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« Torna agli articoli di Giano Colli
Gentile direttore di BastaBugie,
ho 32 anni e tre figli. Non ho mai lavorato, perché grazie a Dio, mio marito, molto più grande di me, è un professionista e stiamo economicamente bene.
Io ora mi trovo a decidere se intraprende una formazione specialistica per un eventuale lavoro o no... sono molto indecisa ed in ansia perché non so cosa fare: da un lato, ho l'esigenza di lavorare, in un settore che mi piace, per dare sfogo alle mie attitudini e talenti... da un'altra, mi domando se è giusto andare a lavorare per se stessi e non per un'effettiva esigenza... ho anche paura che il lavoro possa distogliermi da mio rapporto con Dio e non mi faccia occupare come si deve della mia famiglia...
Lei che ne pensa...?
Grazie.
Francesca
Cara Francesca,
per rispondere a queste domande che implicano una scelta di vita non è sufficiente una mail. La direzione spirituale serve proprio per essere aiutati nelle scelte della vita, ma necessita di tempo, come coltivare una pianta: non cresce in un giorno solo e deve essere annaffiata ogni giorno...
Insomma credo che dovresti parlarne a voce con un sacerdote, ma senza pretendere risposte subito. La domanda è complessa perché investe sia l'ambito personale che quello familiare.
Conosco tante donne della tua età che hanno fatto la scelta di avere un lavoro e poi se ne sono pentite. Alcune hanno anche lasciato il lavoro per dedicarsi ai figli e ora sono felici. Qualcuna si sente realizzata nel continuare il lavoro però vede che per far questo tralascia alcuni compiti propri della mamma che quindi vengono delegati ai nonni o a una baby sitter... Insomma la questione è complessa e delicata.
Per darti comunque qualcosa su cui riflettere mi piace ricordare l'insegnamento di Papa Pio XI espresso nell'enciclica Casti Connubii del 1930. Si parla del ruolo della donna che l'emancipazione femminile stava per travolgere. Interessanti le conclusioni, sempre attuali, del pontefice che segnalava il rischio per la donna di scendere dalla sede di "regina del focolare" per diventare, nell'apparente libertà dell'emancipazione, in realtà mero "strumento dell'uomo".
Ecco dunque le parole di Pio XI:
"I citati maestri di errori che offuscano il candore della fede e della castità coniugale, facilmente scalzano altresì la fedele ed onesta soggezione della moglie al marito. E anche più audacemente molti di essi affermano con leggerezza essere quella una indegna servitù di un coniuge all'altro; i diritti tra i coniugi devono essere tutti uguali, ed essendo essi violati con la servitù di una parte, tali maestri bandiscono superbamente come già fatta o da procurarsi una certa «emancipazione» della donna.
Questa emancipazione dicono dovere essere triplice: nella direzione della società domestica, nell'amministrazione del patrimonio, nell'esclusione e soppressione della prole. La chiamano emancipazione sociale, economica, fisiologica:
- EMANCIPAZIONE FISIOLOGICA
in quanto vogliono che la donna, a seconda della sua libera volontà, sia o debba essere sciolta dai pesi coniugali, sia di moglie, sia di madre (e che questa, più che emancipazione, debba dirsi nefanda scelleratezza, già abbiamo sufficientemente dichiarato);
- EMANCIPAZIONE ECONOMICA
in forza della quale la moglie, all'insaputa e contro il volere del marito, possa liberamente avere, trattare e amministrare affari suoi privati, trascurando figli, marito e famiglia;
- EMANCIPAZIONE SOCIALE
in quanto si rimuovono dalla moglie le cure domestiche sia dei figli come della famiglia, perché, mettendo queste da parte, possa assecondare il proprio genio e dedicarsi agli affari e agli uffici anche pubblici.
Ma neppure questa è vera emancipazione della donna, né la ragionevole e dignitosa libertà che si deve al cristiano e nobile ufficio di donna e di moglie; ma piuttosto è corruzione dell'indole muliebre e della dignità materna, e perversione di tutta la famiglia, in quanto il marito resta privo della moglie, i figli della madre, la casa e tutta la famiglia della sempre vigile custode.
Anzi, questa falsa libertà e innaturale eguaglianza con l'uomo tornano a danno della stessa donna; giacché se la donna scende dalla sede veramente regale, a cui, tra le domestiche pareti, fu dal Vangelo innalzata, presto ricadrà nella vecchia servitù (se non di apparenza, certo di fatto) e ridiventerà, come nel paganesimo, un mero strumento dell'uomo". (Pio XI, Casti Connubii, 1930)
Per concludere, per affrontare ogni aspetto del problema, il consiglio migliore è quello di cui parlavo all'inizio: trovare un sacerdote in linea con l'insegnamento della Chiesa e iniziare la direzione spirituale per parlare con lui dei problemi e risolverli via via che si presentano.
Cordiali saluti.
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