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1) VEGLIA PASQUALE
Il Crocifisso risorge con le sue cicatrici e la perenne realtà della sua gloria
Questa è un'assemblea di persone libere e contente; contente perché «liberate»: liberate grazie a colui che è stato crocifisso per noi e per noi è ritornato alla vita. È la notte più santa e più fausta di tutte le notti, perché in essa si è compiuto e continuamente si compie il nostro riscatto: riscatto che è passaggio (Pasqua significa proprio «passaggio») dalle tenebre alla luce, dall'errore alla verità, dalla schiavitù del peccato alla libertà dei figli di Dio, dal peso delle molte tristezze e dei troppi giorni senza speranza alla consapevolezza di un destino eterno di felicità, dalla morte alla vita risorta.
l riti che si succedono in questa lunga contemplazione, rievocano, quasi sceneggiandolo nell'eloquente varietà dei simboli, l'unico, multiforme, onnicomprensivo evento della nostra salvezza.
A ben guardare, ciò che qui si svolge non è propriamente una vigilia di attesa, è già la festa; non è una preparazione alla Pasqua, è già la Pasqua in tutta la sua verità: la Pasqua di Cristo, la Pasqua nostra, la Pasqua dell'universo, che stanotte ricordiamo, esaltiamo, riviviamo, nell'intelligenza della fede e nella gioia.
I QUATTRO MOMENTI
Quattro momenti scandiscono, incalzandosi, la nostra notturna celebrazione, che nell'anno cristiano è eminente e centrale:
1) LA LITURGIA DELLA LUCE, con l'ampia e ispirata lode del cero, figura del Vincitore di ogni nostra oscurità e di ogni nostro malessere;
2) LA LITURGIA DELLA DIVINA PAROLA, che ripercorre le diverse fasi del discorso di Dio agli uomini e la storia dei suoi interventi salvifici;
3) LA LITURGIA DEL BATTESIMO di alcuni nostri fratelli e di alcune nostre sorelle, che richiama e ravviva in tutti noi la consapevolezza che, in virtù della nostra rinascita dall'acqua e dallo Spirito, siamo stati sepolti nella morte di Cristo, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova (cf. Rm 6,3-4), come ci ha detto san Paolo;
4) LA LITURGIA EUCARISTICA, che rende veramente presente in mezzo a noi il Signore crocifisso e risorto, col Suo unico sacrificio che ci innesta e ci compagina nella realtà della Chiesa, Suo corpo, facendoci unitamente a Lui eredi del Regno dei cieli.
Una cosa che non va mai dimenticata: Colui che risorge è lo stesso che è stato appeso alla croce ed è spirato. Egli, pur nell'entusiasmo degli incontri pasquali, si fa riconoscere dai suoi esibendo le Sue cicatrici: la Sua passione e la Sua morte non sono state cancellate dal Suo stato di gloria. La Sua immolazione e la Sua risurrezione sono le due facce dello stesso mistero che ci ha rinnovati.
Gli apostoli l'hanno capito bene. Sono andati in tutto il mondo come annunciatori dell'incredibile trionfo di Gesù di Nazareth sulla grande nemica dell'uomo, che è la morte; ma in questo giubilante messaggio non hanno mai censurato o velato i fatti tragici e la sconfitta del venerdì santo. Al contrario, nelle loro catechesi (che poi daranno origine ai quattro Vangeli) proprio a quei fatti hanno dato lo spazio più ampio dell'intera narrazione.
ADESSO CHE COSA DOBBIAMO FARE?
Appunto per questo la Pasqua del Signore si offre a noi come una prospettiva e una guida integrale per il nostro pellegrinaggio terreno. In essa si chiarisce e si proclama che esistenza autentica e piena è quella di chi vive per Dio nell'obbedienza alla sua volontà; è quella di chi si fida di lui, che è Padre, e a lui consegna fiduciosamente la sua unica vita, sicuro di riaverla alla fine trasfigurata e perenne; è quella di chi, animato da questa affettuosa donazione al Padre, si spende per i fratelli amandoli, come Cristo, sino alla fine (cf. Gv 13,1).
