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SI RISVEGLIA DOPO DIECI ANNI DI COMA
di Lorenzo Fazzini

 Il risveglio di Donald, dieci anni dopo.

Un vigile del fuoco di New York rimase privo di coscienza per non avere respirato per 12 minuti durante un incendio. I medici: non sappiamo che cosa sia successo, è un caso raro.
  Donald Herbert è morto nel febbraio di quest’anno a causa di un’infezione che gli ha causato diversi problemi respiratori, due anni e 10 mesi dopo essersi «risvegliato » dal coma.
 «Voglio parlare con mia moglie». Dopo 10 anni di «assenza», questa è stata la prima richiesta di Donald Herbert, un vigile del fuoco di New York, rimasto in coma per oltre 10 anni. Il suo primo pensiero, quel sabato mattina, 3 maggio 2005, quando riaprì gli occhi, fu per la moglie Linda. E il personale medico del centro sanitario Father Baker Manor di Buffalo – che in quel momento gli stava cambiando la medicazione, come da routine mattiniera – non fece altro che passare al telefono la sorpresa, euforica signora Herbert. Che così poteva parlare, dopo 10 anni, con suo marito cosciente. Una delle prime cose che l’uomo chiese alla moglie fu: «Quanto sono stato via?». La risposta – 10 anni – stupì non poco il vigile del fuoco della Grande Mela: «Pensava solo 3 mesi» riferì in seguito la moglie.
 Al capezzale del marito arrivarono anche i suoi quattro figli, adolescenti al momento dell’incidente del padre. Quel 29 dicembre 1995 – giorno decisivo per questo pompiere americano – stava combattendo contro un incendio in una casa quando il soffitto gli crollò addosso. Rimase in blocco respiratorio per diversi minuti (la Cnn riferì di ben 12 minuti senz’aria nei polmoni) e quindi entrò in coma. Fu ricoverato in ospedale e ricevette assistenza medica, terapia di riabilitazione fisica ma non era in grado di comunicare in nessun modo con l’esterno.
  A sorprendere gli specialisti fu che il recupero di Herbert non avvenne nel giro di qualche anno dal momento del drammatico incidente, ma dopo quasi un decennio: «È una cosa abbastanza inedita che ciò sia avvenuto dopo 10 anni» ha confermato la dottoressa Rose Lynn Sherr, del Medical Center della New York University. «Ma qualche volta succedono certe cose e le persone migliorano in maniera improvvisa. Noi non capiamo perché» fu la sua candida ammissione. Una volta ripreso conoscenza, Herbert – riferì la moglie – «riconosceva diversi membri della sua famiglia e li chiamava per nome». Le sue condizioni, una volta «risvegliato», vennero giudicate «molto buone. Risponde, dice sì o no, muove tutte le estremità del corpo e dà la mano alla persone» riferì il dottore che aveva in cura Herbert, Jamil Ahmed, dell’Università di Buffalo. In particolare verso la moglie Linda l’uomo si dimostrava particolarmente premuroso: «Come stai? Cosa stai facendo? » erano le sue continue domande.
 Dietro al risveglio dell’uomo – ebbe a dire lo stesso dottor Ahmed – ci può essere stato l’effetto di alcune medicine con neurotrasmettitori come la noradrenalina, dopamina e serotonina, usate per interagire sul cervello nei soggetti con problemi di attenzione, disagi cognitivi e morbo di Parkinson. Il caso di Herbert è stato giudicato «raro» da Nancy Childs, membro del Centro neuroriabilitativo di Austin, in Texas.

 
Fonte: Fonte non disponibile, 06/08/2008