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« Torna agli articoli di Lorenza Formicola
La chiesa dell'Immacolata Concezione nella cittadina di Saint-Omer, nel dipartimento del Passo di Calais nella regione dell'Alta Francia, non ha più un tetto, né un campanile. L'interno è completamente devastato, e non resta quasi nulla d'intero.
È stata data in fiamme lo scorso lunedì e per domare l'incendio sono dovuti intervenire 90 pompieri. Quando alle prime luci dell'alba, il parroco è stato informato dell'incendio in corso, s'è fiondato sul posto chiedendo ai pompieri di entrare in chiesa: «la cosa più importante, il Santissimo Sacramento, l'abbiamo recuperato», ha riferito poi. Ma la chiesa neogotica, costruita nel 1854 e che era stata restaurata nel 2018, adesso va ricostruita. Come Notre Dame a Parigi.
A compiere l'attentato anticristiano è stato un quarantenne uscito di prigione solo il 27 agosto. Il casellario giudiziario dell'uomo racconta di 26 condanne per reati gravi, tra questi decine di incendi dolosi in altrettante chiese.
Così, mentre il pubblico ministero ritiene che sono «necessari accertamenti psichiatrici e psicologici per comprendere le sue reali motivazioni in merito alla recidiva in particolare in relazione ai luoghi di culto», la Francia si conferma prima in Europa per attacchi, attentati e incendi in chiese cattoliche. L'unica costante che ha avuto, infatti, l'estate francese, sono stati gli attentati alla cristianità.
A luglio, a pochi giorni di distanza, sono stati appiccati incendi nella chiesa di Saint Simplicien a Martigné-Briand che ha visto il confessionale bruciare per intero e poi nella cattedrale di Rouen che ha distrutto "solo" la guglia più alta, il resto è stato sedato in tempo. In entrambi i casi, nessun colpevole.
E se era da qualche anno che «Allah Akbar» non compariva sul portone di una chiesa come fu per Notre Dame du Taur a Tolosa e a Saint Pierre du Martroi a Orleans dove, prima delle fiamme, il grido di battaglia islamico è stato lasciato come firma, la storia s'è ripetuta lo scorso 14 luglio. A Notre Dame du Travail, nel 14° arrondissement di Parigi, qualcuno - che non è stato ancora identificato - ha ricoperto l'interno dell'edificio sacro di pensieri come, «della chiesa qui stiamo bruciando la prima parte»; «sottomettetevi ad Allah»; «un solo dio Allah» insieme a tante altre scritte con bestemmie esplicite. L'attentatore ha provato anche a darle fuoco, ma senza successo e prima di abbandonare l'edificio, ha rubato dalla chiesa una statua lignea della Vergine Maria, ritrovata nel bagno in un bar accanto, con un coltello piantato alla gola, e il biglietto, «Maria, questo è il tuo destino. Noi musulmani non ti possiamo accettare».
OSTIE CALPESTATE
In Nuova Caledonia, ancora a luglio, incendi dolosi hanno colpito le chiese di Notre-Dame de l'Assomption, la chiesa di Tyé e di Saint Louis, di quest'ultima non resta più nulla. Atti di violenza talmente brutale da indurre un intervento sull'argomento a Macron e al ministro dell'interno, Darmanin. Ad agosto, invece, prima della messa domenicale il parroco della chiesa di Saint Pierre a Lège Cup Ferret, ha trovato il tabernacolo divelto e trafugato delle Ostie consacrate lanciate a terra e calpestate.
La cronaca francese degli attacchi alla cristianità raccoglie una lista sterminata e quanto mai creativa nella declinazione di una violenza gratuita, ciononostante non racconta mai di un colpevole. Basti pensare ai casi di Notre Dame, Saint Denis, Rennes, Saint Sulpice a Parigi, Pontoise, Nancy, Nantes, Nostra Signora delle Grazie di Revel, la chiesa di Saint-Jean-du-Bruel di Rodez, la cattedrale di Saint Alain di Lavaur: tutte chiese date alle fiamme negli ultimi anni e che sempre, stando ai pareri dei pubblici ministeri, avevano prove evidenti di incendi dolosi, eppure sono stati archiviati come incidenti. Al punto che, a lungo, c'è chi ha fatto ironia sullo strano fenomeno delle chiese francesi in autocombustione.
