti dalla doppia nazionalità e sempre più vincolati all'ideologia gender e alle pretese LGBTI. Sia Biden, sia il Segretario di Stato Antony Blinken, infatti, hanno dato l'autorizzazione all'esposizione della bandiera arcobaleno in tutte le ambasciate del Paese sparse nel mondo. Sugli edifici ora ci saranno due bandiere, quella a stelle e strisce e quella arcobaleno.
Secondo le direttive, la bandiera dell' "orgoglio LGBTQI" ora sventolerà come quella americana, un segnale chiaro, dunque, della doppia identità nazionale degli Usa. Trump, in precedenza, invece, aveva vietato la bandiera del Pride nelle ambasciate statunitensi. Nella nota agli ambasciatori, Blinken ha ricordato alle ambasciate che possono issare e far sventolare la bandiera arcobaleno dai giorni precedenti il 17 maggio e per tutto giugno.
Una decisione che promuove la giornata internazionale contro l'omofobia, la transfobia e la bifobia e il mese dell'orgoglio LGBTQI. Secondo il New York Times, l'autorizzazione a sventolare le bandiere Pride non è un ordine perentorio, ma - pur essendo fortemente suggerito - si lascia al diplomatico la decisione finale per decidere a favore della scelta più appropriata, "alla luce delle condizioni locali". Facile immaginare che in taluni paesi arabi non verrà esposta per paura di proteste, mentre in tutti gli altri paesi vedremo bandieroni ergersi sui pinnacoli delle ambasciate Usa.
"Il presidente Biden crede che la forza dell'America si trovi nella sua diversità. L'America è più forte, a casa e nel mondo, quando è inclusiva", ha detto un portavoce di Stato. Riportare le bandiere del 'Pride' nelle ambasciate e promuovere i diritti LGBTQI sono sempre stati due capisaldi dell'impegno di Blinken che, già durante le audizioni per la sua conferma al Congresso nei mesi scorsi, aveva detto: "Penso che gli Stati Uniti debbano difendere i diritti delle persone LGBTQI ed è qualcosa che il Dipartimento si assumerà e di cui si farà carico immediatamente".
Nota di BastaBugie: ecco altre notizie dagli USA sul "gaio" mondo gay... sempre meno gaio.
BIDEN E IL NUOVO REGOLAMENTO SANITARIO PRO TRANS
In una norma antidiscriminazione nei servizi sanitari, contenuta nella legge sulla protezione del paziente e sulle cure a prezzi accessibili, il sesso era stato interpretato nel suo aspetto biologico. In breve quando si parlava di «sesso» occorreva riferirsi al maschio e alla femmina in termini biologici. Questo era ciò che aveva deciso l'amministrazione Trump.
Ora con Biden la musica è cambiata. Il Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani ha infatti disposto che il sesso deve intendersi come «identità di genere» ossia autopercezione di appartenere al mondo maschile o femminile.
Il nuovo regolamento, ovviamente voluto per privilegiare le persone trans, non ha carattere vincolante per gli Stati ma è comunque un ulteriore chiaro segnale di come l'amministrazione Biden sia favorevole all'agenda LGBT.
(Gender Watch News, 14 maggio 2021)
GLI STATI CONTRO BIDEN SUL GENDER
La Human Rights Campaign (HRC), una organizzazione legale che tutela le rivendicazioni del mondo LGBT, ci informa che sono 115 le leggi anti ideologia gender vigenti in una trentina di Stati negli USA. Spiccano tra queste 66 normative che vietano alle persone trans di gareggiare in competizioni riservate ad atleti o atlete non corrispondenti al loro sesso biologico e 35 leggi volte ad impedire che i minori si sottopongano a trattamenti per il «cambio» di sesso.
Negli ultimi quattro mesi otto progetti di legge simili sono stati approvati in altrettanti stati e un'altra decina è in attesa dell'approvazione dei governatori, tutte norme che entrano in rotta di collisione con l'ordine esecutivo dell'amministrazione Biden chiamato Prevenzione e lotta alla discriminazione sulla base dell'identità di genere o dell'orientamento sessuale.
Insomma Biden va in una direzione e gli Stati di cui lui è presidente vanno in un'altra.
(Gender Watch News, 30 maggio 2021)
PER USA TODAY MASCHIO È UNA PAROLA OFFENSIVA
Chelsea Mitchell, la più veloce atleta del Connecticut, perde sempre con due maschi che gareggiano con lei come trans: Terry Miller e Andraya Yearwood (nomi del dopo transizione). La Connecticut Interscholastic Athletic Conference afferma: «gli studenti che si identificano come donne devono essere riconosciuti come donne. Fare diversamente non sarebbe solo discriminatorio, ma li priverebbe della significativa opportunità di partecipare ad attività educative, compresi gli sport scolastici, basati su stereotipi sessuali e pregiudizi che si cerca di prevenire col Titolo IX».
La Mitchell non perde solo gare, ma anche borse di studio: «quando i college esaminano il mio record - scrive la ragazza - non vedono la ragazza più veloce del Connecticut, ma una seconda o terza classificata».
L'atleta allora decide di scrivere a Usa Today lamentandosi che «i corridori maschi hanno enormi vantaggi fisici». Il giornale sostituisce al termine «maschi» quello di «transgender» aggiungendo: «Nota dell'editore: questa colonna è stata aggiornata per riflettere gli standard e le linee guida di stile di Usa Today. Ci dispiace che sia stato usato un linguaggio offensivo». Proprio così: definire maschio un maschio che si crede donna è offensivo.
(Gender Watch News, 31 maggio 2021)
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