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« Torna agli articoli di Lorenzo Schoepflin
A cavallo tra il 2008 e il 2009 la vicenda lussemburghese circa l’approvazione di una legge sulla depenalizzazione dell’eutanasia, che nei piani del premier JeanClaude Juncker dovrebbe essere preceduta dalla modifica dell’articolo 34 della costituzione con conseguente riduzione dei poteri del granduca Henri, si è arricchita di nuovi importanti particolari.
Dopo il rifiuto del granduca di firmare la nuova legge approvata dal Parlamento, l’11 dicembre scorso la prima votazione sulla modifica della Costituzione ha avuto esito positivo e adesso l’unico ostacolo verso la seconda e definitiva approvazione del prossimo marzo potrebbe essere un referendum popolare. Secondo la costituzione del granducato il referendum, col suo esito, può sostituire la seconda lettura parlamentare. Prima di Natale, un comitato referendario, composto da cinque membri, aveva mosso i primi passi, ma era stato subito bloccato per irregolarità burocratiche legate alla documentazione presentata. Una volta sanate tali irregolarità, il 31 dicembre veniva accettata la richiesta di indire un referendum, che adesso per avere luogo necessita della raccolta di 25.000 firme.
Se la raccolta avrà successo, nel marzo del 2009 i lussemburghesi saranno chiamati alle urne per decidere se lasciare inalterati i poteri del granduca a proposito della ratifica delle leggi.
Già partita la campagna di stampa contro l’iniziativa: il quotidiano Tageblatt ha sollevato dubbi circa l’indipendenza del comitato referendario e il suo leader, Jeannot Pesché, che è membro dell’Adr (Alternativ Demokratesch Reformpartei), partito presente in parlamento con quattro deputati.
Il granduca Henri è uscito dal riserbo istituzionale osservato sinora rivolgendosi al Paese nel tradizionale discorso di auguri ai cittadini lussemburghesi. Soffermandosi sulla sua scelta di non firmare la legge sull’eutanasia, il granduca ha tenuto a precisare che non era sua intenzione opporsi all'organo eletto democraticamente e alla volontà della maggioranza dei parlamentari, ma che egli ha usufruito del suo diritto alla libertà di coscienza cercando di rimanere fedele a ciò che per lui è la verità. Il sovrano si è detto ispirato dal rispetto delle idee altrui ma soprattutto dalla compassione per coloro che si trovano in grave stato di sofferenza. A proposito della modifica dell'articolo 34 della costituzione, Henri si è spinto a parlare di una «misura necessaria» e di «un passo avanti verso una moderna monarchia» riconoscendo così le prerogative del Parlamento. Il granduca ha però ribadito che la premura per la libertà dei suoi concittadini non può essere motivo valido per operare in contrasto con la sua coscienza: «Dietro l’istituzione che rappresenta l’unità e la continuità del nostro Stato, vi è anche un uomo. Un uomo che rispetta la vostra libertà, ma anche un uomo che ha la propria coscienza».
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