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IL FLOP DELLA MARCIA ORGANIZZATA DAL MOVIMENTO PER LA VITA E' L'ENNESIMO CAMPANELLO D'ALLARME
Solo una cinquantina di persone presenti in san Pietro testimoniano il fallimento della dirigenza del Movimento per la Vita italiano (nonostante il generoso impegno di tanti volontari del movimento...)
di Alessandro Gnocchi
 

"La verità di carta": così si intitolava il libro di un giornalista cattolico pro life, che anni orsono notava come i giornali abbiano il potere di rovesciare la realtà. Quel libro può venire in mente a chi legga la pagina di "Avvenire" del 2 giugno 2011 a cura del "Movimento per la vita italiano".
Vi si illustrava il LIFEDAY tenuto a Roma il 22 maggio scorso. Il Lifeday è una iniziativa del giornalista Piero Pirovano, sponsorizzata nientemeno che dal Presidente del MpV italiano, l'europarlamentare dell'UDC Carlo Casini, il quale, in più occasioni, aveva invitato i pro life italiani a parteciparvi. Utilizzando più volte le colonne del quotidiano Avvenire, il bollettino ufficiale del MpV, "Sì alla vita", e le mail di tutti i Mpv e Cav italiani.
Con tale sponsor, si poteva pensare, chissà che evento! Qualcuno avrà sicuramente pensato: "Finalmente! Finalmente anche la direzione del MpV italiano, sempre ostile alle cosiddette marce per la vita, ha cambiato idea! Finalmente si fa qualcosa di pubblico! Casini deve avere cambiato idea".
Ma cosa è successo, in verità? Che il Lifeday è stato un vero e proprio flop. Varie persone presenti, partite con entusiasmo, hanno raccontato che i manifestanti erano circa 50, massimo 60! Lo si può notare anche osservando le poche e pudiche foto dell'evento: si vedono bandiere, cartelloni molto grandi e ben studiati, e dietro... pochissime persone (un po' confuse con i passanti, numerosi in una giornata di sole romana).
Tra queste i membri del direttivo nazionale del MpV e un gruppo di aderenti del Centro Culturale Lepanto di Fabio Bernabei. Il lettore noti che la gran parte di questo sparuto gruppo, non era giunta a Roma per il Lifeday medesimo, ma perché convocata per il direttivo nazionale degli adulti e per quello dei giovani.
Erano già a Roma, insomma, il sabato, e non hanno fatto che fermarsi anche la domenica. Di fronte a questi fatti, ci si dovrebbe interrogare: dove è finito il popolo per la vita italiano? Dove si è smarrito quello stesso MpV che tanti anni fa, all'epoca della presidenza Migliori, riusciva comunque a portare in piazza un discreto numero di persone? Nessuna di queste domande.
Nel ricordare la giornata, sul numero di Avvenire citato, Casini proponeva ancora una volta, con inspiegabili toni trionfalistici, la presunta necessità di considerare il "Movimento per la Vita come forza ispiratrice dell'intero popolo della vita". Con che coraggio pretendere questa leadership?
Nell'articolo seguente, a cura di Leo Pergamo, si presentava l'evento in questi termini: "Bilancio di un evento. Massimo risultato senza spreco di risorse". Nel testo dell'articolo si poteva leggere un resoconto capace di far pensare alla presenza di forze oceaniche. Si accennava ai "giovani provenienti da ogni regione italiana", quasi fossero legioni... Proseguiamo: "Nonostante un caldo torrido che ha scoraggiato le famiglie con bambini, diciamo il nostro grazie a tutti: alle associazioni che hanno aderito, ai volontari di Roma, ai membri del direttivo nazionale del MpV, ai numerosi giovani e amici dell'Equipe (esterni al Mpv, nda), ai giovani che in pulman ci hanno raggiunti da Tarquinia e Viterbo, a chi è arrivato in auto dalla Toscana, le Marche, il Molise, ai tanti bloccati a casa dallo sciopero dei treni...".
