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« Torna agli articoli di Francesco
Intervistato recentemente da Giulio Meotti su Il Foglio, riguardo alla decadenza dell'Occidente e sul perché del terrorismo islamico in Francia, il celebre filosofo francese Remi Brague risponde sostenendo che è nel suo paese che è iniziato, un secolo prima che altrove, il declino demografico e la decadenza dell'Europa, al punto che oggi molti musulmani «non sentono altro che disgusto per il malthusianismo francese, le famiglie che rinunciano ad avere figli e prendono un cane... La legge che nel 2013 ha consentito il matrimonio gay alla fine li ha convinti che la Francia è un paese decadente che non ha futuro».
Uno dei motivi centrali di questa decadenza, continua Brague, è il fatto che «una buona parte della produzione storica per il pubblico in generale, che i media influenzano, invita all'autocritica e al pentimento di tutto il passato. Un'altra parte esalta invece il glorioso passato di altre civiltà e giustifica tutti i loro aspetti negativi». L'analisi di Brague è interessante, e ribalta un luogo comune: il grido disperato di chi contrappone al terrorismo ulteriori iniezioni di modernità liquida, e chiama in soccorso, di fronte al nemico, che però non può essere chiamato così, la mitica tolleranza di Voltaire, avversario del «fanatismo» e apostolo, in verità soltanto a parole, del libero pensiero. E così, quella che per alcuni, come Brague, è la causa della decadenza, per altri è la cura.
MA APPROFONDIAMO L'ANALISI DI BRAGUE
Per questo pensatore la visione unilaterale e demonizzante che i media danno della storia passata della Francia e in generale della civiltà cristiana, fa il paio con l'altrettanto miope esaltazione di un presente che è invece decadente, nichilista e senza prospettive. Il fondamento di una simile lettura dei fatti è evidente: da quando l'Occidente ha voluto rinnegare la sua storia, si è costruito dei miti, il primo e il più tenace dei quali è quello secondo cui saremmo diventati civili, progressisti, buoni, ragionevoli, da Voltaire in poi. L'Europa precedente, invece, avrebbe generato solo cristianesimo, buio, barbarie ed intolleranza.
Una simile lettura dei fatti ha avuto bisogno, per nascere e per prendere piede, di una duplice falsificazione della memoria storica: anzitutto attraverso l'archiviazione deliberata di tutto ciò che l'Europa cristiana pre-illuministica ha partorito di grande (dagli ospedali alle università, dalle scuole all'arte, alla stessa scienza e a un certo tipo di economia di mercato); in secondo luogo attraverso la demonizzazione sistematica e superficiale di vari momenti della storia europea (come ad esempio le crociate, rievocate ossessivamente come una colpa che non passa, e narrate omettendo sistematicamente l'analisi dei quattro secoli di storia precedenti, in cui la Cristianità fu assediata, combattuta, costretta dalla spada islamica a ritirarsi piano piano dall'Africa, dalla Spagna...).
LA FRANCIA DEI LUMI
È nella Francia dei Lumi che Voltaire definisce gli Ebrei, in quanto popolo della Bibbia, sacra all'Europa, «il più abominevole popolo della terra», «un popolo assai barbaro», mentre alla voce «Tolleranza» del suo Dizionario filosofico non si vergogna di affermare che «la Chiesa cristiana è inondata di sangue fino ai giorni nostri» e che «sin qui i cristiani sono stati i più intolleranti tra tutti gli uomini»! È sempre nello stesso spirito che Montesquieu definisce il papa «un vecchio idolo», e afferma, con il dogmatismo di un bambino arrabbiato, che «non vi è stato mai regno che sia stato teatro di tante guerre civili quanto quello di Cristo»; nelle sue Lettere persiane, poi, presenta l'Islam come immune dai mali della Cristianità. Pochi anni più tardi, un altro personaggio influente come il marchese Nicolas du Condorcet, convinto che il futuro dell'Europa sarà necessariamente radioso, senza preti, tiranni, ingiustizie e malattie, si chiede stupito come mai la scienza sia nata «sotto le superstizioni più assurde, nel mezzo della più barbara ignoranza», cioè nei paesi cristiani, e non invece nelle terre dominate dalla «religione di Maometto, la più semplice nei suoi dogmi, la meno assurda nelle sue pratiche, la più tollerante nei suoi principi».
Se Voltaire considera i cristiani «i più intolleranti tra gli uomini» (accusa che sarà ripresa, pari pari, da Hitler) e i due filosofi citati contrappongono l'Islam, buono, alla Cristianità, cattiva, altri illuministi come Denis Diderot, sulla scia di Rousseau, tessono le lodi del «buon selvaggio». Quelli che noi chiamiamo «selvaggi», ad esempio i tahitiani, spiega Diderot, sono invece i veri civili, seguaci della raison, che, nella libertà dai pregiudizi cristiani ed europei, vivono una sessualità libera, felice, aperta all'incesto e ogni altra libertà. Diderot si ricrederà presto, osservano i selvaggi della Guayana, che praticavano "l'oppressione delle donne", superstizioni di ogni tipo, abbandoni dei vecchi e dei malati...ma intanto, con Voltaire, Montesquieu, Condorcet... ha gettato il seme dell'odio dell'Europa verso se stessa.
Un odio che vive oggi in quanti, mentre lottano per il matrimonio gay, il divorzio breve e la diffusione del femminismo più radicale (vedi Boldrini, per fare un nome italiano), sempre in prima fila contro la tradizione e i valori cristiani, nel contempo indossano il velo, tacciono sulla poligamia islamica, mentre rivendicano i diritti, veri o presunti, di Tizio e Caio, passano sotto silenzio le persecuzioni dei cristiani nel mondo. Perchè dei cristiani barbaramente trucidati, in mezzo mondo (senza mai una reazione di tipo terroristico!), non si vogliono accorgere? Perchè, se lo facessero, metterebbero in dubbio il dogma illuminista per il quale gli intolleranti sono i cristiani, mentre le altre religioni e culture, invece, sono sempre migliori.
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