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RIFIUTI A NAPOLI: L'INTERVENTO DELLO STATO E' INGIUSTO (OLTRE AD ESSERE ANCHE INEFFICACE)
La raccolta e lo smaltimento dei rifiuti è una competenza comunale e il neosindaco De Magistris ha vinto le elezioni con un programma nel quale dice di voler risolvere il problema dei rifiuti: diamogli credito e lasciamolo lavorare
di Robi Ronza
 

A poche settimane da quando vinse le elezioni a sindaco di Napoli proclamando tra le altre cose che avrebbe risolto in quattro e quattr'otto il problema dei rifiuti, ecco che  Luigi De Magistris si è già messo sulla stessa strada dei suoi predecessori. E' andato cioè a Roma a chiedere, anzi a pretendere che il governo dello Stato si faccia ancora una volta carico di un problema, quello della gestione dei rifiuti della grande città campana, che non è affatto  dello Stato (ovvero di tutti noi) bensì di Napoli (ovvero dei napoletani). Il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, si è precipitato a dire che ha ragione, e anzi ha subito preparato una bozza di decreto in proposito, mentre il presidente della Repubblica, peraltro napoletano sia di nome che di fatto, ha dato il suo autorevole appoggio alla rinnovata... nazionalizzazione di questo problema comunale.
Certamente non si deve dimenticare che Napoli è la ex capitale che più di tutte ha patito le conseguenze del declassamento seguito alla formazione dello Stato italiano. E' stata dissanguata a vantaggio di Roma con un processo avviato dal Regno, fortemente accelerato da Mussolini ma poi continuato a spron battuto anche dalla Repubblica. Come avemmo già occasione di scrivere, Napoli è un gigante snervato, perciò incline alla follia. Al di là di ogni motivo immediato non si spiega diversamente il caso di una grande città a forte vocazione turistica che all'inizio dell'estate si garantisce una potente campagna negativa la quale, grazie alla sua "telegenia", ogni giorno e per diverse settimane fa il giro del mondo.
Che cosa comunque si può fare per aiutarla? Un'esperienza ormai ultradecennale dimostra che l'intervento dello Stato oltre ad essere ingiusto è anche inefficace. Napoli si fa gestire lo smaltimento delle immondizie dallo Stato a spese di tutti noi, ma nel frattempo non si organizza affatto per fare da sé. Appena la gestione statale viene meno si ritorna al caos di prima.
Non sarebbe allora il caso di provare un altro sistema, quello cioè del fermo richiamo alla responsabilità specifica di ciascun livello di governo?
La raccolta e lo smaltimento dei rifiuti è una competenza in primo luogo comunale e in secondo luogo regionale. Lo Stato non c'entra affatto. Si lasci dunque a Napoli e alla Campania di risolvere il problema come analogamente si fa nel resto d'Italia.  De Magistris è stato eletto a Napoli da una coalizione che si è autoproclamata la parte più sana e onesta della città. Bene, diamole credito. E' una coalizione che comprende anche i "verdi", e che ha vinto le elezioni con un programma nel quale tra l'altro si dice di voler risolvere il problema dei rifiuti con la crescita esponenziale della raccolta differenziata senza ricorrere in alcun modo agli inceneritori. Diamole credito, magari è vero, lasciamoli lavorare.
Spero vivamente che Berlusconi giovedì prossimo, quando se ne parlerà alla riunione del Consiglio dei Ministri non faccia di nuovo l'errore di dire ancora  una volta e senza condizioni, "Ci penso io". Non di diritto ma pro bono pacis si può accettare per un'ultima volta di aiutare Napoli e la Campania ad aiutarsi: ovvero fare uno sgombero straordinario dei rifiuti attualmente abbandonati nelle vie della città a fronte di a precisi impegni in quanto a luoghi e tempi per la costruzione di inceneritori e di impianti di trattamento dei rifiuti riciclabili. E non a totale carico dello Stato, bensì in cambio della cessione del gettito della tassa comunale sui rifiuti, il che implicherebbe automaticamente una pubblica verifica di quanto tale tassa venga pagata a Napoli.
Se Napoli e i napoletani avessero chiaro che non ci sarà più alcun deus ex machina pronto a risolvere i loro problemi a spese del resto del Paese, sono certo che una città e un popolo così ricchi di creatività saprebbero venirne fuori brillantemente. E questo potrebbe essere il primo passo della loro rinascita.

 
Fonte: La Bussola Quotidiana, 27-06-2011