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«Questo segno vuole venire a voi per recarvi una Parola paterna e fraterna, attinta alle esperienze più semplici, ma imbevuta anche della Dottrina più alta...». Così scriveva, mezzo secolo fa, Giovan Battista Montini, allora arcivescovo di Milano ma futuro Paolo VI, presentando Il Segno, mensile della diocesi ambrosiana. Leggendone l'ultimo numero, uscito la settimana scorsa, qualche fedele si deve essere chiesto se, alla dottrina della Chiesa, non si vada sostituendo quella del Partito democratico.
L'ultimo numero del giornale diretto da don Giuseppe Grampa, parroco di S.Giovanni in Laterano a Milano ma anche docente di Filosofia delle religioni alla Cattolica, dedica infatti la copertina e ampi servizi all'interno al grande tema della crisi, chiamando a parlare soltanto studiosi che hanno militanze presenti e passate nel partito bersaniano.
Uno è il giuslavorista Pietro Ichino, che per il Pd siede nei banchi del Senato, il secondo è Pippo Ranci, economista della Cattolica e già a capo dell'Authority energia e gas in quota piddina e il terzo, Michele Salvati, economista anch'egli (ma alla Statale di Milano), deputato ulivista ne 1996, del Pd ha praticamente scritto il manifesto costitutivo. Una singolare affollamento democrat su un tema, la crisi economica, che non parrebbe un dogma di fede e sul quale anche qualche studioso cattolico di altra estrazione avrebbe potuto utilmente portare il suo contributo.
E magari una lettura diversa.
La Fondazione Rui, per esempio, molto attiva a Milano e vicina all'Opus Dei, è presieduta da un economista dell'Università di Firenze, il professor Cristiano Ciappei. Sarebbe poi stata molto lunga la lista degli studiosi vicini a Comunione e liberazione titolati a dire la loro: dallo statistisco Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, a Giancarlo Rovati, economista della Cattolica e già presidente della Commissione povertà. Comunione e liberazione che, tra l'altro, prima di Natale, ha diffuso proprio un articolato documento sulla crisi, promuovendo incontri e assemblee in tutta Italia.
Un dettaglio questo che qualcuno, negli ambienti cattolici ambrosiani, ha messo in relazione alla scelta don Grampa, quasi che il sacerdote abbia voluto in qualche modo sfidare il nuovo inquilino di Piazza Fontana, sede dell'arcidiocesi, vale a dire il cardinale Angelo Scola, che di Cl fu uno dei primi aderenti alla fine degli anni '50.
Insomma, che il Segno l'abbiano voluto dare innanzitutto al cardinale, per metterne alla prova le tanto decantate virtù di pastore aperto e in grado di valorizzare tutte le sensibilità ecclesiali, anche quelle distanti dalla sua. E infatti don Grampa, 70 anni, da Busto Arsizio (Varese), è abbastanza lontano dall'attuale cardinale. Viene, è proprio il caso di dirlo, da un'altra parrocchia. Molto legato al cardinale Carlo Maria Martini, tanto da recarsi spesso a trovarlo in Terra Santa, Grampa è legato agli Scout cattolici ed è un riferimento storico delle Acli milanesi.
«Dio non è arruolabile né manipolabile da nessuno», aveva detto tempo fa presentando il suo libro La schiena di Dio, «né dalle religioni né dal potere politico. La schiena allude alla non disponibilità né sequestrabilità di Dio».
E quando c'è stato da celebrare i 75 anni di S.Giovanni in Laterano, la sua parrocchia a due passi dal Politecnico, ha invitato Vito Mancuso, teologo ultraliberal ed editorialista di Repubblica. Un martiniano di ferro come lui, del quale la Civiltà Cattolica, non certo l'ultimo foglio lefevriano o ultracattolico, scrisse che aveva negato «circa una dozzina di dogmi della Chiesa cattolica».
Teologo che tornerà anche ai primi di febbraio, il giorno 9, per presentare ai fedeli il suo ultimo libro, Io e Dio, una guida ai perplessi. Luogo molto appropriato, considerando che a S.Giovanni opera la cattedra dei non credenti, «spazio del libero pensare» ma garantiscono i parrocchiani di don Grampa, «non assediato da clericali vischiosità».
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