« Torna agli articoli di Giuseppe De Lorenzo


LA MORTE DI BENEDETTO XVI: CARI PROGRESSISTI BASTA IPOCRISIE, VOI NON LO AVETE MAI AMATO
Tutto si cita in questi giorni eccetto ciò che era importante per il cardinale Ratzinger, poi Papa: la difesa dei principi non negoziabili e la lotta alla dittatura del relativismo
di Giuseppe De Lorenzo
 

Le prime pagine dei siti di tutto il mondo sono dedicate alla morte di Benedetto XVI. L'Italia non fa eccezione. Racconti accorati. Foto emozionali. Il ricordo di un papa conservatore "che ha rivoluzionato la Chiesa". Per lui, molti elogi e dichiarazioni di ringraziamento. Balle. Non nel senso che Joseph Ratzinger non sia stato davvero un gigante nella storia della Chiesa. Ma perché sono riti di circostanza, spesso e volentieri ipocriti.
Diciamolo: Papa Ratzinger non lo avete mai amato. Non trasmetteva l'empatia che vi sareste aspettati. Era molto teologo e poco star. Portava le scarpe rosse e la catena d'oro al collo. Viveva in Vaticano. Ha delineato una Chiesa ancorata ai principi che non piacevano a un certo cattolicesimo "adulto", "progressista", aperto al mondo e alla modernità.
Non lo avete mai amato. E forse non lo avete mai capito. Lo dimostrano le dichiarazioni che si leggono nei lanci di agenzia, più concentrate sulla scelta di dimettersi che su quanto fatto in otto anni di pontificato. Nei messaggi dedicati a Benedetto, nessuno - se non poche eccezioni - tra alti prelati, vescovi, presidenti della Cei, teologi e via dicendo ha mai citato la difesa dei "principi non negoziabili" e la lotta alla dittatura del "relativismo", quel cancro sociale che "non riconoscendo nulla come definitivo, lascia come ultima misura solo il proprio io con le sue voglie". Nessuno lo ha enfatizzato. Eppure era questo il fondamento del suo ministero.

IL DIRITTO A NON EMIGRARE
Nessuno ha sottolineato la forza con cui difese "la tutela della vita in tutte le sue fasi, dal primo momento del concepimento fino alla morte naturale" (no all'aborto e all'eutanasia). Nessuno ha ricordato il suo sforzo per promuovere la "struttura naturale della famiglia", senza tentennamenti, "quale unione fra un uomo e una donna basata sul matrimonio" (no alle unioni gay). Nessuno ha citato la frase di Ratzinger in cui sosteneva "il diritto dei genitori di educare i propri figli", contro qualsiasi forma di indottrinamento statale, parastatale, gender e fluidità affini. Nessuno, infine, ha enfatizzato la lotta in difesa della famiglia "dai tentativi di renderla giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione che, in realtà, la danneggiano e contribuiscono alla sua destabilizzazione" (no alle unioni civili). La Chiesa la modernità deve cercare di guidarla, non subirla. "Le varie forme odierne di dissoluzione del matrimonio, come le unioni libere e il matrimonio di prova, fino allo pseudo-matrimonio tra persone dello stesso sesso, sono espressioni di una libertà anarchica, che si fa passare a torto per vera liberazione dell'uomo".
Sarà un caso. Ma nel messaggio diffuso da Monsignor Gian Carlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes, tutto si cita tranne che l'invito di Ratzinger a riaffermare "il diritto a non emigrare", cioè "a essere in condizione di rimanere nella propria terra". "Il cammino di integrazione - diceva Benedetto XVI - comprende diritti e doveri, attenzione e cura verso i migranti perché abbiano una vita decorosa, ma anche attenzione da parte dei migranti verso i valori che offre la società in cui si inseriscono". Era così difficile includere questa parte?