Questa è la vera significazione della Pasqua e l'indole profonda dell'intera vita cristiana. Noi l'abbiamo già sacramentalmente assimilata e fatta nostra nel battesimo, quando - ci insegna ancora san Paolo - battezzati nella morte di Cristo e consepolti insieme con lui (cf. Rm 6,3-4), siamo stati risuscitati, convivificati e cointronizzati con lui (cf. Ef 2,5-6).
Adesso che cosa dobbiamo fare?
Dobbiamo quotidianamente inverare e attualizzare il nostro battesimo, conquistando a poco a poco una conformità sempre più grande al Signore crocifisso e risorto. Bisogna che concretamente miriamo a una consonanza totale con lui, al punto da arrivare a vedere le cose con i suoi occhi; da giudicare le situazioni, gli accadimenti, le teorie che da più parti ci vengono proposte, con la sua mentalità; da fare nostra senza riserve la sua concezione circa il matrimonio, la famiglia, la vita sessuale, l'uso dei beni della terra, l'attenzione fattiva ai più sfortunati; da condividere la sua stessa generosa e illuminata capacità di amare i fratelli; da avvicinare insomma il più possibile le nostre idee, i nostri desideri, le nostre tensioni, i nostri comportamenti agli ideali che ci sono da lui proposti nel suo Vangelo.
Come si vede, la Pasqua intesa e vissuta così (come realizzazione del nostro battesimo) è la sola realtà in grado di dare una risposta adeguata e saziante a tutti i nostri interrogativi esistenziali.
2) MESSA DEL GIORNO DI PASQUA
Tutto è cambiato per gli apostoli e tutto è cambiato per noi
Gli amici di Gesù - il giorno dopo quel sabato opprimente e desolato per la visione della tomba sigillata e muta, nella quale, col corpo esanime e martoriato di Cristo, era ormai racchiusa ogni loro speranza - a partire da un certo momento cominciano a essere sconcertati e sconvolti da una serie di fatti inattesi.
Prima c'è l'enigma del sepolcro scoperchiato e vuoto, visto e verificato oltre che da Maria di Magdala anche da Pietro e Giovanni, come ci ha detto il Vangelo (cfr. Gv 20,1-8).
Poi c'è la domanda sorprendente rivolta dagli angeli alle donne sbigottite: "Perché cercate tra i morti colui che è vivo?" (Lc 24,5). Come si vede, anche le creature celesti sono capaci di sorridente ironia.
Ma soprattutto quel giorno è scandito da un susseguirsi di improvvise comparse del Crocifisso redivivo, che si mostra splendido di gloria ed esuberante di vitalità nuova: si mostra a Pietro, ai due viandanti di Emmaus, agli apostoli radunati.
Sicché alla fine tutti devono proprio convincersi: quel Gesù di Nazaret, che, dissanguato, inerte e spento essi aveva raccolto dal patibolo, è risorto ed è vivo.
E' stata per tutti loro un'esperienza emozionante e agitata anche se felice, una certezza indubitabile cui non è stato possibile non arrendersi, un mutamento totale e decisivo della loro esistenza.
TUTTO È CAMBIATO PER LORO
Erano stati, fino a quel giorno, un gruppo di uomini pavidi e disanimati; e improvvisamente diventano gli araldi inarrestabili dell'unica notizia che davvero ha segnato una svolta nella vicenda umana.
Dare a tutte le genti una lucida e appassionata garanzia di questo evento: d'ora in poi questo, solo questo, sarà il significato e lo scopo della loro vita, fino all'ultimo respiro e fino all'ultima goccia di sangue che per tale testimonianza essi saranno chiamati a versare.
Si rendono ben conto che non soltanto il loro personale destino, ma anche l'intera storia dell'umanità con la risurrezione di Cristo ha acquisito una dimensione nuova e un nuovo valore.
