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Fuori bersaglio e con qualche difetto di equità. Il cosiddetto «Bonus famiglie» per come è stato progettato dal governo e approvato ieri senza modifiche in commissione alla Camera, rischia infatti di non centrare a pieno quello che doveva essere il suo obiettivo principale: fornire un aiuto – per quanto una tantum e limitato – alle famiglie a basso reddito che si trovano ad affrontare i disagi della crisi. Tra le diverse contraddizioni del provvedimento ne spiccano due. La prima è quella che, nonostante il nome col quale è stato battezzato, finirà per premiare soprattutto i singoli e le coppie senza figli: l’82% dei beneficiari del provvedimento saranno infatti queste due categorie, mentre appena il 18% saranno nuclei familiari con figli ( vedi tabella 1). La seconda è che le coppie di conviventi possono presentare – se ne hanno i requisiti– due richieste distinte e potranno dunque godere di un doppio bonus, a differenza delle coppie sposate che risultano un unico nucleo familiare. Quest’ultima notizia è stata confermata ad Avvenire dal presidente della consulta dei Centri di assistenza fiscale, Valeriano Canepari. I Caf hanno avuto infatti il 18 dicembre un incontro con l’Agenzia delle entrate per chiarire alcuni dubbi interpretativi preliminari sul Bonus. E, proprio riguardo al trattamento dei conviventi, l’Agenzia delle entrate ha avvalorato l’interpretazione della possibilità di doppia richiesta di bonus.
Favorito chi non ha figli. A determinare lo squilibrio è un’anomala parametrazione dei requisiti di reddito annuo a seconda dei componenti la famiglia, soprattutto se messa a confronto con la corrispondente soglia di povertà relativa. Se si osserva la tabella 1, infatti, si nota come il tetto massimo dei primi due scaglioni (1 e 2 componenti il nucleo) sia fissato rispettivamente a 15mila e a 17mila euro annui, pari circa al doppio della soglia di povertà corrispondente: 7mila euro per un singolo e 11mila per una coppia. Per contro, invece, il limite massimo di reddito annuo degli scaglioni successivi– quelli per le famiglie con 1 o 2 bambini – sale di pochissimo e si posiziona appena al di sopra della soglia di povertà. Addirittura con 3 o 4 figli solo i nuclei già al di sotto della soglia di povertà relativa usufruirebbero del bonus. Tradotto: aiuti anche ai singoli che se la cavano discretamente; poco o nulla, invece, per le famiglie in difficoltà.
La questione dei conviventi. Proviamo a fare qualche esempio per comprendere meglio. La famiglia Rossi è formata da due coniugi che guadagnano all’anno l’uno 13mila euro e 7mila l’altra per un totale di 20mila euro. Hanno due figli a carico e quindi rientrano nel quarto scaglione previsto dal bonus: riceveranno 500 euro come una tantum straordinaria prevista dal decreto anticrisi. I loro vicini di casa, i Bianchi, invece convivono e non sono sposati. Hanno anche loro due figli a carico e gli stessi stipendi: 13mila euro lui e 7mila euro lei. Nel loro caso potranno però presentare 2 richieste di bonus per il terzo scaglione, quello relativo ai tre componenti (un genitore + 2 figli), ricevendo così 900 euro complessivi (450 + 450). Per i conviventi così, non solo aumenta la possibilità di rientrare nei limiti di reddito massimo stabiliti, potendo evitare di cumulare le entrate, ma i figli a carico vengono sostanzialmente conteggiati due volte. E il beneficio viene raddoppiato o quasi. L’ingiustizia risulta ancora più evidente con un altro esempio. Prendiamo i coniugi Verdi, con i 'classici' due figli a carico. Guadagnano leggermente di più: lui 15mila euro e lei 8mila per un totale di 23mila euro. Nonostante le entrate comunque modeste, superano il tetto di reddito massimo previsto per le famiglie da 4 componenti e dunque non riceveranno alcun aiuto. I loro colleghi Marrone, invece, hanno due bambini ma non sono sposati. Hanno stipendi anche superiori: guadagnano entrambi 16mila euro. Il totale delle entrate è 32mila euro (9mila in più dei Verdi) ma possono presentare due richieste separate per il terzo scaglione del bonus. Risultato: nonostante possano contare su guadagni maggiori, i conviventi Marrone riceveranno 900 euro di bonus (450 + 450) mentre i coniugi Verdi non avranno alcun aiuto.
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