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Seconda bocciatura al Senato degli Stati Uniti per la legge (Women's Health Protection Act) voluta dai Democratici per legalizzare l'aborto in tutta la Nazione: 49 voti a favore, 51 contrari. La famigerata sentenza Roe vs Wade, che forse grazie alla Corte Suprema andrà in soffitta, ha permesso a molti Stati di varare leggi abortiste più o meno liberali. Con questa legge i Democratici vorrebbero tradurre il contenuto della Roe in un testo legislativo che imporrebbe vincoli pro-aborto a molti Stati.
La bocciatura servirà sicuramente a livello psicologico ai giudici conservatori della Corte Suprema per confermare anche in futuro la decisione di cancellare la sentenza Roe, in un momento in cui su di loro si sta esercitando una pressione mass-mediatica e politica elevatissima e in cui sono oggetto di violenti attacchi verbali e non solo, come la Bussola ha già evidenziato.
Come ricordava Luca Volontè da queste colonne un paio di mesi fa, questo disegno di legge prevedeva: "L'eliminazione di tutte le leggi statali e federali sul consenso dei genitori in relazione all'aborto delle minorenni; il divieto di tutte le leggi che prevedono non solo un consenso della madre che intende abortire ma anche pause di riflessione e presa visione delle immagini digitali del proprio figlio; il divieto per gli Stati di approvare leggi per proteggere i bambini sino alle 20 settimane (come avviene per la Corea del Nord, la Cina, il Vietnam, Singapore, il Canada e i Paesi Bassi); il licenziamento per i medici e le infermiere che si oppongono all'aborto e il taglio di tutti i fondi pubblici per gli ospedali di ispirazione religiosa che non eseguono aborti nelle proprie strutture; l'eliminazione di ogni limite al finanziamento federale diretto, con i soldi dei contribuenti, alle strutture che compiono gli aborti nel Paese". Inoltre la bozza legittimava l'aborto fino alla nascita anche per motivi meramente psicologici.
BIDEN STIZZITO
Il presidente Biden ha reagito in modo stizzito, come possiamo leggere da una sua dichiarazione pubblicata sul sito della Casa Bianca: "Ancora una volta - quando i diritti fondamentali sono a rischio presso la Corte Suprema - i repubblicani del Senato hanno bloccato l'approvazione del Women's Health Protection Act, un disegno di legge che protegge in modo positivo l'accesso all'assistenza sanitaria riproduttiva. Questa incapacità di legiferare arriva in un momento in cui i diritti costituzionali delle donne sono sotto attacco senza precedenti e va contro la volontà della maggior parte del popolo americano". Per l'ennesima volta il sedicente cattolico Biden non fa mistero di essere a favore dell'aborto e sposa la tesi che abortire sia un diritto e addirittura un diritto fondamentale, tesi ribadita anche in questo passaggio: "I repubblicani al Congresso - nessuno dei quali ha votato a favore di questo disegno di legge - hanno scelto di ostacolare il diritto degli americani di prendere le decisioni più personali sul proprio corpo, sulla propria famiglia e sulla propria vita".
L'affermazione poi che la maggior parte del popolo americano la pensa come lui andrebbe di certo provata, dato che sempre più Stati stanno modificando la propria disciplina normativa in senso pro-vita. L'ultimo caso è l'Ohio, dove è stato proposto un disegno di legge per vietare l'aborto quasi in ogni caso.
DICHIARAZIONE DI GUERRA ALLA CORTE SUPREMA
Biden, però, non si arrende e prevede di riproporre la legge in futuro. A tal fine indica la strategia per vederla approvata: vincere le prossime elezioni a novembre. "Per tutelare il diritto di scelta, gli elettori devono eleggere più senatori pro-choice questo novembre e restituire alla Camera una maggioranza pro-choice. Se lo faranno, il Congresso potrà approvare questo disegno di legge a gennaio e farlo avere sulla mia scrivania, così potrò firmarlo". Il calo di consensi di Biden però fa ben sperare che potrebbe accadere l'opposto.
Infine una non troppa velata dichiarazione di guerra alla Corte Suprema che vuole cancellare la sentenza Roe vs Wade: "La mia amministrazione non smetterà di lottare per proteggere l'accesso alle cure riproduttive delle donne. Continueremo a difendere i diritti costituzionali delle donne a compiere scelte riproduttive, come riconosciuto in Roe vs Wade quasi mezzo secolo fa, e la mia amministrazione continuerà a ricercare le misure e gli strumenti a nostra disposizione per ottenere proprio questo".
La bozza della Corte Suprema trafugata illegalmente e quest'ultima bocciatura in Senato della legge abortista voluta dai Democratici hanno reso ancor più profondo il fossato tra pro-life e pro-choice, non solo a livello sociale, ma anche a livello politico e hanno acuito il clima di scontro tra le due fazioni. Se i difensori della vita vinceranno questo fondamentale match, tale vittoria potrebbe rappresentare la sponda ideale anche in altri Stati per rimettere mano alle varie leggi abortiste nazionali. Italia compresa.