Quando, però, spunta un colpevole non sempre è utile. Come per l'estate del 2021, quando un sacerdote venne assassinato a Saint-Laurent-sur-Sèvre, in Vandea, nell'ovest della Francia. L'assassino si consegnò da sé alla polizia: era un clandestino del Ruanda, lo stesso che un anno prima aveva appiccato l'incendio alla cattedrale di Nantes perché esasperato dal fatto che non gli venisse rinnovato il permesso di soggiorno.
Un rapporto parlamentare sugli "atti antireligiosi", presentato al Primo Ministro nel 2022 da Isabelle Florennes, deputata dell'Hauts-de-Seine, e Ludovic Mendès, deputato della Mosella, menzionava 857 atti anticristiani commessi in Francia nel 2021, tra cui 752 attacchi a luoghi di culto e cimiteri cristiani. Quindi ogni giorno almeno due luoghi di culto in Francia sono stati oggetto di violenza. Nel 2022 gli attacchi contro la comunità cristiana sono aumentati dell'8%, secondo l'ultimo rapporto del Servizio centrale di intelligence territoriale (SCRT). Nel 2023, secondo il ministero dell'Interno, quasi 1.000 sono stati gli atti anticristiani: circa 3 attentati al giorno.
UNA VIOLENTA OFFENSIVA ANTICRISTIANA
Indagando la cronaca, vediamo che si tratta di un fenomeno sociale enorme per la Francia di Macron. Le radici sono profonde e soluzioni all'orizzonte non ci sono. L'ex figlia prediletta della Chiesa oggi conta almeno 40mila chiese, un dato che va accostato a quello della scristianizzazione che dilaga nel Paese e che è caratterizzata in particolare dal calo della pratica religiosa. Conservato, però, l'uso di tenerle aperte, ne segue che, prima di tutto, la sorveglianza nei luoghi di culto ogni anno va scemando: questo le rende luoghi molto facili da attaccare.
La vera comprensione del problema risiede, però, nella violenta offensiva anticristiana che imperversa in Francia. Un dato culturale che oscilla tra le derisioni e gli"atti intellettuali" di odio verso i cattolici e la guerriglia anche giudiziaria di associazioni e Ong varie, come la 'Libre pensée' e la 'Ligue des droits de l'homme' che, ogni qual volta si intravede un simbolo del cristianesimo nello spazio pubblico, sono pronte ad intasare i tribunali per condurre una guerra contro i cristiani. Sono anni che queste due associazioni tentano di ripulire la Francia dalle statue di san Michele e la Vergine Maria: emblematici i casi a Sables d'Olonne, in Vandea, e a Bordeaux.
Al contempo, se da decenni esiste una critica unanime, e a senso unico, contro l'istituzione cattolica, con tanto di cori della sinistra estrema che ripetono, «l'unica chiesa che illumina è quella che brucia», perché questo non può essere considerato un incitamento all'odio? E, soprattutto, come ci si può stupire dell'attuale deriva? La quale, peraltro, ha finito, inevitabilmente, per intrecciarsi con l'odio al cristianesimo insito nell'islam. Mettendo, parimenti, a repentaglio la vita e la libertà di tutti.
Quello di Macron è un Paese che vive il più importante fenomeno di scristianizzazione di massa dai tempi della Rivoluzione francese, e, in una Società dove non c'è più nulla da dissacrare, le chiese restano, nell'immaginario collettivo, l'ultima cosa di sacro rimasta in Francia. Per adesso, però, i portoni restano inagibili.
Nota di BastaBugie: Stefano Magni nell'articolo seguente dal titolo "Germania sotto attacco jihadista: dopo Solingen, anche Monaco e Linz" mette in luce gli ultimi attentati islamici in Germania.
Ecco l'articolo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 9 settembre 2024:
La Germania è ancora in lutto per le tre vittime dell'attentato di Solingen, dove un terrorista islamico ha ucciso, a coltellate, tre persone del pubblico di un concerto in piazza. Ma quello, a quanto pare, era solo l'inizio. L'attentato di Solingen è del 23 agosto. Appena due settimane dopo, il 5 settembre, un altro terrorista dell'Isis ha cercato di fare una strage a Monaco di Baviera e il giorno dopo un altro affiliato dello stesso gruppo terrorista ha provato a uccidere, a Linz am Rhein, gli agenti della locale stazione di polizia.
