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Gli ultimi due anni hanno visto lo sviluppo mediatico di un dibattito di imprescindibile attualità che partito dalle pagine di giornale ha interessato, in taluni casi, anche aule di tribunali d’Oltreoceano e di istituzioni europee.
Ci riferiamo alle argomentazioni che coinvolgono, su due piani che già da ora dobbiamo tenere distinti, le teorie creazionistiche e quelle evoluzionistiche alle quali è legato il nome di Charles Darwin, circa l’origine dell’universo. Traendo spunto dal titolo di una pubblicazione sull’argomento potremmo dire che la disputa vede protagonisti, da un lato un dio orologiaio, sempre intento a dover periodicamente ricaricare il meccanismo che reggerebbe l’universo, e dall’altro l’ottocentesca e confusa barba di Charles Darwin.
Ne parliamo poiché nel corso del 2007 due pubblicazioni di case editrici italiane si sono debitamente soffermate sull’argomento. In queste sedi si è voluto fornire da subito un importante chiarimento circa il fatto che queste diatribe non riguardano il credente cattolico, ma impongono comunque allo stesso di affermare, con maggior forza e con la dovuta chiarezza, la distinta e definita impostazione della Parola di Dio e della Fede della Chiesa sulle origini dell’universo e dell’umanità in particolare.
I volumi di cui parliamo sono quello edito lo scorso anno dalle Edizioni Don Bosco dal titolo “Creazione ed Evoluzione” che da contezza degli incontri tenuti presso la residenza pontificia di Castel Gandolfo nel settembre del 2006, con la partecipazione di Benedetto XVI, da illustri studiosi in materia. L’altro volume è “Caso o disegno? Evoluzione e creazione secondo una fede ragionevole” edito da ESD, del quale è autore proprio uno dei partecipanti agli incontri di Castel Gandolfo, il Cardinale Christoph Schönborn, Arcivescovo di Vienna..
La domanda fondamentale che è posta al centro dei due volumi è abbastanza impegnativa e si chiede se c’è spazio per la creazione e per un progetto di Dio.
Questa domanda è definibile fondamentale anche perché tutti dobbiamo essere coscienti dei tentativi, spesso e spregiudicatamente o in maniera subdola, sono portati avanti per ridurre la presenza di Dio ad una presenza “di nicchia”: in queste occasioni Dio è “trattato” come un surrogato, un qualcosa di accidentale che sarà in grado di intervenire nelle vicende del mondo -sostengono questi approcci- sino a quando le scienze naturali (purtroppo abbagliate da una distorta visione di quelle che sono le loro auspicabili vittorie) glieLo permetteranno.
La Fede in Cristo, lo sappiamo, è ben altra cosa rispetto a questo genere di pretese, ma il cristiano, proprio in virtù di questa Fede, non può prescindere dall’intervenire per fare luce nella confusione di certe impostazioni.
Guardando al Catechismo della Chiesa Cattolica ricorderemo che "la creazione non è uscita dalle mani del Creatore interamente compiuta" (n. 302). Dio ha creato un mondo "in stato di via verso la sua perfezione ultima. Questo divenire nel disegno di Dio comporta con la comparsa di certi esseri la scomparsa di altri, con il più perfetto anche il meno perfetto, con le costruzioni della natura, anche le distruzioni".
Dio è creatore quindi, ma nessuno pretende che tale affermazione costituisca una tesi scientifica. A tale approccio giungono, procedendo per strade diverse ma abbastanza parallele e seppur andando in due direzioni opposte, i due gruppi di teorie che abbiamo citato all’inizio.
Capita infatti che le cosiddette impostazioni creazionistiche affermino che l’idea di un Dio creatore è tesi scientifica, al pari di una qualsiasi conclusione di una ricerca fatta dalle scienze naturali. Ci rendiamo subito conto che tutto ciò non può in alcun modo comportare che non possa esistere l’idea filosofica e religiosa di un Dio creatore.
