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I Giuristi per la Vita e l'associazione Pro Vita Onlus hanno deciso di presentare un esposto-denuncia contro la RAI alla Procura della Repubblica di Roma, al Presidente della R.A.I., alla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi. Questo il fatto denunciato. Il 30 maggio 2014 nel corso della trasmissione "LOL" in onda su Rai2, dopo il telegiornale delle 20.30, veniva presentato uno sketch "satirico" il quale mostrava Gesù Cristo, gli apostoli ed una donna riuniti in un allegro e spensierato banchetto. A mano a mano che l'inquadramento della scena si allargava, diventava sempre più chiaro che il contesto fosse quello dell'Ultima Cena. Le note della celebre aria di Mendelssohn trasmesse in sottofondo alludevano evidentemente ad una scena di matrimonio, e parevano riferirsi alle nozze tra Gesù e la donna che gli sedeva accanto. L'equivoco sui nubendi viene subito chiarito quando nella scena lo stesso Gesù bacia sulla bocca uno degli apostoli, verosimilmente Simon Pietro, con evidente e chiara allusione al matrimonio omosessuale. Un ignobile e blasfemo spot per le nozze gay.
Sorge a questo punto spontanea una domanda. Se al posto di Nostro Signore ci fosse stato il profeta Maometto i dirigenti della RAI avrebbero mandato in onda quello sketch blasfemo? Pensiamo di proprio di no. Quei dirigenti, infatti, non avrebbero certamente voluto offendere il sentimento religioso dei musulmani, o forse – più semplicemente – non avrebbero voluto fare la fine di Kurt Westergaard, il disegnatore danese delle ormai celebri vignette contro Maometto pubblicate sul giornale Jyllands-Posten. Oggi Westergaard, dopo essere scampato ad una nutrita serie di attentati ed aver cambiato almeno cinque rifugi, vive sotto strettissima protezione.
La vicenda delle vignette pubblicate dal Jyllands-Posten nel 2005 diede la stura ad autorevoli esponenti della sinistra bien-pensant, ad intellettuali à la page, a cattolici dialoganti col mondo islamico, a sacerdoti del politically correct, ad opinion maker da rotocalco, a liberali da salotto, a politicanti opportunisti, di gridare allo scandalo per l'offesa religiosa arrecata al mondo musulmano con quella satira che aveva oltrepassato il limite del rispetto della fede altrui. Tutta quella compagnia di giro, tanto per intenderci, che aveva preteso ed ottenuto le «scuse ed il pentimento» del senatore leghista Roberto Calderoli per la sua comparsata televisiva in cui aveva mostrato alcune delle vignette contro il profeta, stampate sulla maglietta che indossava. Il governo di allora – di cui Calderoli era componente – espresse pubblicamente il «disaccordo totale» con l'iniziativa del senatore leghista, invitandolo alle dimissioni dalla carica di ministro. L'allora Presidente del Consiglio dei Ministri così si espresse ufficialmente: «Il governo italiano ha chiara l'idea che la libertà di ciascuno arriva fino a quando non incide sulla libertà degli altri. E se degli atti che possano all'apparenza sembrare non offensivi secondo la mentalità di chi li fa, e che invece sono ritenuti offensivi da parte di chi li riceve, questo significa entrare nella sfera di libertà degli altri e non rispettarla». Parole sacrosante. Ora, però, ci attendiamo che tutti costoro facciano risentire la propria vibrante protesta anche per il sacrilego sketch della RAI. Non vogliamo, infatti, pensare che in questa delicata materia – che riguarda la sensibilità di milioni di italiani – si utilizzi il sistema dei due pesi e delle due misure, l'odioso "double standard" che caratterizza il codardo atteggiamento britannico sul tema: debole coi forti e forte con i deboli.
Ci permettiamo di ricordare che il vecchio reato di «offese alla religione dello Stato mediante vilipendio di persone», previsto dall'art. 403 del codice penale, è stato modificato nel reato di «offese ad una confessione religiosa mediante vilipendio di persone», proprio per estendere la sua applicazione anche ad altre fedi. Una volta caduto il privilegio del cattolicesimo – non più considerato "religione di Stato" – ci ha pensato l'art.7 della legge 24 febbraio 2006, n. 85 ad unificare nella tutela apprestata da tale disposizione tutte le confessioni religiose, eliminando, appunto, la disparità di trattamento tra la religione cattolica e le altre, già sollevata dalla Corte Costituzionale con la sentenza n.168 del 18 aprile 2005.
Tornando al vergognoso sketch della RAI, non si pretende che il direttore di RAI2 faccia la fine del suo collega Jacques Lefranc, direttore di France Soir, licenziato il 2 febbraio 2006 per aver pubblicato le vignette danesi contro Maometto, ma è lecito chiedere che almeno chieda scusa e mostri in futuro una maggiore intelligenza e sensibilità nella scelta delle immagini da mandare in onda.
Resta il fatto che un errore è stato commesso e va sanzionato. Anche penalmente. Il reato di offesa ad una confessione religiosa previsto dall'art. 403 del codice penale, vale solo per la fede musulmana, ebraica, sikh, indù, buddista o comprende anche quella cristiana? Un giudice a Roma ci saprà dire.
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