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« Torna agli articoli di Giano Colli
Visto l'enorme successo (mediatico) del Giubileo della Misericordia del 2016, è stato deciso di istituire un "Anno della Misericordia" ogni dieci anni a partire dal 2020. La sala stampa vaticana è esplosa in un boato di giubilo, con immancabile applauso per la pregevole iniziativa.
Ecco di seguito i vari temi di approfondimento della misericordia che sono stati indicati come prioritari in ogni decennio dal 2020 al 2100.
ANNO DELLA MISERICORDIA 2020
Per andare in paradiso non servirà essere in grazia di Dio, cioè pentiti dei peccati e confessati, ma basterà essere pentiti e aver detto in privato l'atto di dolore (però omettendo la parte che parla dei castighi di Dio).
ANNO DELLA MISERICORDIA 2030
Sarà sufficiente essere pentiti e aver scritto sulla propria agenda "devo confessarmi".
ANNO DELLA MISERICORDIA 2040
Non importa essere pentiti, ma basterà sapere a memoria l'Ave Maria e andare alla Messa almeno a Natale e a Pasqua.
ANNO DELLA MISERICORDIA 2050
Sarà sufficiente sapere che esiste una preghiera chiamata Ave Maria e avere un parente che ogni tanto va alla Messa.
ANNO DELLA MISERICORDIA 2060
Basterà essere convinti in coscienza di non aver fatto peccati e aver visto al telegiornale una notizia sul Papa.
ANNO DELLA MISERICORDIA 2070
Non importerà più sforzarsi di resistere alle tentazioni, basterà che nei rapporti con gli altri regni l'amore.
ANNO DELLA MISERICORDIA 2080
Nei libri di catechismo si parla solo di pace, bontà, misericordia; vengono dichiarate obsolete le parole "contrizione", "pentimento", "conversione" visto che ormai nessuno ne conosce il significato.
ANNO DELLA MISERICORDIA 2090
Per andare in paradiso basterà essere tolleranti verso tutti e riconoscere che tutte le religioni sono uguali.
ANNO DELLA MISERICORDIA 2100
La confessione non esiste più, i sacerdoti sono "preti per chiacchierar", l'esame di coscienza viene ufficialmente abolito, sono dichiarati eretici tutti coloro che parlano di comandamenti, peccati, inferno. La Chiesa Cattolica diventa un'agenzia dell'ONU.
Nota di BastaBugie: questo articolo di Giano Colli, dall'evidente tono ironico, è liberamente ispirato ad un altro articolo che riportiamo qui sotto dal titolo "La lettera e il grido di un cattolico al Papa" pubblicato da Marco Tosatti sul blog Stilum curiae il 19 novembre 2017:
Per secoli la Chiesa ha lottato per la difesa dei più deboli e degli innocenti. Per questo il mondo e il potere si sono spesso schierati contro di essa. Schiavi, orfani, bambini esposti, vedove, malati... sin dai primi secoli sono stati i destinatari della grande carità che vedeva in loro l'innocenza e la debolezza di Cristo, puer et infirmus. [...]
Sino a ieri i cattolici, con inevitabili divisioni e defezioni, sono stati protagonisti in tutte le battaglie politiche e culturali a difesa degli innocenti: sono stati i primi a lottare contro il divorzio, che priva i bambini della stabilità e della sicurezza familiare; contro l'uccisione degli innocenti, con l'aborto; ad impedire l'affermarsi dell'idea secondo cui, per i malati, la soluzione è l'eutanasia; ad opporsi all'indottrinamento del gender; a contrastare, si pensi alla legge 40 del 2004 e al referendum del 2005, la inutile e criminale sperimentazione sugli embrioni umani, che uccide, e l'utero in affitto, cioè una pratica che schiavizza le donne e trasforma i bambini in oggetto di compravendita...
In tutte queste battaglie i cattolici si sono schierati dalla parte del più debole, dell'innocente, contro il capriccio degli adulti, lo strapotere della tecnica, la mercificazione del corpo umano e dei gameti umani... Confortati dalle parole di santa madre Teresa di Calcutta: "il bimbo nel grembo materno è il più povero tra i poveri". [...]
Oggi, nella Chiesa, è diventato quasi impossibile parlare di "principi non negoziabili", lottare per la difesa della vita e della libertà di educazione, ricordare il dovere dei genitori di amarsi l'un l'altro per sempre, in nome della promessa da loro fatta, e in nome dei loro figli. Sono tutti temi che vengono definiti divisivi, scomodi, inattuali. [...]
Sino a ieri la chiesa si "schierava" con le spose o i mariti ingiustamente abbandonati e con i bambini privati di uno dei genitori.
Lo faceva semplicemente ricordando a tutti che chi si sposa con un matrimonio religioso, non può rompere la comunione con coniuge e figli, credendo poi di poterla mantenere con Gesù Cristo, che ci ha insegnato ad osservare i suoi comandamenti ("Chi mi ama, osserva i miei comandamenti") e ad amare il nostro prossimo.
Oggi invece questo non vale più: si insegna che la comunione eucaristica è per tutti, anche per chi magari abbia infranto il vincolo coniugale e viva una nuova relazione adulterina.
Chi ci rimette? I deboli e gli innocenti! Non è affatto misericordia, questa, verso il coniuge innocente, che ha investito tutto nel suo matrimonio e nella sua famiglia, e che si trova abbandonato e tradito, mentre la Chiesa giustifica abbandono e tradimento.
Facciamo un esempio concreto: un uomo che lasci sola la moglie, magari con due o tre figli, per andare con un'altra donna. Legittimare questa scelta non è forse abbandonare i più deboli e gli innocenti, e cioè la moglie e i figli abbandonati?
Un altro esempio: una moglie che decide di abbandonare il marito, portarsi a casa l'amante e gettare il coniuge nella disperazione, lasciandolo privo di casa e lontano dai figli.
In entrambi i casi non dovrebbe la Chiesa ricordare a tutti il dovere che hanno verso la persona che hanno sposato e verso i figli che hanno messo al mondo?
Così ha sempre fatto, con tutti i limiti umani, per secoli, arrivando spesso a condannare principi e sovrani che ripudiavano le mogli, e abbandonavano i loro figli; lottando, nei paesi di missione in cui vige la poligamia, per rivendicare il diritto della donna e dei figli ad avere un marito ed un padre.
Oggi non è più così, perché chi guida la Chiesa ha scelto l'applauso del potere che, come Erode, non vuole più sentirsi dire da Giovanni Battista: "Non ti è lecito!".
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