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A BOLOGNA UNA SCUOLA S'INVENTA LA GITA AL CIRCOLO GAY
Come al solito, sotto la bandiera della libertà, si propagandano idee contrarie alla morale naturale
di Stefano Andrini

Una visita guidata, in orario scolastico, alla sede dell'Arcigay di Bologna. Sembra un'iniziativa goliardica ma è invece quello che farà lunedì la classe 5c dell'Istituto alberghiero 'Bartolomeo Scappi', succursale di Casalecchio di Reno. Una circolare interna, la numero 224, non lascia dubbi sulla natura dell'iniziativa che non mancherà di suscitare discussioni anche al di fuori del mondo scolastico.
Nel documento, firmato dal dirigente scolastico Paola Mambelli, indirizzato ai docenti della classe e per conoscenza al direttore amministrativo, si comunica che la classe, insieme a due professori accompagnatori, si recherà dalle 13 alle 16 nella sede dell'Arcigay «per partecipare alla visita guidata 'orientamento sulle diverse sessualità'».
Per la scuola non c'è nessun elemento straordinario ma un automatismo come tanti.
Dietro questa decisione, quanto meno singolare ma anche preoccupante sotto il profilo strettamente educativo, ci sarebbe 'semplicemente' la volontà sovrana del consiglio di classe. In altri termini sarebbero stati i ragazzi a volere questa insolita uscita di aggiornamento culturale con il beneplacito dei rappresentanti dei genitori.
Le motivazioni? Il dirigente scolastico ne elenca alcuni: prevenire i pregiudizi e l'omofobia. Non una scelta ideologica o di parte, sembrerebbe. «Di fronte ad una scuola che spesso viene accusata di essere arroccata nei suoi convincimenti la proposta del consiglio di classe», ha dichiarato ai microfoni di un'emittente locale «punta a promuovere un modo di vedere le cose a 360°». Non tutti, in realtà, sembrano gradire. A cominciare dagli stessi docenti della scuola (compresi molti professori dichiaratamente di sinistra), che, a quanto risulta, non hanno nascosto malumori e perplessità. Le domande che girano nel corpo docente – ma anche tra le famiglie – non sono di poco conto e aspettano risposte.
Perché affidare il monopolio dell'orientamento ad un circolo privato che sulla sessualità ha una visione unidirezionale? È giusto, sul piano culturale, che la scuola di fatto legittimi un modello di sessualità, proposto alle nuove generazioni, non costruito sulla verità antropologica?
E censurandone altri che, diversamente da quello edonista e individualista puntano invece sulla responsabilità e sulla dignità della persona? E infine, dietro l'obiettivo di combattere l'omofobia non c'è il rischio di veder spuntare un certo proselitismo alternativo?
Questioni sulle quali i genitori attendono legittimi chiarimenti.

 
Fonte: Avvenire, 22 gennaio 2011