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Dal "matrimonio trans" di Aversa al matrimonio single" di Napoli. Nello spazio di pochi giorni la regione Campania si è resa protagonista, suo malgrado, di due fatti, l'uno più singolare dell'altro, che in breve tempo sono rimbalzati sulle prime pagine e le home page dei principali organi d'informazione.
Il primo episodio ha avuto luogo ad Aversa, in provincia di Caserta, dove Alessia Cinquegrana, ex miss Trans riconosciuto di sesso femminile nonostante non si sia mai nemmeno sottoposto ad intervento chirurgico, si è "sposato" in municipio con il compagno Michele Picone. Al termine della cerimonia, la coppia, circondata da giornalisti e telecamere, ha dichiarato di voler presto fare un passo ulteriore cercando di "adottare una bambina".
Il secondo episodio, altrettanto folle, si è svolto pochi giorni dopo a Napoli dove Nello Ruggiero, parrucchiere 40enne di Sant'Antonio Abate, è convolato a nozze con sé stesso, pronunciando il fatidico sì davanti ad amici e parenti accorsi per lui presso La Sonrisa, il castello reso celebre dal programma Tv "Il Boss delle cerimonie".
Ai microfoni dei giornalisti, Ruggiero ha spiegato così i motivi della sua provocatoria e "stravagante" decisione: "Non potrò mai amare nessuno quanto amo me stesso. Anzi, amare se stessi è la cosa più bella che possa capitare a un essere umano: solo così si può raggiungere infatti la propria tranquillità interiore. L' 'ho fatto soprattutto per miei genitori, Paolo e Maddalena, che sono anziani. Ero l'unico celibe di cinque figli, volevo dimostrare loro che sto bene così. Mi completo da solo. Come l'hanno presa? Benissimo".
Al rientro dal viaggio di nozze lo sposo-single è stato intervistato ai microfoni di Radio Cusano Campus dove ha raccontato il suo viaggio in solitario da neo sposo con sé stesso:
"Sono appena tornato dal viaggio di Nozze, sono stato in Egitto dal 15 aprile al 30 aprile. Rigorosamente da solo, perché mi sono sposato da solo, però là ho fatto diverse amicizie. Se ho rimorchiato? Ni…Mi sono rilassato, ho fatto una bella esperienza".
Il "matrimonio trans" di Aversa e il "matrimonio single" di Napoli, all'apparenza differenti, rappresentano due facce della stessa emblematica medaglia, raffigurante la celebrazione di ogni desiderio e il conseguente disfacimento della famiglia odierno. Chi si scandalizza facilmente per il matrimonio di Nello Ruggiero con sé stesso deve infatti indignarsi e gridare alla follia, allo stesso modo per il "matrimonio" tra 2 uomini, di cui uno afferma di essere una donna.
Entrambi le unioni si fondano, infatti, sul trionfo della volontà soggettiva in nome dell'illimitata autodeterminazione dell'individuo, a costo di rifiutare la realtà e di negare l'esistenza di una legge naturale. Uno schizofrenico paradigma che, dopo aver divelto ogni paletto etico e valoriale, capace di fornire dei criteri di giudizio e valutazione oggettivi, in maniera logica e coerente, trasforma in diritto ogni più insolito e bizzarro desiderio.
Nota di BastaBugie: ecco altre notizie dal gaio mondo gay (sempre meno gaio).
CASO RICCI, IL DOPPIO GIOCO DI AVVENIRE
Applausi. Applausi a scena aperta. Quando è giusto è giusto: bisogna riconoscere la bravura. Difendere uno psicologo nel mirino del suo ordine professionale per aver sostenuto che un bambino ha bisogno di una mamma e di un papà, e allo stesso tempo cogliere l'occasione per promuovere l'omosessualità e l'ideologia del gender (quella buona ovviamente). Bisogna avere classe non c'è dubbio. E il quotidiano Avvenire, "voce" della Conferenza episcopale italiana, in questo non è secondo a nessuno.
La vicenda è nota: lo psicologo milanese Giancarlo Ricci dovrà subire un procedimento disciplinare dal proprio ordine professionale per le affermazioni in tv su omosessualità e gender. È una vicenda che si inserisce nel quadro di una vera e propria opera di intimidazione e discriminazione nei confronti di psicologi e psichiatri che non si piegano all'ideologia Lgbt. Su tale vicenda Avvenire intervista (edizione del 9 maggio) lo psichiatra Tonino Cantelmi, presidente dell'Associazione italiana psichiatri e psicologi cattolici (Aippc), e - aggiungiamo noi - punto di riferimento privilegiato per la Cei.
