« Torna agli articoli di I


IL PAPA CANONIZZA L'EROE DEL PORTOGALLO 2
Nuno alvares pereira
di Plinio Corrêa de Oliveira
 

Nuno Alvares Pereira (1360-1431) nasce nel 1360 a Bonjardim, vicino a Lisbona. Si sposa a diciassette anni e quando ne ha ventitré si è già così distinto come soldato da essere nominato comandante dell’esercito portoghese dal Gran Maestro dei Cavalieri dell’Ordine d’Aviz, il futuro re Giovanni I (1357-1433). Quest’ordine cavalleresco è impegnato nella difesa in armi del Portogallo per evitare che cada sotto il dominio spagnolo. Grazie al genio militare di Nuno le sorti della guerra, che sembrava compromessa, cambiano e i portoghesi vincono la battaglia di Aljubarrota del 1385, dove le forze spagnole sono sgominate da un esercito portoghese più piccolo ma meglio organizzato e comandato. Dopo la morte della moglie, Nuno si ritira come monaco carmelitano nel monastero che egli stesso ha fondato a Lisbona. Noto con il suo titolo di Connestabile del Portogallo, Nuno è uno dei grandi eroi della storia del Portogallo ed è il capostipite di quella che diventerà la Casa Reale di Bragança.
Le prime campagne militari di Nuno Alvares Pereira sono, come egli stesso riferirà, semplici scaramucce ai confini del Portogallo. Nuno vi appare come un soldato coraggioso e impulsivo, che maturerà presto in un eccellente comandante.
Il suo coraggio si rivela quando una flotta spagnola appare a Lisbona per bloccare il porto e invadere la città. Duecentocinquanta spagnoli scendono dalle navi e si dirigono verso riva sulle loro barche. Nuno con sessanta compagni si dispone ad affrontarli. Con pochi cavalieri li attacca mentre altri, intimoriti dagli spagnoli, restano indietro. Il cavallo di Nuno è ferito e cade a terra. Nuno resta intrappolato sotto l’animale, ma anche da questa scomoda posizione continua a menare fendenti contro gli spagnoli. Questi, animati dalle difficoltà di Nuno, attaccano. Ma I portoghesi, colpiti dal coraggio del loro comandante, rispondono con grande veemenza. Benché i portoghesi siano in rapporto di quattro a uno rispetto agli spagnoli, li mettono in fuga e infliggono loro gravi perdite.
Il 15 agosto 1423 Nuno diventa carmelitano come semplice frate con il nome di Nuno di Santa Maria. Diventa un grande religioso così com’era stato un grande soldato. Con lui nel monastero c’è un sacerdote che, prima dell’ordinazione, era stato soldato agli ordini di Nuno. Quando passa, il frate Nuno bacia la sua talare in segno di rispetto per la dignità sacerdotale. Il sacerdote, dal canto suo, dichiara che uno dei più grandi onori della sua vita è stato fungere da paggio al comandante Nuno.
Vicino alla morte, si racconta che Nuno sia stato visitato dal re Giovanni I, che voleva abbracciarlo ancora una volta prima che morisse. Il re piangeva, perché considerava Nuno il suo più caro amico e l’uomo di cui la Provvidenza si era servito per salvare il Portogallo e la monarchia.
Quando Nuno capisce che la sua ultima ora è arrivata, chiede che gli sia letto il resoconto della Passione dal Vangelo di Giovanni. Muore mentre si leggono le parole “Ecce Mater tua”, “Ecco tua Madre”, che Gesù rivolge a Giovanni indicandogli la Madonna. Nuno era famoso per la sua grande devozione mariana e per gli sforzi intesi a diffondere in Portogallo il Rosario e lo scapolare.
Prima che fosse distrutta dal terremoto del 1755, la sua tomba portava questo epitaffio: “Qui giace il famoso Nuno, il Connestabile, il fondatore della Casa di Bragança: eccellente generale, pio monaco, che durante la sua vita terrena desiderò in modo così ardente il Regno dei Cieli da meritare dopo la morte la compagnia eterna dei santi. Innumerevoli furono per lui gli onori mondani, ma a tutti voltò le spalle. Grande principe, si fece umile monaco. Fondò, costruì e provvide al mantenimento di questa chiesa dove il suo corpo riposa”.
La vita di Nuno è molto significativa. Splendido per esempio è il rispetto reciproco nel monastero fra il Connestabile – ora un frate – e il sacerdote, che era stato il suo paggio. Quando il sacerdote passa, Nuno si alza in piedi per rispetto alla sua dignità sacerdotale. Il prete a sua volta considera un onore essere stato il paggio del grande Don Nuno Alvares Pereira quando entrambi erano nel mondo. Lo spirito cattolico si compiace con gioia di riconoscere la superiorità degli altri. In quei tempi questa gioia si manifestava in segni esterni di rispetto che erano parte integrante della civiltà cristiana.
In secondo luogo, vediamo come il comandante Don Nuno va in battaglia con tutta l’energia della sua personalità, trasmettendo il suo coraggio agli altri. Nuno non diventa santo quando diventa carmelitano. Era già un cattolico esemplare quando era soldato e generale. Un santo, per così dire, all’estremo opposto del tipo di sagrestano sentimentale e molle che sembra l’ideale di tanti cattolici di oggi, il tipo di cristiano timido e pavido che si occupa solo del suo piccolo interesse spirituale privato. Don Nuno mostra l’ideale del guerriero cattolico, che avanza senza paura manifestando la virtù della fortezza e infondendo coraggio anche a chi non ce l’ha.
Magnifico, in terzo luogo è anche l’“adieu” del re a Nuno. Queste persone sembrano non avere paura della morte. All’epoca anzi era più comune che un uomo avesse un presentimento della morte che si avvicinava. Se le forze lo assistevano, visitava gli amici e i parenti per congedarsi da loro. E le persone che lo conoscevano andavano a trovarlo per dirgli addio. Le persone di fede trovavano tutto questo normale. Anzi, chi restava nel mondo si raccomandava alla pia persona in punto di morte con espressioni come “Raccomandami alla Madonna”, “Quando vedi la mia patrona, ricordale la grazia che le ho chiesto”.
In quell’epoca di cortesia anche la morte delle persone di qualità aveva un che di educato e di elegante. Quando qualcuno stava per lasciare questa Terra era considerato educato visitarlo e dirgli addio. E il morente ringraziava, dava e riceveva buoni consigli, manifestava stima e amicizia per l’ultima volta. Questo è il senso della visita del re a Nuno. Giovanni I vuole manifestare la sua amicizia a Nuno Alvares Pereira. Il re piange, lo abbraccia e si congeda. Nuno muore e va a pregare in Cielo per il suo amico re.
In questa scena c’è tutta quella che è stata chiamata l’epoca delle buone maniere. Non dobbiamo sottovalutarle: la buona educazione e l’eleganza spesso vanno insieme alla virtù e contribuiscono alla reciproca eccellenza. L’eccellenza sgorga dalla tranquillità che emana da una società dove le anime non perdono di vista la prospettiva del Cielo.
Chiediamo al Beato Nuno Alvares Pereira che ci dia il suo coraggio e la sua pietà per combattere al servizio della causa di Nostra Signora e della Santa Chiesa, così minacciata in questi tempi, anche quando dobbiamo batterci contro forze nemiche preponderanti. E chiediamo alla Madonna che restauri una Cristianità e instauri il suo Regno, così che quei valori magnifici incarnati dal Beato Nuno possano nuovamente risplendere nella società.