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Lo stravolgimento della realtà dei fatti è diventato lo sport più praticato dei nostri tempi, anche nell'ambito religioso. «Non dire falsa testimonianza» recita l'ottavo comandamento, tuttavia menzogne ed inganni oggi si riconcorrono anche quando si tratta di narrare e divulgare frammenti della Storia della Chiesa, dunque fatti acclarati, ma che puntualmente vengono inzaccherati da menti che non amano la verità, bensì le interpretazioni che il mondo e i poteri forti, con le loro ideologie, propagandano.
Alcuni giorni fa avevamo parlato su queste colonne del film anticristiano Rapito del regista Marco Bellocchio (clicca qui!), ed ora non possiamo neppure tacere lo scempio che è stato commesso ai danni della figura di santa Chiara d'Assisi, oggetto dell'interesse della regista Susanna Nicchiarelli. Il suo sacrilego film è stato presentato in anteprima mondiale il 9 settembre 2022 alla 79ª Mostra del cinema di Venezia, prima di debuttare nelle sale cinematografiche italiane il 7 dicembre dello stesso anno. Ça va sans dire che la critica laica l'abbia osannato per aver sfigurato l'immagine dell'autentica santa Chiara, trasformandola in una femminista, ma ciò ha fatto anche Famiglia Cristiana, che si è laicamente compiaciuta attraverso le parole di monsignor Davide Milani, presidente della Fondazione Ente dello spettacolo, il quale ha dichiarato: «Chiara restituisce alla vicenda della Santa la possibilità di interpretare le vicende di ogni tempo grazie allo sguardo radicale della regista che vuole scardinare la rappresentazione più canonica per offrire un ritratto ribelle e vivo, complesso e stratificato. Un'opera irregolare nello spirito benché compatta nella forma, laica per vocazione, ribelle come dev'essere ogni racconto giovanile di rottura», per farlo, allora, bastava prendere la biografia di una qualsiasi rivoluzionaria e femminista, non certo la Sposa di Cristo Chiara d'Assisi. Invece no, devono contaminare i protagonisti del Cristianesimo con le idee anticristiane e togliere la santità, tanto nemica sia dei mondani che dei protestanti.
Non basta, il 14 novembre 2022 alla Filmoteca Vaticana si è svolta la cerimonia di assegnazione del Premio Fuoricampo per il film Chiara, in quanto da esso emerge «l'umanità e l'indipendenza di Chiara», come ha scritto Vatican News.
FEMMINISTA ED EMANCIPATA
Chiara, interpretata da Margherita Mazzucco, è ribelle alla famiglia non per seguire la volontà di Dio, incamminandosi sull'esempio di san Francesco, bensì per emanciparsi dallo strapotere dei maschi, permettendo alle donne di entrare «nel mondo iper-maschilista della Chiesa», come afferma Wikipedia.
Ebbene, santa Chiara è stata una donna di Dio, senza nessuna velleità femminista, visto che tale ideologia è sorta nel tempo della Rivoluzione francese per poi crescere con il liberalismo e trovare nella rivoluzione culturale del ‘68 il suo culmine, infiltrandosi massivamente nelle maglie della civiltà occidentale anticristiana. Ella era determinata a difendere ciò che san Francesco aveva realizzato con la Regola dell'Ordo Fratrum Minorum, fondando a sua volta quello che diventerà l'Ordo Sanctæ Claræ nel 1212. La regola di vita dell'Ordine fu inizialmente costituita da alcune semplici istruzioni dettate da san Francesco, ma queste osservanze nel 1215, in base a quanto stabilito dal XIII canone del Concilio Lateranense IV, dovettero cedere il posto alla Regola benedettina. Santa Chiara si batté non per rivalsa contro gli uomini - una sciocchezza così assurda da potersi considerare ridicola -, ma per tutelare con tutte le sue forze i principi francescani della povertà assoluta (Madonna Povertà) che venivano posti in pericolo a causa delle direttive ecclesiastiche provenienti dallo stesso Concilio Laterananse. Da qui i contrasti di santa Chiara, vera discepola di san Francesco, con le autorità religiose, finanche con il Pontefice. Ella non si piegò mai a linee guida errate e infedeli alle promesse originarie.
Per san Francesco, al fine di far accogliere alla Santa Sede la Regola dei Frati minori, era necessario non prendere in considerazione, temporaneamente, il ramo femminile, perché, a differenza del coevo san Domenico, che aveva adottato per i suoi Predicatori la Regola già esistente di sant'Agostino, egli ne voleva una riconducibile solo ed esclusivamente al suo Ordine. Per questo santa Chiara dovette pazientare, attendendo tempi migliori.
