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« Torna agli articoli di Laura Badaracchi
In tempo di Covid-19, con le scuole spesso chiuse a motivo delle restrizioni imposte dal lockdown e la didattica a distanza che ha innescato non poche difficoltà, è aumentato il numero di genitori che hanno interpellato famiglie ormai navigate in homeschooling per chiedere informazioni: «Da marzo a oggi ho ricevuto più di un migliaio di mail, oltre alle videochiamate in cui mamme e papà mi chiedevano consigli», sintetizza Elena Tinti, 34 anni, sposata dal 2010 con Michele e madre di sei figli da 1 a 9 anni, in attesa del settimo che verrà alla luce a fine agosto; vivono in provincia di Bologna e si raccontano nel blog Imparoinfamiglia.it, «aperto proprio per dare una testimonianza come credenti sulla nostra scelta di educazione parentale», spiega Elena.
«Ci siamo conosciuti durante un pellegrinaggio a Medjugorie - ricorda Michele, 31 anni, docente in vari Centri di formazione professionale -. Dopo il matrimonio, quando il nostro primogenito Gregorio aveva quattro mesi, Elena ha deciso di lasciare il suo lavoro di infermiera per dedicarsi a tempo pieno alla nostra famiglia. Di comune accordo abbiamo deciso, non senza fatiche, di rinunciare a uno stipendio. Ci siamo chiesti cosa significava educare e il nostro percorso di crescita, personale e di coppia, ci ha portato piano piano a optare per l'educazione parentale: non è solo una scelta educativa, ma uno stile di vita, la risposta adeguata a come vogliamo vivere e far crescere noi e i nostri figli. Prendendoci insieme la piena responsabilità della loro istruzione, educazione e crescita. Non perché io sia il migliore in questi ambiti, anzi sono certo che moltissimi professori, educatori e genitori siano molto più bravi. Ma chi più di me o di mia moglie può metterci cuore, tempo e dedizione nell'aiutare i nostri figli a crescere, imparando con loro?».
LA FAMIGLIA MERLI
Tutto è cominciato con Gregorio, che ha compiuto 9 anni, mentre la piccola Anna ha poco più di un anno. In mezzo ci sono Benedetta di 8 anni, Maria Marta di 6, Massimo ed Emanuele, gemelli di 3.
Imparano in un ambiente pieno di stimoli, a seconda della loro età; seguiamo i programmi ministeriali e al tempo stesso assecondiamo le loro passioni e le loro curiosità, che spaziano dalla musica alla matematica, dalla lettura all'inglese.
Mio marito e io siamo entrambi laureati, lui in ingegneria dell'automazione e io in infermieristica, ma spesso siamo "costretti" a riprendere in mano contenuti in cui ci scopriamo un po' arrugginiti: una continua sfida e un perenne apprendimento anche per noi», ammette Elena.
La scelta della sua famiglia è condivisa da migliaia di altre e le adesioni sono in aumento, anche se i dati del Ministero dell'istruzione sulla homeschooling sono aggiornati all'anno scolastico 2018-2019: allora ne usufruivano 5.126 minori, mentre quattro anni prima erano 945. Quindi la tendenza al rialzo risulta evidente, anche se nel nostro Paese siamo ancora lontani dalle adesioni in Canada (70 mila ragazzi), Inghilterra (circa 80 mila) e Stati Uniti (oltre 2 milioni).
Al di là dei numeri, quello che ha mosso Elena e Michele è il bisogno di superare «il modello premi-punizioni o promozione-bocciatura, l'associare l'errore alla persona con i voti, la rigidità degli orari. Tra delle lezioni, rientri, compiti, il tempo per la famiglia è troppo poco per conoscersi, ascoltarsi, raccontare chi siamo, cosa ci piace. Per imparare a volersi bene ci vuole tempo e la scuola ne ruba sempre troppo. Lottiamo invece affinché il tempo insieme sia tanto e di qualità, lungo e lento: serve ai bambini più piccoli ma anche ai più grandi, molte ricerche ce lo hanno confermato - afferma Michele -. Le nostre giornate non sono piene di attività, sport e varie ma sono ricche di tempo, di cui possiamo decidere il ritmo e le occupazioni: s'impara a ogni ora e ogni giorno, estate compresa. Pensiamo che l'apprendimento debba essere libero e rispettoso dell'individualità di ognuno: invece ormai al centro della scuola ci sono i programmi, i dirigenti, gli insegnanti, i sindacati e, forse per ultimi, i bambini».
LA PEDAGOGIA DI DON BOSCO
«Vogliamo invece crescere i nostri figli coerentemente ai valori che vivono in casa: rispetto, vicinanza, correttezza, bellezza, cura, fede. La pedagogia di san Giovanni Bosco ci aiuta molto», racconta Elena. Il metodo educativo ideato dal santo piemontese, infatti, si chiama «sistema preventivo e sviluppa tutta la persona: corpo, cuore, mente e spirito, mettendo il bambino al centro, creando un clima di incoraggiamento e fiducia. Per lui l'educatore è chiamato a essere una presenza costante e a camminare con i ragazzi verso la santità, proprio nello spirito di famiglia, senza trascurare il gioco e lo svago oltre alla formazione». Da don Bosco la coppia ha mutuato tre massime: «Ragione, per insegnare a pensare con la loro testa, senza i paraocchi imposti dalla cultura dominante; religione, per imparare a orientare a Dio ogni nostro desiderio e azione; amorevolezza, per compiere ogni azione in una logica di amore e dono di sé, esercitando le virtù della prudenza, giustizia, fortezza e temperanza».
Così i figli di questa coppia di sposi bolognesi imparano «nella semplicità della giornata: uno dei gemelli, per esempio, anche se ha poco più di 3 anni è stimolato a leggere ascoltando i fratelli; Gregorio è appassionato di circuiti elettrici e ha studiato quello della nostra casa. E tutti sono "esposti" alla musica perché il babbo è anche musicista e insegna loro l'inglese. Vivono in un ambiente pieno di stimoli adeguati alla loro età, che suscitano la loro curiosità: così gli obiettivi didattici sono più facili da raggiungere, si appassionano. Ma la cosa più difficile, la vera fatica, è crescere persone all'altezza delle gioie e avversità, capaci di stare in questo mondo e affrontare quello che viene. Ragazzi consapevoli di chi sono, che hanno desideri e sanno come raggiungerli». [...]
In questo itinerario esistenziale, affascinante e impervio, i figli chiedono ai genitori di pregare con loro; insieme, la scorsa estate, hanno macinato a piedi in 16 giorni circa 230 chilometri del Cammino di Santiago, per celebrare i primi dieci anni di matrimonio. «Nel percorso che vogliamo compiere con i nostri figli al centro c'è Dio e tutti camminiamo nella crescita di un rapporto con Lui, che è la meta, il vero obiettivo - conclude Michele -. Vogliamo imparare ad amarlo, onorarlo, servirlo: tutto il resto gira attorno a questo, che sia una gita al mare o scoprire le addizioni».
Nota di BastaBugie: nel seguente video (durata: 6 minuti) dal titolo "Il vero problema di chi fa HomeSchooling" Michele smonta tutte le presunte difficoltà nel fare scuola ai figli, dimostrando invece come sia vincente la scelta di non mandare a scuola i figli.
https://www.youtube.com/watch?v=W4NJFPpRSIY
FAMIGLIA CON SEI FIGLI FA IL CAMMINO DI SANTIAGO
Michele ed Elena per festeggiare i 10 anni di matrimonio hanno deciso di percorrere 230 chilometri a piedi: una follia per figli così piccoli o un atto di eroismo?
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6236
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