Il 5 settembre non è una data casuale: è l'anniversario della strage alle Olimpiadi di Monaco del 1972. I terroristi palestinesi, dell'organizzazione Settembre Nero, presero in ostaggio e assassinarono undici atleti israeliani. Il 5 settembre di 52 anni dopo, giovedì scorso, un uomo è stato avvistato dalla polizia per le vie del centro di Monaco con un fucile a tracolla. Il terrorista ha sparato, prima, al Centro di documentazione sui crimini del nazismo, dove sono raccolti i documenti sulla persecuzione degli ebrei sotto Hitler. Poi puntava a fare una strage al Consolato israeliano, che però in quel momento, proprio per commemorare le vittime del 1972, era temporaneamente chiuso. L'aggressore ha sparato sul consolato, provocando l'immediata reazione della polizia che lo ha freddato, dopo un breve scontro a fuoco. «Durante il contatto con la persona - ha scritto la polizia di Monaco, su X - c'è stato uno scontro a fuoco nel quale il sospettato è stato ferito a morte. Nessuna altra persona è rimasta ferita».
Dopo la sua morte, si è risaliti all'identità dell'uomo col fucile. Era un diciottenne, cittadino austriaco, di Salisburgo, di origine bosniaca. Musulmano, pare si fosse radicalizzato su Internet. Secondo la stampa austriaca (ma le autorità non confermano), gli inquirenti avrebbero trovato sul suo cellulare materiale di propaganda dell'Isis. Essendo cittadino austriaco, non ha avuto problemi a passare la frontiera (un confine dell'area Schengen). Però resta da capire come abbia fatto a girare in pieno centro a Monaco di Baviera, alle 9 di mattina, con un fucile a tracolla. Il fucile aveva anche una baionetta inastata, quindi era un'arma di guerra, a tutti gli effetti. Vista la scelta della data e dei bersagli, è invece chiarissimo il movente: un attentato contro gli ebrei, in odio a Israele. E infatti, Hamas, nei suoi canali Telegram, ha subito celebrato il nuovo "martire" della sua causa.
Mentre le indagini sul fallito attentato di Monaco erano ancora in corso, il giorno dopo, di mattina, un altro uomo, armato di machete, si è precipitato dentro il commissariato di polizia della cittadina di Linz am Rhein (in Renania-Palatinato) urlando "Allahu akhbar!" Per i poliziotti è stato relativamente facile difendersi, perché il commissariato era protetto da una doppia porta. Appena il terrorista ha passato la prima, l'agente di guardia ha chiuso la seconda e poi ha chiuso anche l'ingresso alle spalle del terrorista. Rimasto imprigionato nella piccola anticamera, l'uomo non si è arreso. La polizia gli ha comunicato di aver chiamato rinforzi, ma a calci e spallate ha cercato di sfondare la porta. Da Coblenza, successivamente, è arrivata una squadra delle teste di cuoio che è intervenuta in soccorso ai colleghi. L'aggressore è stato stordito con un taser e arrestato.
Successivamente all'arresto, si è indagato sulla sua identità, scoprendo che è un immigrato albanese di 29 anni. Secondo Michael Eblin, ministro dell'Interno del Land della Renania-Palatinato, non era noto alla polizia come estremista islamico. Ma a quanto pare lo è diventato, perché gli investigatori hanno rinvenuto, nella sua abitazione a Linz am Rhein una bandiera dell'Isis dipinta su una sua parete.
Il mondo germanofono si è risvegliato con la minaccia latente del terrorismo all'inizio di agosto, quando è stato sventato, a Vienna, un attentato al previsto concerto di Taylor Swift. La Cia, che ha continuato le sue indagini (visto che si trattava di un concerto di una cittadina americana) ha stimato che, se fosse riuscito, l'attentato avrebbe potuto provocare vittime nell'ordine delle migliaia. Dunque poteva essere uno di quei colpi che passano alla storia con la classificazione di mega-terrorismo.
Non stupisce, poi, l'affermazione elettorale dei partiti che si identificano maggiormente con la causa della lotta all'islamizzazione, mentre i partiti tradizionali continuano a non dare risposte concrete. In Germania, soprattutto, è questo uno dei motivi dell'affermazione dell'AfD. Il 22 settembre, si voterà nel Land di Brandeburgo: partita ancora tutta da giocare, ma secondo gli ultimi sondaggi AfD è in testa anche qui, dopo le vittorie in Turingia e Sassonia.
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