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A Morano sul Po, in provincia di Alessandria, la notte del 9 giugno si è svolto un rave party. Di solito questi happenings non sono autorizzati perché gli organizzatori si guardano bene dal chiedere il permesso alle autorità. Infatti, la normativa – almeno quella sulla sicurezza - è tale da consigliare agli amministratori una gestione pirata dell'evento: si passa la voce sui social et voilà, chi c'è c'è. E, ovviamente, c'è sempre di tutto e di più.
Tanto, l'indomani chi s'è visto s'è visto e andiamo a sballare da qualche altra parte. In fondo, è la vecchia teoria anarchica delle Taz («zone temporaneamente autonome»), svincolate da ogni norma. Musica a uragano (gli amplificatori, allineati, formano una enorme parete di puro fracasso), bevande di ogni tipo, magari anche generi di conforto «alternativi». Nel caso del rave di Morano, scrive Il Monferrato.it dell'11 giugno (segnalatomi dal Centro Studi Federici) che si è svolto dalle parti del locale autodromo.
Ora, l'Autodromo di Morano sul Po era benedetto da una statua della Vergine col Bambino. Ebbene, la testa decapitata del Bambino è stata ritrovata, all'indomani del rave, appesa a un albero. I residenti deplorano la «bravata». Secondo quanto riporta il foglio online, avrebbero detto che «distruggere un simbolo religioso solo per fare una bravata è una cosa stupida, oltre che blasfema. Un gesto che colpisce la sensibilità di tutta la comunità, impotente davanti a tanta vigliaccheria».
Ma è davvero una «bravata»? Gli okkupanti che a Milano hanno esposto sul balcone una statua della Madonna bendata di nero accanto a uno striscione con una scritta che nessun giornale ha voluto riportare, tanto doveva essere ripugnante, non hanno fatto una semplice bravata, bensì se la sono presa col simbolo di tutto quel che detestano: una vergine, una madre, l'immacolata (cioè, la senza peccato; e il «peccato» è esattamente tutto quel che gli okkupanti, i rave-isti, gli squatter, gli antagonisti&disobbedienti adorano). La purezza, l'autodisciplina, il sacrificio, l'obbedienza e la docilità sono racchiusi nell'immagine della Madonna, immagine di ordine e dominio delle passioni in vista di un fine più alto.
La rinuncia al piacere fisico e ai vizi, la temperanza e il silenzio riflessivo, la dimenticanza di sé e la fede (fiducia, affidamento, fedeltà). Tutto questo viene ricordato da una statuetta della Madonna. Ed è esattamente quel che i frequentatori di certi ambienti aborrono. Non è dunque una bravata, quella del rave party di Morano. Come non lo è quella degli okkupanti milanesi o la scritta inneggiante all'aborto («...e di Maria») sul muro di una chiesa.
Né lo sono i ripetuti assalti alle chiese delle Femen, o quelli reiterati di torme di femministe alle cattedrali sudamericane. Quando la Madonna disse a Bernadette di pregare per i peccatori, i prelati che interrogavano la veggente chiesero se sapesse chi fossero, i «peccatori». E lei rispose, acutamente: «Coloro che amano il peccato». Si badi: non quelli che peccano (pecchiamo tutti), ma quelli che il peccato lo amano. Profondità teologica di una ragazzina semianalfabeta.
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