Con lo stesso approccio è imprescindibile dover distinguere l’idea -filosofica e religiosa- di un Dio creatore, dalla teoria dell’evoluzione come è posta dai suoi sostenitori. Questi infatti pretendono di dare consistenza scientifica alla tesi da loro sostenuta pur in assenza di alcuna verifica sperimentale che possa consentire di giungere ad una conclusione, alla quale né Darwin, né coloro che lo hanno seguito sulla stessa strada, sono giunti.
In tal senso allora sorge anche per il cristiano l’auspicio di affermare l’opportunità di spronare chi vi è preposto a proseguire nella ricerca scientifica per giungere alla doverosa piena comprensione dei meccanismi del processo evolutivo.
Questo atteggiamento del cristiano tuttavia non è l’unico e l’ultimo che lui deve tenere. Lo stupore e il fondamento della Fede vengono convalidati da quanto la Bibbia insegna. La Parola di Dio, infatti, agevola il lavoro della ricerca nelle scienze naturali poiché puntualizzando la dipendenza radicale di tutti gli esseri da Dio e di un disegno stabilito per ogni essere medesimo, non dice assolutamente di come questo disegno si realizza. Il libro sacro nel momento in cui apprende l’armonia dell’universo, procedendo ragionevolmente non può non affermare l’esistenza di un’unica causa superiore. Questo procedere non avviene tuttavia attraverso dimostrazioni scientifiche, bensì sul piano filosofico e religioso.
Negare la consistenza di un procedimento conoscitivo quale è quello affermato nei testi sacri sarebbe possibile solo sulla base di un’impostazione esclusivamente ideologica la cui vittima principale, a questo punto, non sarebbe l’idea di un Dio creatore, bensì lo sviluppo della ricerca nell’ambito delle scienze naturali.
I due libri di cui stiamo parlando esplicano ed argomentano quindi come la Chiesa Cattolica sia ben lieta e voglia ben lasciare alla scienza molti aspetti inerenti la storia della vita sulla terra e sia al tempo stesso chiamata ad affermare come “l’umano intelletto può facilmente e chiaramente discernere una finalità e un disegno nel mondo maturale, incluso il mondo degli esseri viventi.”
Le due pubblicazioni sono anche lo sviluppo di diversi argomentari che sono realizzabili per un unico motivo. Ci possiamo infatti chiedere perché sarebbe stato possibile che il Dio che è creatore abbia voluto essere tale. In sostanza perché Colui che percepiamo ragionevolmente e che conosciamo mediante la rivelazione abbia voluto creare l’universo e, con questi, l’umanità. Dio vi ha proceduto per amore e bontà e l’atto della creazione non è altro che libera donazione e partecipazione dell’amore, della bontà, della magnificenza e della pienezza di vita e di essere di Dio.
Questo atteggiamento di Dio si rinnova ogni giorno nel sacrificio eucaristico.
A ricordacelo è Papa Benedetto XVI che nell’omelia della Pasqua di due anni or sono precisava mirabilmente come la risurrezione di Cristo, “se possiamo una volta usare il linguaggio della teoria dell´evoluzione, è la più grande "mutazione", il salto assolutamente più decisivo verso una dimensione totalmente nuova, che nella lunga storia della vita e dei suoi sviluppi mai si sia avuta: un salto in un ordine completamente nuovo, che riguarda noi e concerne tutta la storia.” E ancora, afferma il Papa, la risurrezione è “un salto di qualità nella storia dell´"evoluzione" e della vita in genere verso una nuova vita futura, verso un mondo nuovo che, “partendo da Cristo, già penetra continuamente in questo nostro mondo, lo trasforma e lo attira a sé.”.
Allora, rifacendoci all’immagine iniziale, non possiamo altro che dire che tra la barba di Darwin e il meccanismo di un orologio divino, noi preferiamo la Fede di Michelangelo, che è concreta e mirabile anche nel soffitto della Cappella Sistina in Vaticano.
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