Nota di BastaBugie: l'autore del precedente articolo, Tommaso Scandroglio, nell'articolo seguente dal titolo "L'aborto e Amazon, l'uso dei soldi contro la verità" rivela che il colosso fondato da Bezos rimborserà le spese di viaggio per recarsi ad abortire. La mossa di Amazon, seguita anche da altri grandi gruppi, è una risposta alla bozza anti-aborto della Corte Suprema statunitense. Alle motivazioni sul piano giuridico si risponde con la leva del denaro, per influire sulla coscienza collettiva e quindi sul piano sociale.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 10 maggio 2022:
Amazon finanzia l'aborto. Sì, è proprio così. Jeff Bezos, fondatore e presidente esecutivo dell'azienda di logistica più importante e fiorente al mondo, ha deciso di rimborsare alle proprie dipendenti e ai loro mariti/compagni le spese di viaggio per recarsi in una clinica abortista. Un rimborso che può arrivare sino a quattromila dollari. Non pochi soldi, se teniamo conto che i dipendenti di Amazon superano il milione in tutto il mondo.
Perché proprio le spese di viaggio? Perché molti Stati Usa hanno ultimamente reso più difficoltoso abortire e quindi alcune donne sono costrette, per fortuna, a viaggiare fino a un altro Stato più permissivo. Ad esempio, lo scorso anno nel Texas 1.400 donne hanno deciso di abortire in un altro Stato.
Un'altra domanda, forse ancor più significativa: perché proprio ora questa decisione di Bezos? Si tratta di una risposta alla bozza della Corte Suprema che intende rovesciare la sentenza Roe vs Wade del 1973 che ha legalizzato l'aborto procurato in tutta la Nazione, bozza che è stata pubblicata qualche giorno fa dal quotidiano Politico. La scelta di Bezos sta facendo scuola: anche i gruppi Yelp e Citigroup hanno annunciato che prenderanno decisioni simili.
Dopo la pubblicazione truffaldina della bozza della Corte Suprema le piazze, i media, molti politici e vip hanno protestato e inveito. Ma, come abbiamo visto, si mobilitano anche i grandi colossi dell'imprenditoria per impedire che la guerra al nascituro in corso da quasi 50 anni negli Usa non veda la fine.
Interessante notare la natura degli avversari nel caso specifico: da una parte un tribunale e dall'altra una multinazionale. Un soggetto giuridico ed uno economico. Il primo sferra l'attacco alla sentenza abortista del 1973 naturalmente sul piano giuridico. Il secondo, al fine di difendere tale sentenza, usa uno strumento economico - il bonus aborto - per creare dibattito mediatico e quindi influenzare la coscienza collettiva, producendo infine effetti significativi sul piano sociale. I pro-choice hanno capito che se il percepito collettivo rifiuterà il contenuto della bozza della Corte, questa difficilmente potrà diventare definitiva. Infatti nel diritto gioca un ruolo fondamentale il principio di effettività. Una legge può essere anche valida, ossia può essere efficace e quindi produrre effetti giuridici previsti dalla legge stessa, ma se poi non è effettiva - ossia se non è seguita dalla maggioranza dei cittadini - diventa una legge inutile, perché se tutti disobbediscono a questa legge non è realistico riuscire a sanzionare tutti. Se un governo avesse tutta la piazza contro, la società sarebbe ingovernabile e le sue leggi carta straccia.
Bezos & Co. lo sanno bene. La sua iniziativa infatti si inserisce in quella strategia politica volta a contrapporre la gente alle istituzioni - tra l'altro, nel nostro caso, ad una parte delle istituzioni, perché ad esempio l'amministrazione Biden è fortemente filoabortista - isolando queste ultime e quindi costringendole a cambiare rotta per evitare di pronunciare una sentenza che, se va bene, rimarrebbe lettera morta, ma, se va male, innescherebbe una guerra civile culturale, sociale e giuridica pressoché perenne (ad esempio sarebbero infinite le cause in materia di aborto intentate nei tribunali di tutto il Paese). Questo secondo scenario sarebbe quello più probabile e dunque è assolutamente indispensabile che le realtà pro-vita dimostrino, come stanno già facendo, tutto il loro sostegno ai giudici della Corte Suprema che hanno firmato la bozza, perché la battaglia dell'aborto si vincerà solo se si vinceranno alcune singole battaglie che si svolgono in ambiti diversi, come quello giuridico, sociale, culturale, economico, religioso, politico, etc. Non si può quindi pensare che basti una sentenza per cambiare le cose. Occorre anche creare un ambiente sociale e culturale adatto perché questa sentenza cresca, fiorisca e porti i suoi frutti.
Un'ultima nota. Le reazioni scomposte e rabbiose, che il parere dei giudici della Corte Suprema sta scatenando in tutto il mondo, erano prevedibili. È sempre così quando di mezzo c'è la verità. Si ripete in buona sostanza quello che è accaduto duemila anni fa a Stefano, protomartire: "All'udire queste cose, fremevano in cuor loro e digrignavano i denti contro di lui. [...] Proruppero allora in grida altissime turandosi gli orecchi; poi si scagliarono tutti insieme contro di lui, lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo" (At 7, 54, 57-58).
DOSSIER "ABOLITO IL DIRITTO ALL'ABORTO"
La Corte Suprema USA annulla la Roe vs Wade
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