Mancava che i cinquanta partecipanti venissero ringraziati uno per uno, per nome... Concludeva Pergamo: "Grazie ad una buona sinergia massimi sono stati i risultati in termini mediatici, di contenuti, di preghiera e di progettualità a fronte di uno sforzo minimo, senza inutili sprechi di risorse".
Si legga tra le righe: non viene mai detto il numero dei partecipanti: come mai? Di solito è prassi fare delle stime, ricordare: "eravamo tanti, eravamo x". Qui, per il vero onestamente, nessuna. Si tirano in ballo il sole, quasi la pioggia avesse potuto garantire più partecipanti, e lo sciopero dei treni. Forse per parlare ai presenti? Per dire, tra le righe: "eravamo pochi (come si può vedere anche dall'elenco delle adesioni ufficiali, veramente pochissime) ma la colpa è del sole e dei treni!".
Si sostiene, infine, che lo sforzo è stato minimo! Anche in questo caso per dire, a chi sa come sono andate veramente le cose, perché presente: "guardate, è vero che eravamo pochissimi, ma in realtà è perché non ci siamo impegnati!"
Ma il lettore che non sa nulla, invece, crede veramente che il mondo pro life dietro al MpV ci sia davvero. E che sia forte, giovane, numeroso. E' allora bene chiarire: giustamente il papa ha salutato il MpV italiano, anche se il suo accenno ad un "folto gruppo" non è imputabile certo a Lui, ma a chi ha preparato i saluti, immaginando forse ben altre presenze.
Infatti il MpV italiano ha tantissimi meriti, dal momento che con i suoi Cav aiuta migliaia di donne e bambini tutti i giorni. Il punto dolente non sono dunque i Cav, e i generosi volontari del MpV, ma un altro: cosa ha fatto in questi anni il MpV centrale, quello, per intenderci, guidato da Carlo Casini? Non si può certo dire che abbia proposto con coraggio e costanza una vera cultura della vita, che abbia resistito alla progressiva avanzata della cultura della morte.
Il risultato è evidente: nonostante un budget del MpV centrale di un milione di euro, dicesi un milione, che non finisce certo ai Cav, e all'assistenza concreta, ma che dovrebbe servire a fare battaglie culturali importantissime, il periodico "Sì alla vita", che ingurgita cifre incredibili, vende pochissime copie, mentre la chiamata di Casini ad una manifestazione pubblica non riscuote effetto alcuno!
E' dunque forse ora di capire che un Movimento non può essere presieduto da vent'anni dallo stesso presidente, che nel contempo, invece di dedicare il suo tempo ad espanderlo e renderlo incisivo, insegna all'università, fa il parlamentare (da 30 anni!), presenzia nei cda di assicurazioni e di banche, e imposta tutto il MpV sulla sua persona (e su quella di sua figlia, onnipresente come lui, sul palco, in quasi tutti i convegni e raduni)…
E' ora forse di capire che se in piazza non si riesce a portare nessuno, è anche perché la gente non capisce come mai il MpV centrale non sia mai chiaro, quando è in ballo la politica: chi ha sentito una parola di Casini in occasione della candidatura di Mercedes Bresso, la Bonino piemontese, alle ultime regionali?
Chi ha mai sentito Carlo Casini osteggiare pubblicamente uno dei tanti candidati pro morte sostenuti, o almeno non ostacolati, dal suo partito? E' ora che la direzione del Mpv non sia più in mano a chi professa due appartenenze, al MpV medesimo e ad un partito, perché questo limita fortemente la battaglia per la vita, e nello stesso tempo allontana dal MpV quanti non condividono le idee politiche del suo presidente e persino tutti i politici dei vari partiti, che mai e poi mai potrebbero appoggiare un Movimento così legato ad una persona che fa capo ad un partito avversario.
E' soprattutto ora di un rinnovamento, di lasciare spazio a forze nuove. I 50 partecipanti al Lifeday, dei quali non tutti del MpV medesimo, il boicottaggio dell'evento da parte di molti pro life romani, anche del MpV stesso, dovrebbe insegnare qualcosa. E lasciamo perdere le "verità di carta" e i trionfalismi artificiali post flop.

 
Fonte: Libertà e Persona , 04/06/2011