Lei e le sue consorelle vennero chiamate Povere Dame di San Damiano, alle quali il Cardinale Ugolino inviò, nel 1218, un visitatore cistercense, per le quali redasse, un anno dopo, una Regola che le riuniva alla famiglia benedettina, imponendo loro clausura e proprietà. Da allora iniziò un gioco sottile fra Chiara e il Cardinale, protettore delle Damianite dal 1218 in poi, anche quando diventerà Pontefice nel 1227 con il nome di Gregorio IX. L'obiettivo di Ugolino era quello di servirsi del movimento francescano femminile per riformare l'intero mondo monacale in un periodo in cui il livello delle osservanze e della religiosità lasciavano molto a desiderare in parecchi monasteri; in più il IV Concilio Laterano aveva da poco proibito la fondazione di nuovi ordini religiosi.
IL PRIVILEGIO DELLA POVERTÀ
Ma santa Chiara non ebbe alcuna intenzione di porsi alla guida dell'Ordine che Ugolino cercava di costituire. Per un po' di tempo il Cardinale trattò con riguardo Madre Chiara, arrivando a rinnovare nel 1228 il privilegio della povertà per il monastero di San Damiano. Però, dopo il 1230, adottò una linea più dura e intransigente, vietando ai Frati minori di visitare i monasteri di santa Chiara e assimilando sempre di più il funzionamento di essi a quello delle numerose istituzioni monastiche preesistenti.
Se ella aveva consigliato san Francesco, quando egli esitava fra vita eremitica e apostolato, per la scelta di quest'ultima, lui, prima di morire, le raccomandò di rifiutare ogni concessione su ciò che era essenziale. Così scrive nella sua volontà indirizzata a Santa Chiara: «Poiché, per divina ispirazione, vi siete fatte figlie e ancelle dell'altissimo sommo Re, il Padre celeste, e vi siete sposate allo Spirito Santo, scegliendo di vivere secondo la perfezione del santo Vangelo, voglio e prometto, da parte mia e dei miei frati, di avere sempre di voi, come di loro, cura e sollecitudine speciale. Io, frate Francesco piccolino, voglio seguire la vita e la povertà dell'altissimo Signore nostro Gesù Cristo e della sua santissima madre e perseverare in essa sino alla fine. E prego voi, mie signore, e vi consiglio che viviate sempre in questa santissima vita e povertà. E guardatevi attentamente dall'allontanarvi mai da essa in nessuna maniera per insegnamento o consiglio di alcuno» (Fonti Francescane, §§ 139-140). L'ideale di vita sia per san Francesco che per santa Chiara fu esclusivamente incentrato sul rigore evangelico nella povertà, nell'umiltà, nella penitenza.
Nella prospettiva di unione e assimilazione allo Sposo divino, la mistica Chiara visse la rinuncia come via prediletta per accogliere in lei Cristo. Negli scritti che sono pervenuti fino a noi, lei stessa evidenzia con insistenza il suo attaccamento per la povertà e per l'umiltà, testimoni delle sue nozze mistiche.
Principale sopravvissuta della primitiva epopea francescana, Chiara divenne un punto di riferimento nel momento in cui l'Ordine dei Frati minori, incoraggiato dal Papa, evolveva rapidamente verso forme nuove, iniziando a conoscere al suo interno delle tensioni fra coloro che volevano mantenersi fedeli alla Regola di san Francesco e i loro avversari, che reclamavano novità, accomodamenti e minor rigore, tradendo lo stesso fondatore che aveva categoricamente ordinato, nel suo celebre e straordinario Testamento, di non interpretare in alcun modo la Regola a proprio uso e consumo.
LA REGOLA DELLE CLARISSE
Ecco che, anche quando morì san Francesco, santa Chiara proseguì nel combattimento, come aveva fatto la sua guida spirituale, per mantenere viva la fiamma dell'ideale originario. Nel 1245 Innocenzo IV impose la defraudata Regola di Ugolino del 1218, chiamandola tuttavia Regola di san Francesco e non Regola di san Benedetto. Ma Chiara non poteva ritenersi soddisfatta da questo mutamento di nome, poiché il testo autorizzava le monache a possedere delle proprietà e dei redditi, cosa contraria alle sue ferme e salde convinzioni.
Per cercare di uscire da ciò che giudicava un'ingiustizia, Chiara decise con determinazione di intraprendere, verso il 1247, la redazione della Regola delle clarisse, ispirandosi a quella del ramo maschile ed alle osservanze di San Damiano, prevedendo esplicitamente la rinuncia ad ogni proprietà. Approvata dal nuovo protettore dell'Ordine, il Cardinale Rainaldo, ebbe anche il consenso, il 9 agosto 1253, di Papa Innocenzo IV, due giorni prima la morte della Santa di Assisi.
