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« Torna agli articoli di Ermes Dovico
Clergy è il titolo internazionale di un film che da giorni sta dividendo la Polonia, pensato appositamente per dare una generalizzata immagine negativa del clero e di tutta la Chiesa in un Paese che mantiene una chiara identità cattolica, malgrado il processo di secolarizzazione. Secondo le ultime statistiche disponibili (relative al 2016), il 93% dei polacchi si dichiarano cattolici e, tra questi, il 37% affermano di partecipare alla Messa domenicale, un dato di rilievo per i tempi che corrono e che simbolicamente fa della Polonia l'ultimo baluardo della fede in un'Europa sempre più apostata. Gli esponenti del partito al governo, Diritto e Giustizia, hanno più volte ricordato l'importanza delle radici cristiane della propria nazione e in generale del Vecchio Continente. Perciò non sorprende che la Polonia sia a livello europeo il bersaglio preferito di un sistema politico, mediatico e culturale che trova indigeste le suddette radici e rigetta l'autorità morale della Chiesa.
Dalla sua prima proiezione nelle sale, il 28 settembre, la pellicola è stata vista da più di 1.7 milioni di spettatori, secondo i dati della società di distribuzione Kino Swiat divulgati l'8 ottobre dal New York Times. Il film, in base a quanto riferisce l'influente quotidiano liberal americano, inizia con la scena di tre sacerdoti che si ubriacano di vodka fino a quasi non poter più parlare. I tre si rendono protagonisti dei più vari misfatti e, secondo il resoconto di Radio Poland, uno di loro è accusato dai suoi parrocchiani di essere pedofilo mentre un altro intrattiene una relazione con una donna. Per completare il quadro c'è l'arcivescovo che vive nel lusso e si muove abilmente nelle stanze del potere. Una trama interamente centrata su scandali, insomma. «Un grande e importante film», «stupendo», «coinvolgente», lo hanno salutato i suoi ammiratori.
OFFENSIVO E PROFANATORIO
Offensivo per i fedeli, per la distorsione che viene fatta a partire da una realtà - quella degli scandali - che non può offuscare la storia e i tanti sacerdoti devoti che continuano silenziosamente a operare per amore di Dio e del prossimo. «Orribile» e «profanatorio», lo ha definito l'Associazione dei giornalisti cattolici polacchi, ricordando che per l'ideologia del politicamente corretto «tutto quello che è associato con il cattolicesimo può essere deriso». Clergy, secondo il viceministro della Cultura, Jaroslaw Sellin, «mostra solo stereotipi negativi gonfiati fino al punto che, dopo aver visto il film, lo spettatore ricava l'impressione che non c'è nulla di positivo riguardo ai sacerdoti».
Il disprezzo di tutto il clero e, con esso, di tutti i cattolici è esattamente il messaggio che vuole far passare il regista Wojciech Smarzowski. Lo si capisce bene dall'ultimo passaggio di una sua intervista e-mail, sempre leggibile sul New York Times: «Questo film è indirizzato ai cattolici», scrive Smarzowski: «Spero che dopo aver lasciato il cinema capiranno che sono corresponsabili di ciò che vedono sullo schermo». Un singolare senso della 'giustizia' quello del regista: come dire, più odio alla fede di così, si muore. Per ironia della sorte, il regista si è formato alla famosa Università Jagellonica, la più antica del suo Paese, che fu fondata nel 1364 da Casimiro III con il decisivo appoggio di un papa, il beato Urbano V, e rinnovata pochi decenni più tardi da Ladislao II e dalla moglie, santa Edvige di Polonia, che donò tutti i suoi gioielli agli studenti. Giusto per ricordare un po' di storia cattolica oggi dimenticata.
UN FILM ANTICATTOLICO
Tornando al film, risulta prodotto da diverse società, tra cui la Showmax, che fa capo alla Naspers, una multinazionale con base a Città del Capo e attiva, come riporta Forbes, in oltre 120 Stati. Tra le curiosità c'è che la Naspers ha nella sua rete di relazioni pure l'Open Society di George Soros: non che quest'ultimo abbia necessariamente un ruolo nella promozione del film (non abbiamo elementi per dirlo), ma probabilmente lo avrà in simpatia visto che è uno dei miliardari più attivi nel favorire la propaganda contro la Chiesa e il suo insegnamento (con relativa promozione di contraccezione, aborto, eutanasia, unioni omosessuali, immigrazione senza regole, droghe libere, ecc.).
In Polonia, intanto, il film ha trovato una sponda nell'ombudsman Adam Bodnar che ha scritto al sindaco di Ostroleka pretendendo spiegazioni sul perché un cinema della città si sia rifiutato di proiettare Clergy. A Bodnar ha risposto indirettamente Ordo Iuris, un istituto impegnato nella difesa della Costituzione polacca, che ha chiesto a sua volta all'ombudsman (l'equivalente del difensore civico) di indicare secondo quale base giuridica i cinema sarebbero costretti a diffondere un determinato film e perché le sale non dovrebbero essere libere di organizzare la loro programmazione. Secondo Marcin Olszowka, un giurista di Ordo Iuris, non è la prima volta che Bodnar usa «il suo ufficio per promuovere atteggiamenti e ideologie specifici, comunemente definiti "di sinistra" [...]. Ogni volta che un imprenditore o un'altra entità, come il cinema in questo caso, rifiuta di partecipare alla promozione di comportamenti, atteggiamenti od opinioni con cui non sono d'accordo, l'ombudsman cerca di usare i suoi poteri per costringerli a farlo». In breve, niente di nuovo sotto il sole.
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