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« Torna agli articoli di Lorenzo Schoepflin
Le primarie repubblicane, il 39° anniversario della sentenza passata alla storia come "Roe vs. Wade" con la quale la Corte Suprema introdusse di fatto l'aborto legale negli Usa, la Marcia per la vita lunedì a Washington, i nuovi strappi bioetici di Obama nei giorni scorsi e le conseguenti critiche dei vescovi statunitensi: sono gli ingredienti che giustificano il fermento del mondo pro-life americano.
Indubbiamente il tema della tutela della vita è uno dei campi su cui si gioca la partita delle primarie che incoroneranno lo sfidante repubblicano di Obama alle presidenziali di novembre. I candidati si contendono aspramente il voto prolife, percependo il forte bisogno di discontinuità rispetto all'attuale politica in tema di bioetica. Obama inaugurò la sua presidenza col via libera alla ricerca sulle staminali embrionali. Più volte, poi, si è espresso a favore dell'aborto, definendolo in una recente dichiarazione «fondamentale diritto costituzionale». Chi si batte per ottenere il rispetto dovuto alla vita umana non riesce a digerire gli oltre 54 milioni di aborti avvenuti dalla sentenza del 1973 a oggi.
Sono sempre più serrate, a tal proposito, le polemiche sulle misure previste nella riforma sanitaria varata da Obama, soprattutto in merito al finanziamento pubblico dell'aborto e al diritto all'obiezione di coscienza. È di venerdì scorso la presa di posizione dell'arcivescovo di New York e presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb), Timothy Dolan, prossimo cardinale, che ha replicato con fermezza all'ultimatum della Casa Bianca. Il Dipartimento federale della Sanità aveva reso noto infatti che gli enti religiosi hanno tempo fino ad agosto del prossimo anno per adeguarsi all'obbligo – contenuto nei piani assicurativi sanitari inseriti nella riforma – di prescrivere farmaci potenzialmente abortivi come EllaOne, la pillola dei cinque giorni dopo.
Gli attivisti per la vita sono insorti, denunciando la palese violazione dei Church Amendments che tutelano il diritto all'obiezione di coscienza in tema di aborto e sterilizzazione. «Mai prima d'ora – ha affermato Dolan in un video disponibile sul sito della Conferenza episcopale Usa – era successo che il governo obbligasse individui e organizzazioni a comprare prodotti che non rispettano la loro coscienza. Il presidente ci sta dicendo che abbiamo un anno per capire come violare le nostre coscienze». Un fatto persino inaudito in un Paese come gli Stati Uniti dove «il libero esercizio della religione è al primo posto». Alle parole di Dolan si sono aggiunte quelle del cardinale Daniel Di Nardo, responsabile pro-life per i vescovi Usa. Di Nardo ha parlato di «notizie inquietanti» ribadendo che si mette in discussione una pietra miliare della società americana. Nell'omelia della Messa che ha concluso la Marcia per la Vita l'arcivescovo Dolan ha parlato con chiarezza di «cultura della morte». «Si sarebbe tentati di arrendersi – ha detto – quando abortire è considerato un diritto che deve essere sovvenzionato anche da chi lo ha in orrore». Eppure, ha sottolineato Dolan, ancora oggi abbiamo vegliato e pregato nonostante 39 anni fa ci fosse chi diceva che il movimento pro-life sarebbe scomparso.
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