LE DIMISSIONI
Sarebbe bastato un poco di coraggio per dire che quando nel 2013 Benedetto XVI rassegnò le dimissioni, molti dei commentatori tirarono un mezzo sospiro di sollievo. Lo dimostrano i fatti. Quando pronunciò la storica lectio magistralis di Ratisbona sul rapporto tra fede e ragione, su religione e violenza, in pochi si presero la briga di difenderlo (salvo dargli ragione in seguito con la nascita dell'Isis). Nello scandalo pedofilia non ebbe la stessa benevolenza della stampa, e della curia, oggi assicurata a Bergoglio. La sua scelta di reintrodurre la Messa in latino venne vista come una mossa reazionaria. Lo stesso dicasi per il tentativo di giungere ad una riconciliazione con i Lefebvriani. In Germania lo chiamarono "il Grande Inquisitore". In Italia aprirono i quotidiani col titolo "il Pastore tedesco". Nel 2008 Ratzinger, già Papa, venne invitato dalla Sapienza di Roma per l'inaugurazione dell'anno accademico: 67 tra professori e docenti diedero vita ad una protesta contro la "sconcertante iniziativa" di far parlare un pontefice all'Università. Alla fine Benedetto XVI annullò la visita, in quello che è uno dei più grandi atti censori mai avvenuti in un Ateneo.
Tutto sommato, alla fine, a tanta ipocrisia è preferibile l'onestà intellettuale di Vladimir Luxuria. L'attivista, dispiaciuto per "la perdita della persona", ha deciso di non "tacere i grandi contrasti" che "Benedetto ha avuto con la comunità Lgbtq+" e che "si sono affievoliti" solo "con Papa Francesco". [...]

Nota di BastaBugie: Raffaella Frullone nell'articolo seguente dal titolo "Benedetto XVI, quello che i media non dicono. O certamente non celebrano" spiega cinque punti chiave del pontificato di Benedetto XVI.
Ecco l'articolo completo pubblicato sul sito del Timone il 4 gennaio 2023:

«Sono sempre i più buoni quelli che se ne vanno». Si sa, il morto è sempre «una persona eccezionale», anzi «era una persona solare e amava la vita». Ovviamente tutti gli vogliono bene, anche chi fino al giorno prima non lo poteva vedere. Fatte le dovute tare, per Benedetto XVI è successa la stessa cosa. Ratzinger in questi giorni è stato celebrato dai grandi media con fiumi parole petalose «era una persona gentile» dicono gli inviati dei Tg da piazza San Pietro, «era molto amato», «un uomo mite e discreto» e altre amenità. Peccato che fino al febbraio 2013 il coro di questi stessi media fosse di segno opposto. Quel titolo del Manifesto dopo il conclave del 2005, Il pastore tedesco, è stato solo l'inizio, Ratzinger è stato avversato e detestato da molti dei pulpiti che in questi giorni effondono elogi a destra e a manca. Noi ricordiamo cinque suoi scritti che oggi non vengono citati,  meno che meno celebrati, e che sono costate dure accuse a Benedetto XVI, anche prima che salisse al soglio pontificio.
1) LETTERA SULLA CURA PASTORALE DELLE PERSONE OMOSESSUALI (1986)
L'ultimo testo magisteriale su questo tema porta la firma dell'allora prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede, Joseph Ratzinger, in cui si legge: «La persona umana, creata a immagine e somiglianza di Dio, non può essere definita in modo adeguato con un riduttivo riferimento solo al suo orientamento sessuale. Qualsiasi persona che vive sulla faccia della terra ha problemi e difficoltà personali, ma anche opportunità di crescita, risorse, talenti e doni propri. La Chiesa offre quel contesto del quale oggi si sente una estrema esigenza per la cura della persona umana, proprio quando rifiuta di considerare la persona puramente come un « eterosessuale » o un « omosessuale » e sottolinea che ognuno ha la stessa identità fondamentale: essere creatura e, per grazia, figlio di Dio, erede della vita eterna».
2) LA DOMINUS IESU (2000)
La Dominus Iesu sull'unicità e l'universalità di Gesù Cristo e della Chiesa. Il testo non è certo incentrato sul "dialogo" che va tanto di moda oggi. Si legge: «Non rare volte si propone di evitare in teologia termini come "unicità", "universalità", "assolutezza", il cui uso darebbe l'impressione di enfasi eccessiva circa il significato e il valore dell'evento salvifico di Gesù Cristo nei confronti delle altre religioni. In realtà, questo linguaggio esprime semplicemente la fedeltà al dato rivelato, dal momento che costituisce uno sviluppo delle fonti stesse della fede. Fin dall'inizio, infatti, la comunità dei credenti ha riconosciuto a Gesù una valenza salvifica tale, che Lui solo, quale Figlio di Dio fatto uomo, crocifisso e risorto, per missione ricevuta dal Padre e nella potenza dello Spirito Santo, ha lo scopo di donare la rivelazione e la vita divina all'umanità intera e a ciascun uomo».
3) I PRINCIPI NON NEGOZIABILI (2006)
I principi non negoziabili, di cui è stato strenuo sostenitore prima che difensore. Riportiamo un estratto del discorso ai partecipanti al Convegno promosso dal Partito Popolare Europeo: «Per quanto riguarda la Chiesa l'interesse principale dei suoi interventi nella vita pubblica si centra sulla protezione e sulla promozione della dignità della persona e per questo presta particolare attenzione ai principi che non sono negoziabili. Tra questi, oggi emergono chiaramente i seguenti:
a) protezione della vita in tutte le sue fasi, dal primo momento del suo concepimento fino alla morte naturale;
b) riconoscimento e promozione della struttura naturale della famiglia, come unione tra un uomo e una donna fondata sul matrimonio, e la sua difesa di fronte ai tentativi di far sì che sia giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione che in realtà la danneggiano e contribuiscono alla sua destabilizzazione, oscurando il suo carattere particolare e il suo ruolo sociale insostituibile
c) tutela del diritto dei genitori di educare i propri figli.
Questi principi non sono verità di fede anche se ricevono ulteriore luce e conferma dalla fede. Essi sono iscritti nella natura umana stessa e quindi sono comuni a tutta l'umanità.».
4) IL MOTU PROPRIO SUMMORUM PONTIFICUM (2007)
Summorum Pontificum il motu proprio con cui Ratzinger ha "liberalizzato" la liturgia tradizionale, definendola forma straordinaria del rito romano.
Un testo che gli è valso le solite accuse di un "ritorno al passato" e non poche critiche all'interno della Chiesa stessa. Scriveva Ratzinger nella lettera di presentazione ai vescovi: «Non c'è nessuna contraddizione tra l'una e l'altra edizione del Missale Romanum. Nella storia della Liturgia c'è crescita e progresso, ma nessuna rottura. Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso. Ci fa bene a tutti conservare le ricchezze che sono cresciute nella fede e nella preghiera della Chiesa, e di dar loro il giusto posto»
5) GLI "APPUNTI" SULLA PEDOFILIA (2019)
18 pagine di analisi limpida sulla piaga degli abusi nella Chiesa. Benedetto XVI mette nero su bianco che «della fisionomia della Rivoluzione del Sessantotto  rientra anche il fatto che la pedofilia sia stata diagnosticata come permessa e conveniente». E' il dilagare del relativismo che concima il terreno in cui si annida la pedofilia, dunque. Ma a questo si aggiunge «un collasso della teologia morale cattolica che ha reso inerme la Chiesa di fronte a quei processi nella società». E poi scriveva ancora «Ci sono beni che sono indisponibili. Ci sono valori che non è mai lecito sacrificare in nome di un valore ancora più alto e che stanno al di sopra anche della conservazione della vita fisica. Dio è di più anche della sopravvivenza fisica. Una vita che fosse acquistata a prezzo del rinnegamento di Dio, una vita basata su un'ultima menzogna, è una non-vita. Il martirio è una categoria fondamentale dell'esistenza cristiana»
Applaudita o meno, questa è parte della sua eredità.

DOSSIER "BENEDETTO XVI"
Discorsi e omelie del Papa teologo

Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!

DOSSIER "PERSONE FAMOSE"
Decedute dal 2020 in poi

Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!

DOSSIER "TOP TEN 2023"
Gli articoli più letti dell'anno

Per vedere articoli e video, clicca qui!

 
Titolo originale: Benedetto XVI, basta ipocrisie: non lo avete mai amato
Fonte: Blog di Nicola Porro, 1 gennaio 2023