La prova del trionfo della tenacia di santa Chiara, che difese con ardore e fino all'ultimo il sigillo francescano, basato su umiltà, povertà e penitenza, sta nel ritrovamento, nel 1893 (640 anni dopo), del testo della Regola aurea, divenuta suo habitus irrinunciabile, in una piega della veste con cui venne sepolta.
Ecco, allora, smontata storicamente, attraverso le Fonti clariane, tutta l'immaginazione fantasiosa della regista Nicchiarelli, la quale ha dedicato il film alla medievalista Chiara Frugoni, che ha attivamente collaborato alla sceneggiatura, ed è scomparsa nell'aprile di quest'anno. Non sono state, dunque, consultate le fonti storiografiche attendibili, bensì i testi di Frugoni, colei che nella contemporaneità ha offerto un'interpretazione laica, liberale, progressista sia di san Francesco che di santa Chiara.
Chiara è un racconto di grande ignoranza e che lede la vita e le opere di santa Chiara.
12 BUGIE DEL FILM
Sono innumerevoli le menzogne che vengono snocciolate impudentemente:
1. Chiara vuole vivere in comune, insieme a Francesco e i frati.
2. Si immagina con l'aureola a fare la Madonna.
3. Predica alle sue consorelle idee femministe.
4. Non vuole portare la Verità e non vuole convertire le anime, affermando testualmente: «Non siamo chiamate a convertire» (lei ha convertito eccome, così come fece san Francesco. Moltissime donne l'hanno seguita, comprese quelle di casa sua, la sorella Beatrice, poi la madre Ortolana e la sorella Agnese).
5. È sostenitrice della Fratellanza universale, laicamente intesa e non in Cristo.
6. Chiara afferma con superbia: «Ho fatto un altro miracolo» (i santi, grazie alla loro fede e alla loro unione con Dio, ottengono da Lui grazie e miracoli soprannaturali).
7. Compie la lavanda dei piedi, un atto che come ben si sa è unicamente sacerdotale.
8. Balla - attività improponibile a qualsivoglia monaca degna di tale nome - insieme alle consorelle.
9. Senza velo, annuncia con gioia alle consorelle: «Saremo orizzonti e ci potranno ammirare". La testimonianza non è per Cristo, ma per se stessa e il movimento femminista: con orgoglio personale, esse diventano attiviste per le donne "in carriera".
10. Francesco è contrario alle Sacre Scritture nella sacra lingua latina (uno sproposito senza senso). Egli compose il Cantico delle creature in volgare, ma mai si sarebbe sognato di toccare la Bibbia e mai, infatti, lo fece o lo disse.
11. Francesco, nel diventare cieco, manifesta la sua disperazione a santa Chiara. Si tratta di un grossolano errore: nelle pesanti prove, anche fisiche, che egli subì, mai si disperò, anzi, il primo stigmatizzato della Storia della Chiesa, godette di poter salire sulla Croce di Cristo. Per questo venne chiamato Alter Christus, definizione che irriterà oltremodo l'eresiarca Lutero. Come risposta alla disperazione di Francesco, vengono messe in bocca a Chiara, che lo abbraccia fortemente, le seguenti parole: «Siamo ciechi insieme», offrendo agli spettatori l'immagine di una Chiara molto più forte di Francesco, debole, fragile, effemminato. Il simbolismo è veramente anticristiano: san Francesco, anche quando divenne fisicamente cieco, continuò a vedere nella Luce del Salvatore, mostrando al mondo la libertà nella Via, nella Verità, nella Vita.
12. Anticristiana è anche la scenografia del film: il buio impera sempre. La viva luce arriverà solo quando Chiara balla con le "attiviste".
Sarebbe stato sufficiente rifarsi alle Fonti Clariane, pubblicate dalle Editrici Francescane, per cercare di realizzare un'opera cinematografica dignitosa. Anche se non sempre le biografie sono soddisfacenti, esistono delle eccezioni come per esempio è accaduto con Agostino (2010), miniserie televisiva di alta qualità, diretta da Christian Duguay, interpretato dal bravissimo Alessandro Preziosi e da Franco Nero, e con i commenti tratti direttamente dalle Confessioni; oppure la miniserie televisiva Padre Pio (2000), diretta da Carlo Carlei, con l'eccellente Sergio Castellito. In conclusione, la femminista Chiara di Susanna Nicchiarelli e di Chiara Frugoni non è, sotto nessun punto di vista, la mirabile santa Chiara d'Assisi.
Nota di BastaBugie: per vedere l'elenco dei film negativi, clicca qui!
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