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« Torna agli articoli di Lorenzo Bertocchi
Tra gli autori dei volumetti dedicati alla "Teologia del Papa" c'è anche un teologo tedesco che aveva duramente e sistematicamente attaccato papa Giovanni Paolo II, la sua autorità in fatto di teologia morale e in particolar modo l'enciclica Veritatis Splendor. Per questo non era concepibile un contributo teologico di papa Benedetto XVI all'operazione voluta da monsignor Dario Edoardo Viganò. È questo il senso del paragrafo della lettera di diniego inviata dal papa emerito al centro in questi giorni di una polemica internazionale per l'evidente manipolazione da parte vaticana.
La lettera scritta dal papa emerito Benedetto XVI a mons. Viganò, Prefetto della Segreteria per le comunicazioni del Vaticano, ieri è finalmente stata pubblicata e diffusa integralmente. Ci sono voluti 4 giorni e diverse polemiche per avere tutto il contenuto che Benedetto XVI ha inviato a Viganò nella lettera «riservata» che rispondeva a una richiesta a proposito della collana di 11 volumetti sulla teologia di Francesco.
RIASSUNTO DELLE PUNTATE PRECEDENTI
Martedì 13 marzo, in occasione dei 5 anni del pontificato di Francesco, il prefetto esperto di comunicazioni Viganò presentava in conferenza stampa una lettera inviatagli da Benedetto XVI in cui elogiava l'iniziativa editoriale sulla teologia di Francesco deprecando lo «stolto pregiudizio» sull'incompetenza teologica e filosofica di Papa Bergoglio, e garantiva sulla «continuità interiore» dei due pontificati. Nel comunicato stampa consegnato ai giornalisti presenti, e poi nella pubblicazione nei media vaticani, non veniva divulgato tutto il contenuto della lettera, ma solo i paragrafi con il duplice «stolto pregiudizio».
Il giorno dopo però il vaticanista Sandro Magister, recuperando una registrazione della conferenza stampa, pubblicava tutto il contenuto della lettera di cui era stata data lettura il giorno prima davanti ai giornalisti. Nella parte che non era stata diffusa il papa emerito in sostanza diceva che, un po' per l'età e un po' per gli impegni, proprio non poteva scrivere su questi volumetti «una breve e densa pagina teologica». Né ora, né mai. E' chiaro che il duplice «stolto pregiudizio» pur restando intatto, veniva ora letto su di una luce diversa.
Una delle agenzie stampa più importanti del mondo, l'Associated press, pubblicava la notizia che il Vaticano ammetteva la manipolazione della foto diffusa circa la lettera di Benedetto XVI, una foto artatamente oscurata nelle ultime righe del primo foglio, mentre del secondo si poteva leggere solo la firma del papa emerito. Il resto era coperto dai volumetti. L'agenzia di stampa americana faceva notare che secondo delle regole che sono considerate standard fra le agenzie non è corretto manipolare un documento.
UNA PEZZA PEGGIORE DEL BUCO
Diversi commentatori e giornalisti si sono allora chiesti per quale motivo la Segreteria della comunicazioni vaticana avesse fatto queste scelte. Voleva forse dare una lettura preconfezionata delle parole di Benedetto XVI? Perché rischiare di fornire una mezza fake news? Giovedì scorso, nel tardo pomeriggio, compariva una notizia dell'Ansa in cui, imprecisate «fonti vaticane», sostenevano che non c'era stata alcuna «manipolazione», ma si trattava di una foto «artistica». Una smentita che aveva tutta l'aria di essere una pezza peggiore del buco.
