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« Torna agli articoli di Giano Colli
Gentile redazione di BastaBugie,
mi permetto di tediarvi per un mio dubbio: mi è capitato in alcune occasioni di assistere a Celebrazioni Eucaristiche in cui il sacerdote commetteva per distrazione alcuni refusi durante la formula di consacrazione, ed altri casi in cui il celebrante aggiungeva di sua spontanea iniziativa alcune frasi che non sono comprese nella suddetta formula, mi riferisco chiaramente a sole frasi "innocue" (la tipica frase "sociale" per intenderci), ovviamente non a eresie o peggio. Personalmente nel primo caso (refusi) mi sono permesso di considerare la messa valida e la transustanziazione effettivamente avvenuta, non essendo la consacrazione una formula magica ho ritenuto ininfluenti alcuni errori, mi permetto di chiederei conferma anche a voi.
Per quanto riguarda il secondo caso, dal momento che alcuni sacerdoti sul punto di vista liturgico sono alquanto permalosi se gli si chiede delucidazioni in merito al fai da te (rischiando tra l'altro un risultato controproducente), non mi resta che scrivere alla vostra disponibile e preparata redazione: in caso di frasi o gesti aggiunti durante la formula di consacrazione la Comunione è valida o è opportuno per noi fedeli cercare di assistere successivamente ad un'altra celebrazione?
Grazie anticipatamente della disponibilità.
Davide
Caro Davide,
premesso che in entrambi i casi la Messa è valida, proprio perché la consacrazione non è una formula magica, bisogna dire che nel primo caso (refusi involontari) mi sembra meglio soprassedere.
Invece nel secondo caso (volontarie interpolazioni di parole non previste dal messale), soprattutto nella preghiera eucaristica, bisogna con molta carità (e proprio in nome della carità) segnalare la cosa al sacerdote. Nel caso che non ascolti o si impermalosisca, si ha il dovere di segnalare per scritto la cosa al vescovo. Abbiamo visto che in genere i vescovi intervengono. Una volta mi è capitato anche di vedere che il vescovo ha spostato il sacerdote proprio a causa di una segnalazione di un fedele (in quel caso il sacerdote ometteva volontariamente e polemicamente sia il nome del pontefice, sia quello del vescovo quando previsto dalla preghiera eucaristica).
Riporto per comodità due citazioni importanti, la prima tratta dal documento Redemptionis Sacramentum approvato nel 2004 dalla Congregazione per il Culto Divino e la disciplina dei Sacramenti sotto il pontificato di San Giovanni Paolo II. La seconda è tratta dal vangelo.
"Ogni cattolico, sia Sacerdote sia Diacono sia fedele laico, ha il diritto di sporgere querela su un abuso liturgico presso il Vescovo diocesano o l'Ordinario competente a quegli equiparato dal diritto o alla Sede Apostolica in virtù del primato del Romano Pontefice. È bene, tuttavia, che la segnalazione o la querela sia, per quanto possibile, presentata dapprima al Vescovo diocesano. Ciò avvenga sempre con spirito di verità e carità" (Redemptionis Sacramentum, nº 184).
"Se il tuo fratello commette una colpa, va' e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all'assemblea; e se non ascolterà neanche l'assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano" (Mt 18,15-17).
Concludendo: non è un errore presentare una denuncia a un vescovo. Sbagliata è invece l'omissione di fronte a un errore di cui si è consapevoli.
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