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«La Chiesa parli di sesso e non di dono o di perdono per difendere la famiglia», parola di Fabrice Hadjadj, francese di Nanterre, classe 1971. Un figlio di ebrei tunisini, come il cognome rivela, a lungo anarchico e nichilista ma, che nel 1998, nel pieno della sua fama intellettuale (pubblicava con autori celebrati dalla gauche come Michel Houellebecq), s'è convertito al cristianesimo. [...]
In Francia e ovunque nel mondo occidentale si sostenga la necessità del matrimonio omosessule, che Hadjadj definisce un «cercle carré» vale a dire un «cerchio quadrato» ossia un non senso, «la crisi della famiglia è stata una grazia perché si è resa necessaria una discussione sulla sua evidenza».
Una discussione in cui «la Chiesa, tempio dello spirito, difende la carne, diventa testimone di Dio ma anche testimone dei sessi» e se ieri «si pensava che il sesso fosse il nemico della Chiesa, oggi solo la Chiesa può salvare la sessualità, spirituale e carnale», in una battaglia a parti invertite. La contestazione della famiglia tradizionale, ha ricordato Hadjadj, «s'è sviluppata negli anni '60 con l'idea che la famiglia fosse repressione della libido sessuale, repressione della donna, ridotta a angelo del focolare, e repressione dei figli, standardizzati secondo le norme». Un pensiero però che parte da lontano, dall'epoca dei Lumi, quando Jean Jacques Rousseau e la sua paradossale attenzione per il bambino basata sull'idea di uomo naturalmente buono ma corrotto dalla società. «Similmente, il bambino è innocente e questa fascinazione, questo culto dell'infanzia porta a vedere in genitori come corruttori del figlio che deve obbedire». Dopo Rousseau, il pensiero politico si è evoluto, perdendo di vista la famiglia: «Dal concetto di città, di la polis aristotelica, si è passati al concetto di società, dove il primo, era di origine politica mentre il secondo viene da una concezione economica».
In una società, ha osservato Hadjadj, si stipulano dei contratti e «il sesso di chi stipula non ha importanza», anzi, «i legami del sangue sono sospetti, perché esclusivi, quasi fondamenti di razzismo». La battaglia delle comunità gay e di quanti appoggiano l'idea del matrimonio omossessuale però, secondo il filosofo francese, mostra alcune contraddizioni. «Quelli che negli anni '70 erano contro la famiglia», ha osservato, «sono diventati a favore della famiglia 'per tutti', come si dice in Francia». Segno che la famiglia non era una costruzione religiosa e innaturale come si sosteneva. «La postmodernità aveva pensato di sbarazzarsi della famiglia», ha detto Hadjadj, non riuscendovi la assimila. E non è l'unica contraddizione: nella famiglia pensata in modo «contrattuale» si contemplano due uomini e due due donne «ma allora», si è chiesto, «perché fermarsi? Perché non immaginarla a quattro o cinque? Fermarsi a due, significa siamo sotto la fascinazione del dato naturale». Un po' come l'altra grande contraddizione che individua nella possibilità di aver figli la realizzazione delle persone omossessuali.
Il punto è che, secondo Hadjadj, la risposta cattolica a questa offensiva rischia di esser sbagliata. Si cercherà, ha spiegato, di dimostrare che il padre e la madre non sono due tiranni e si insisterà sulla famiglia come luogo dell'amore, dell'educazione e della realizzazione di sé, compiendo «l'errore metafisico di non distinguere l'essere e il bene». E si arriverà, ha quindi concluso il filosofo, «a dire che la famiglia è il luogo della trasmissione dei valori: esatto ma non vero. È trasmissione dell'essere e della vita».
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