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SETTE VERITA' DIMENTICATE SUL NATALE
Gesù non era un arabo, Maria e Giuseppe erano regolarmente sposati, non erano profughi, non erano clandestini, non erano senza fissa dimora, non erano poveri e non disprezzavano i soldi e l'oro dei magi
di Matteo Carletti
 

1) GESÙ NON ERA UN ARABO
Gesù non era un arabo, come viene sostenuto da più parti, né tanto meno un "palestinese" ma più semplicemente un ebreo avente, per di più, una ascendenza regale (Re Davide).

2) MARIA E GIUSEPPE ERANO REGOLARMENTE SPOSATI
Maria e Giuseppe erano regolarmente sposati e non una "coppia particolare" come spesso alcuni riferiscono.

3) A BETLEMME NON ERANO PROFUGHI
Maria e Giuseppe non erano profughi. [...] Si dovettero spostare da Nazareth a Betlemme (circa 130 km, un po' come andare da Roma a L'Aquila) per via del censimento indetto dall'imperatore romano Cesare Augusto.

4) IN EGITTO NON ERANO CLANDESTINI
Maria e Giuseppe non erano clandestini. [...] Anche quando si trasferirono in Egitto per sfuggire alla cattura di Re Erode si trovarono sempre dentro l'Impero Romano, nel quale la circolazione fra le varie province era libera. Un po' come se noi dall'Italia ci trasferissimo per tre anni, all'interno della stessa Comunità Europea, a Vienna o a Parigi.

5) NON ERANO SENZA FISSA DIMORA
Maria e Giuseppe non erano "senza fissa dimora". Avevano una casa a Nazareth dove Giuseppe svolgeva un regolare lavoro.

6) NON ERANO POVERI
Giuseppe e Maria non erano poveri. Giuseppe, carpentiere e uomo saggio, faceva parte, per usare un'espressione moderna, del ceto medio. Arrivato con Maria a Betlemme cercò un albergo dove far riposare la sua sposa avendo con sé il denaro sufficiente per pagarlo. Purtroppo non vi trovò posto per via della moltitudine di persone che si erano spostate a causa censimento.

7) MARIA E GIUSEPPE NON DISPREZZARONO I SOLDI E L'ORO
Maria e Giuseppe non schifarono l'oro ritenendolo "sterco del demonio", ma lo accettarono insieme agli altri preziosissimi doni portati a Betlemme dai nobili sacerdoti orientali.

Nota di BastaBugie: Camillo Langone nell'articolo sottostante dal titolo "Da consumista a buonista... Il Natale peggiore" parla significato del Natale.
Ecco dunque l'articolo completo pubblicato su Il Giornale il 24 dicembre 2017:
Natale lussuosista o Natale pauperista? Chiaramente, dovendo scegliere, io opterei per il primo, e pazienza per l'overdose di traffico e pacchetti: perfino san Francesco, il Povero per eccellenza, esortava ogni cristiano a essere in questa occasione «largo e munifico», mettendo in tavola i cibi più preziosi e più rari proprio per solennizzare la nascita del Salvatore.
Del resto i Re Magi portarono in dono al Bambin Gesù oro, incenso e mirra, non strofinacci equo-solidali... Il Natale pauperista lo lascio molto volentieri agli emuli di Giuda: guarda caso è proprio l'apostolo traditore a mettersi a tuonare contro gli sprechi (per chi non frequenta abitualmente il Vangelo ecco il riferimento: Giovanni 12,4).
E a tutti coloro che si meritano 4 in economia perché ignorano come il lusso sia un formidabile volano occupazionale: il cosiddetto superfluo è indispensabile a tanti lavoratori, smettere di regalare cravatte, guanti, orecchini e borsette significherebbe far crollare comparti produttivi a forte impiego di manodopera specializzata. E poi di cosa vivrebbero costoro? Di prediche moralistiche?
Dunque, dovendo scegliere, preferirei il Natale lussuosista, consumista e sprecone, ma potendo non scegliere rinuncerei anche a questi aggettivi che in effetti, deve ammetterlo perfino un collezionista di cravatte come me, un certo oscuramento del messaggio originale lo segnalano: gli uomini sono fatti così, il benessere li distrae da Dio a cui invece ritornano nel momento del bisogno. Un Natale che sia semplicemente natalizio è possibile? Un Natale senza aggettivi perché Natale è di per sé un aggettivo (il giorno natale, il giorno della nascita) e qualsiasi parola ulteriore distoglie l'attenzione dal vero protagonista della festa.
Ebbene sì, sogno un Natale puramente religioso che per qualche giorno faccia tacere ideologie e polemiche e purtroppo sembra un sogno irrealizzabile perché a buttarla in politica sono proprio coloro che della religione dovrebbero essere i custodi: i preti. Non tutto il clero, ci mancherebbe, ma tutto il clero responsabile dei presepi tendenziosi e faziosi di cui si parla in questi giorni. Non c'è scampo nemmeno in provincia, nemmeno lontano dal presepe di piazza San Pietro in sospetto di omosessualismo: ero dal barbiere a Trani e leggendo la Gazzetta del Mezzogiorno mi sono imbattuto nel presepe immigrazionista di Modugno, paesone dell'entroterra barese.
Non ci si può neanche far tagliare i capelli in pace, ho pensato. Presepi analoghi, dedicati al dio Gommone, spuntano ovunque da Arcore a Palermo, passando per Castenaso, Bra, Filattiera, Lari... L'apostasia del clero cattolico è impressionante, l'entusiasmo per un'africanizzazione che significa islamizzazione ha dell'incredibile, ma almeno fino all'Epifania si potrebbe adorare esclusivamente un bambino di nome Gesù?


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Titolo originale: Contro lo stupidario sulla Festa del Natale
Fonte: Libertà e Persona, 04/12/2015