Nell'intervista Cantelmi è molto chiaro nella difesa del proprio collega, ma soltanto in quanto è in pericolo la libertà di pensiero e di ricerca scientifica. Ma poi quando si entra nel merito, il professor Cantelmi - se il suo pensiero è stato riportato fedelmente - fa delle affermazioni che non solo negano il pensiero di Ricci, ma anche ciò che la Chiesa ha sempre insegnato. E oltretutto non spiega questa differenza, così che il lettore potrebbe pensare che con Ricci ci sia identità di vedute.
Ma ecco i passaggi fondamentali del Cantelmi-Avvenire pensiero.
Punto uno: «l'omosessualità di per sé non è una patologia. Dobbiamo accogliere il frutto della ricerca scientifica con serietà. Al momento attuale l'omosessualità è considerata una variante della sessualità senza una connotazione patologica a priori». Cosa capisce il lettore? L'omosessualità non è più un disordine oggettivo - come afferma il Catechismo della Chiesa cattolica -, ma una delle possibili varianti della sessualità: omo, etero, fluido, cosa importa? Tutto è sullo stesso piano, l'importante è «la felicità e il benessere».
Punto due: Secco no alle terapie riparative, così come a quelle affermative, anche qui tutto sullo stesso piano. Ovvio, se l'omosessualità è soltanto uno dei possibili orientamenti sessuali, soltanto l'offrire la possibilità di un percorso che porti all'eterosessualità diventa una violenza. Questo ci fa capire perché associazioni come il Gruppo Lot di Luca Di Tolve siano ostracizzate dai vescovi italiani mentre fioriscono gruppi cristiani di Lgbt. E chi vive con disagio la propria omosessualità, chiede il giornalista? C'è la psicoterapia, risponde Cantelmi, perché ogni disagio va ascoltato. In altre parole accompagnare, discernere, ecc. Il disagio dunque, nel caso non fosse chiaro, non ha radice nell'omosessualità.
Punto tre: non c'è solo il gender cattivo, c'è anche quello buono: i gender studies, che ci hanno insegnato a combattere contro gli stereotipi di genere, ci dice Cantelmi. E qui torna la favoletta su cui Avvenire insiste ormai da tempo, una strategia per far passare l'ideologia gender dando l'impressione di combatterla. Su La Nuova BQ, a suo tempo lo ha spiegato chiaramente lo psicologo Roberto Marchesini, ma anche Giancarlo Ricci ha spiegato chiaramente come i gender studies derivino dal costruttivismo: «L'identità sessuale, e in generale la sessualità umana, viene cioè concepita essenzialmente come l'effetto di una costruzione culturale e sociale. La natura è esclusa, anzi superata. Ciò che è naturale è ampiamente disponibile, modificabile, superabile in vista di una mutazione antropologica in cui il genere potrà essere liberamente scelto». I gender studies insomma non hanno portato alcun beneficio, sono invece un attacco alla metafisica, alle basi della nostra civiltà, sono la negazione di una natura con una sua finalità.
Sì, è vero: l'ordine degli psicologi che vuole processare Ricci è vergognoso. Ma Avvenire è forse anche peggio: neutralizza il suo pensiero facendo finta di difenderlo.
(Riccardo Cascioli, La Nuova Bussola Quotidiana, 11-05-2017)
I FIGLI SONO COSE, COME ARRIVANO NON IMPORTA, FAREI ANCHE L'UTERO IN AFFITTO
«Voglio un figlio a 60 anni, a tutti i costi. Io voglio sempre cose nuove e farò tutto quello che si può fare». Esordisce così (video più sotto) Lory Del Santo, una delle tante showgirl che animano il grande circo televisivo.
Abbiamo deciso di parlarne poiché si rileva una continuità di disprezzo del mondo Lgbt verso i bambini. Da quelli acquistati e brutalmente strappati dalle loro madri biologiche da parte di Nichi Vendola e Sergio Lo Giudice, alle dichiarazioni della politica Lgbt Rosaria Iardino sul «diritto dei bambini ad avere due mamme», dal «la coppia omosessuale vuole farselo il figlio» pronunciato da Ivan Scalfarotto fino ai 18 genitori che «andrebbero bene per i bambini» secondo Giuseppina La Delfa, ex presidente delle Famiglie Arcobaleno.