Arriviamo così a ieri. Nella tarda mattinata il quotidiano Il Foglio, quindi il vaticanista Sandro Magister nel suo blog Settimo Cielo, davano notizia del fatto che in realtà la lettera, di cui a più riprese si era detto che era stata letta «integralmente» durante la conferenza stampa del 13 marzo, aveva ancora un paragrafo di cui nessuno aveva mai parlato. Tempo qualche ora e la Sala stampa vaticana fa uscire finalmente la lettera intera, la quale riporta una annotazione sostanziale del papa emerito, questa:
«Solo a margine vorrei annotare la mia sorpresa per il fatto che tra gli autori figuri anche il professor Hünermann, che durante il mio pontificato si è messo in luce per avere capeggiato iniziative anti-papali. Egli partecipò in misura rilevante al rilascio della "Kölner Erklärimg", che, in relazione all'enciclica "Veritatis splendor", attaccò in modo virulento l'autorità magisteriale del Papa specialmente su questioni di teologia morale. Anche la "Europäische Theologengesellschaft", che egli fondò, inizialmente da lui fu pensata come un'organizzazione in opposizione al magistero papale. In seguito, il sentire ecclesiale di molti teologi ha impedito quest'orientamento, rendendo quell'organizzazione un normale strumento d'incontro fra teologi.
Sono certo che avrà comprensione per il mio diniego e La saluto cordialmente
Suo
Benedetto XVI»
Se non bastasse, insieme alla lettera è stato diffuso anche un comunicato stampa che ha del grottesco. Perché apprendiamo che la Segreteria della comunicazioni, che si era preoccupata di zittire i dubbiosi ripetendo a più riprese che comunque della lettera si era data lettura «integrale», dice che «della lettera, riservata, è stato letto quanto ritenuto opportuno e relativo alla sola iniziativa» editoriale. Un nuovo concetto di "integralità relativa" che non fa proprio onore all'etica delle comunicazioni.
Nota di BastaBugie: Riccardo Cascioli nell'articolo sottostante dal titolo "Benedetto XVI, Francesco e il giallo della lettera" racconta a caldo della lettera del Papa emerito apparentemente a sostegno di Francesco che invece si è rivelata in realtà un'operazione mediatica gestita dal prefetto della Segreteria per le comunicazioni, monsignor Viganò (con la complicità della casta dei vaticanisti), subito smascherata.
Ecco dunque l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 14 marzo 2018 (quattro giorni prima dell'articolo di Lorenzo Bertocchi qui sopra):
Se questo è il "dominus" della comunicazione in Vaticano, allora è bene che papa Francesco cominci a preoccuparsi seriamente. Stiamo ovviamente parlando di monsignor Dario Edoardo Viganò, potente prefetto della Segreteria per la Comunicazione, colui che sta rivoltando come un calzino tutti i media della Santa Sede per farne una efficientissima macchina da guerra con più bocche da fuoco concentrate sullo stesso obiettivo.
Ebbene, per il quinto anniversario del pontificato di Francesco, monsignor Viganò aveva preparato un grande colpo di scena: una lettera di Benedetto XVI che esalta la profondità teologica di Francesco e ne sottolinea la continuità con il suo pontificato. In effetti il colpo era riuscito: ieri tutti i giornali riportavano con grande risalto la notizia di Benedetto XVI che bacchettava i detrattori di papa Bergoglio. La lettera veniva presentata da Vatican News (il nuovo portale vaticano creato da monsignor Viganò) come un «contributo» che Benedetto XVI «ha voluto dare» per testimoniare l'«unitarietà interiore spirituale dei due pontificati». Si tratta di una lettera, dice sempre Vatican News, ricevuta da monsignor Viganò in occasione della presentazione della collana 'La Teologia di Papa Francesco', 11 volumetti editi dalla Libreria Editrice Vaticana (LEV), in cui diversi teologi di ogni parte del mondo interpretano le linee teologiche di questo pontificato.
Nel corso della conferenza stampa Viganò ha letto i passaggi centrali di questa lettera, che hanno indubbiamente colpito: «Plaudo a questa iniziativa - scrive Benedetto XVI - che vuole opporsi e reagire allo stolto pregiudizio per cui Papa Francesco sarebbe solo un uomo pratico privo di particolare formazione teologica o filosofica, mentre io sarei stato unicamente un teorico della teologia che poco avrebbe capito della vita concreta di un cristiano oggi». E poi ancora: «I piccoli volumi mostrano a ragione che Papa Francesco è un uomo di profonda formazione filosofica e teologica e aiutano perciò a vedere la continuità interiore tra i due pontificati, pur con tutte le differenze di stile e di temperamento».