Con l'evento pasquale - da cui si diparte tutto l'evento cristiano - il secolo futuro (cioè quel Regno di Dio, annunciato da tutti i profeti e sospirato inconsciamente da tutti i cuori) è ormai entrato, anche se non ancora clamorosamente, nelle vicissitudini della terra e già comincia con pazienza e tenacia a riscattare le miserie e le tristezze del tempo presente.
Questo nostro mondo visibile e perituro è dunque ormai pervaso e nascostamente lievitato dal mondo più vero, il mondo invisibile ed eterno che ci sovrasta e ci avvolge. Questo vogliono dire le estreme parole del Signore risorto: "Ecco, io sono con voi tutti giorni sino alla fine del mondo" (Mt 28,20).
Queste parole di Cristo - le ultime che di lui vengono registrate nei vangeli - sono tra le più alte e pregnanti di tutto il Libro di Dio, e noi dovremmo richiamarle ogni giorno alla nostra memoria e alla nostra stupita contemplazione.
Esse sono una sintesi mirabile non solo dell'annuncio pasquale, ma di tutta la nostra fede.
Gesù con questa frase si presenta a noi come colui che "risuscitato dai morti non muore più: la morte non ha più potere su di lui" (Rm 6,9); e anzi come colui che, essendo colmato della pienezza della divinità" (cfr. Col 2,9), domina e riempie di sé tutto il trascorrere dei nostri anni fuggevoli e le varie età che inarrestabilmente si succedono.
In quelle parole si rivela anche la natura vera della Chiesa: essa - per quanto sia fatalmente rivestita della nostra povertà e della nostra debolezza che la immiseriscono - è sempre "la città posta sulla cima dei montiÖdove per sempre vive il suo Fondatore" (Liturgia ambrosiana). Perciò, avendo con sé il suo Signore, non si preoccupa troppo delle ostilità, delle incomprensioni, dei giudizi malevoli che immancabilmente le vengono riservate dalle diverse potenze mondane.
"IO SONO CON VOI TUTTI I GIORNI"
Questa promessa del Risorto, se è presa sul serio in un'assidua meditazione, ha la virtù di sperdere dal nostro animo ogni avvilimento, ogni pessimismo, ogni paura. Su questa promessa - che è data a tutti e segnatamente vale per la barca di Pietro che è chiamata ad affrontare le gelide tempeste della storia e l'imperversare delle follìe umane - si fonda e si mantiene l'imperturbabile serenità del credente, se però si lascia illuminare e riscaldare dalla Pasqua di Cristo.
"Io sono con voi tutti i giorni": alla luce di questa persuasione noi riusciremo a leggere correttamente e a capire con fierezza e intima letizia tutte le varie epoche della presenza e dell'azione ecclesiale. E ci appariranno in tutto il loro fascino i prodigi di carità che hanno impreziosito la nostra vita sociale, i miracoli di religiosa bellezza che ancora adornano le nostre città, l'intelligenza soprannaturale e la fermezza evangelica con cui si è combattuto ogni errore, ogni eresia, ogni prevaricazione perché il cibo della verità divina non mancasse mai di nutrire i semplici e i piccoli.
Alla luce di questo convincimento, possiamo ben capire (e ammirare) la ragione della perenne giovinezza del messaggio di Gesù crocifisso e ritornato alla vita, e al tempo stesso la ragione del crollo immancabile di ogni ideologia che di volta in volta tenta di risolvere i problemi e di alleviare le angosce degli uomini senza affidarsi alla Pasqua di Cristo.
Tutto è dono del Risorto, che non soltanto vive e regna alla destra del Padre ma anche è sempre con noi, suoi fratelli, e con la Chiesa, sua sposa, "sino alla fine del mondo".
A lui quindi si elevi ogni giorno dal nostro labbro, dal nostro cuore, dalla nostra vita, il canto pasquale della nostra esultanza, della nostra gratitudine, del nostro affetto sincero.
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