Poi arriva la paladina del mondo gay, Lory Del Santo, che dedica i suoi film all'associazionismo Lgbt, testimonial di Gay Pride e bandierine arcobaleno. «I figli sono delle cose che uno deve amare, come arrivano non importa. Farei anche l'utero in affitto», ha dichiarato in una delirante intervista radiofonica. «È bello poter scegliere i figli - dice la Del Santo -, come ad un supermercato. Io vorrei una roba nordica, dovrebbe assomigliare al nordico, occhio un po' azzurro o verde».
Nessuna ironia, purtroppo la signora è estremamente seria, così come lo sono i due omosessuali Andrea Rubera e Dario De Gregorio che, in diretta televisiva, hanno elogiato il gesto della madre surrogata da cui hanno acquistato il bambino: «E' stato un atto di generosità, come donare il sangue o qualcosa del genere». Alla domanda di dove fosse ora la madre di quel bambino, la risposta: «La madre è un concetto antropologico».
Bambini sempre più concepiti come oggetti da donare come fossero pacchi regalo, da ordinare, scegliere, acquistare e impossessarsene. Al crescere dell'ideologia Lgbt si osserva per questo la nascita spontanea di associazioni in difesa dei più piccoli, come il Comitato difendiamo i nostri figli guidato da Massimo Gandolfini. Il quale, pochi giorni fa, è intervenuto ad un convegno a Treviso assieme all'avv. Gianfranco Amato, co-fondatore del Popolo della Famiglia, anch'egli impegnato nella stessa resistenza: un bel segnale dopo l'incomprensibile e controproducente frattura tra le due realtà.
(Il Timone, 26 aprile 2017)
DALLE SCUOLE ALL'UNIVERSITÀ: UNISTRASI DI SIENA ADERISCE AL TOSCANA PRIDE
UniStraSi, l''Università per Stranieri di Siena è la prima Università ad aderire al Toscana Pride 2017, dando il suo patrocinio alla manifestazione dell'orgoglio LGBTQI (lesbico, gay, bisex, trans, queer e intesex) toscano quest'anno si terrà ad Arezzo il prossimo 27 maggio.
Il Comitato promotore del Pride Toscano ha, infatti, contattato, una ad una, le diverse università pubbliche della Toscana (Firenze, Pisa, Siena, Normale di Pisa, Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, Università per stranieri Siena e Scuola IMT Alti Studi Lucca), chiedendogli di patrocinare l'evento, nonché promuovere i contenuti politici e gli appuntamenti del Toscana Pride.
Oltre a ciò, alle Università è stato richiesto di partecipare in maniera ufficiale inviando un loro rappresentate istituzionale direttamente alla sfilata e compiere un gesto simbolico nelle giornate tra il 17 maggio (Giornata Internazionale di Lotta ad Omo-bi-transfobia) e il 27 maggio, come l'esposizione della bandiera arcobaleno sul pennone dell'ateneo.
Infine, come ulteriore gesto concreto, il comitato, ha richiesto a tutte le Università toscane di seguire l'esempio di altri atenei italiani introducendo carriera alias (o doppio libretto) per le persone transessuali/transgender.
Junio Aglioti, responsabile dei rapporti con le istituzioni universitarie per il Comitato Toscana Pride, ha sottolineato l'importanza di coinvolgere le università per il loro evidente ruolo educativo svolto nei confronti delle nuove generazioni: "La scelta di un'università di patrocinare il percorso politico del Toscana Pride ha una forte ricaduta su docenti, studenti e personale dell'ateneo LGBTQI+ perché permette loro di sentirsi parte di una comunità che ne riconosce a pieno le identità. Inoltre l'università si rende protagonista attiva nel percorso di cambiamento per una società più inclusiva, rivendicando il suo ruolo pubblico di formazione".
Il piano di "normalizzazione" LGBT+, oltre alle scuole, punta dunque alle Università italiane per indottrinare i nostri giovani al nuovo verbo omosessualista. Il copione è sempre lo stesso, servirsi del linguaggio, utilizzando parole all'apparenza ambigue e condivisibili, come rispetto, diversità, non discriminazione, tolleranza, per promuovere in realtà il nuovo diktat etico sessuale della fluidità di genere.
(Ludovico Biglia, Osservatorio Gender, 6 maggio 2017)
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