Tanto è bastato per scatenare l'entusiasmo dei giornali laici e dei soliti "guardiani della rivoluzione", con punte di trionfalismo come per i tweet di padre Antonio Spadaro, direttore della Civiltà Cattolica, che ovviamente non ha perso l'occasione per irridere ancora una volta i cardinali dei Dubia.
In effetti in tanti hanno notato la singolarità del messaggio sia per lo stile – così diverso da altri interventi del Papa emerito - sia per i contenuti, anche se dalla portata molto meno sconvolgente di quanto si sia fatto credere.
Ma ecco che ieri, il blog di Sandro Magister pubblica la lettera integrale di Benedetto XVI (mai apparsa su Vatican News) e allora si capisce che monsignor Viganò aveva nascosto due particolari decisivi, in grado di capovolgere il significato della lettera: il primo, riguarda le circostanze del messaggio: la lettera è datata 7 febbraio (oltre un mese fa) e papa Benedetto sta rispondendo a monsignor Viganò che il precedente 12 gennaio gli aveva inviato gli 11 volumetti chiedendogli un contributo teologico. Si tratta dunque di una lettera di cortesia che niente ha a che vedere con la volontà di dire la sua a sostegno di Francesco nel quinto anniversario del suo pontificato.
Ma il secondo particolare è ancora più stupefacente: Viganò infatti ha citato due capoversi della lettera tralasciando il terzo che viene subito dopo e che, riferendosi proprio agli 11 volumetti ricevuti, dice così:
«Tuttavia non mi sento di scrivere su di essi una breve e densa pagina teologica perché in tutta la mia vita è sempre stato chiaro che avrei scritto e mi sarei espresso soltanto su libri che avevo anche veramente letto. Purtroppo, anche solo per ragioni fisiche, non sono in grado di leggere gli undici volumetti nel prossimo futuro, tanto più che mi attendono altri impegni che ho già assunti».
Riassunto: Viganò scrive a Benedetto XVI per strappargli una «densa pagina teologica» da inserire come trofeo a presentazione della collana. E il papa emerito, con il suo stile umile e vagamente ironico, gli manda a dire che «No, grazie. Molto gentile, ma ho cose più importanti da fare che leggere questi contributi (che solo dall'indice non devono essere sembrati particolarmente attraenti) e scrivere un saggio a mia volta». Una porta chiusa in faccia dunque, che Viganò ha comunque cercato di usare secondo lo scopo originario.
In effetti le frasi da lui citate in conferenza stampa danno apparentemente un'impressione di forte sostegno al pontificato di Francesco da parte di Ratzinger, ma quasi sicuramente se potessimo leggere la lettera che monsignor Viganò ha inviato a Benedetto il 12 gennaio ne capiremmo meglio il senso. In questi casi infatti è abbastanza usuale che l'interpellato risponda cortesemente riprendendo frasi e concetti del suo interlocutore.
In ogni caso, quali che siano le dichiarazioni ufficiali, che la discontinuità del pontificato di Francesco rispetto al predecessore vada oltre stile e temperamento solo un cieco può non notarlo, come direbbe il compianto cardinale Carlo Caffarra. Non è comunque questa la sede per sviluppare questo giudizio.
Qui si vuole notare invece la goffaggine e l'idiozia di certe operazioni mediatiche: sicuramente i grandi media non si correggeranno e lasceranno nei loro lettori ed ascoltatori la sensazione di un papa Benedetto testimonial di papa Francesco. A loro oggi va bene così. Ma resta il fatto che ora i giornalisti che si occupano di Chiesa sanno di avere a che fare con un responsabile della comunicazione vaticana che non si fa scrupoli nel manipolare le informazioni pur di ottenere l'effetto mediatico voluto. E questo potrà creare molti imbarazzi, al Papa e alla Chiesa.
AGGIORNAMENTO DEL 21 MARZO ORE 13.30
Papa Francesco ha accettato la rinuncia di mons. Dario Edoardo Viganò, prefetto della Segreteria per la Comunicazione (Spc). Fino alla nomina del nuovo prefetto, la Spc sarà guidata dal Segretario del medesimo dicastero, mons. Lucio Adrián Ruiz. Lo annuncia il direttore della Sala stampa vaticana, Greg Burke.
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