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ELEZIONI IN UNGHERIA: ORBAN STRAVINCE ANCORA
Il premier ottiene il 53,1% dei voti e i risultati referendari confermano, con ben oltre il 90% dei consensi, le leggi che tutelano i bambini dall'indottrinamento LGBT
di Luca Volontè
 

I risultati parlano chiaro, Orban e la sua coalizione, avversata da tutti, con il 53,1% dei consensi e 135 eletti, riconquista i 2/3 del parlamento, i risultati referendari confermano con oltre il 90% dei voti le politiche che tutelano i bambini e ragazzi dall'indottrinamento LGBTI. La coalizione arcobaleno, con tanto di lobbies, mass media, istituzioni e diktat europei escono a brandelli dalle elezioni raccogliendo un misero 35%.
Le elezioni svoltesi tra i fiocchi di neve e in un clima di grande ordine e rispetto nella giornata di ieri 3 aprile, hanno visto prevalere, ben oltre i sondaggi della vigilia, la coalizione Fidesz-Cristiano democratica guidata da Orban che si avvia ad un altro mandato per i prossimi quattro anni. Già le prime proiezioni delle 21.00, a due ore dalla chiusura delle urne, riferivano di una ampia maggioranza di Orban e della sua coalizione e di una cocente sconfitta delle opposizioni arcobaleno, troppo disomogenee (unite dal solo 'nemico comune') che già accampavano fumosi 'impedimenti strutturali' per vincere le elezioni. Orban prendendo la parola dalla sede del partito Fidesz pochi minuti prima delle 23.00, a risultati ormai consolidati e con la reale possibilità per la coalizione di raggiungere ancora i 2/3 del parlamento ha detto: "Abbiamo ottenuto una grande vittoria. Lo si può vedere dalla luna, ma lo si può certamente vedere a Bruxelles...Più grande è la vittoria, più grande è il bisogno di modestia...Le tattiche e gli intrighi sono inutili, ma alla fine il cuore vince sempre...Abbiamo vinto perché abbiamo una passione comune, che si chiama Ungheria".
La coalizione multicolore, dalle sinistre alle destre xenofobe, che aveva come unico obiettivo l'eliminazione politica di Orban e la revisione di tutte le politiche dell'ultimo decennio a guida conservatrice, è stata respinta perché priva di un realistico programma alternativo. Eppure, come abbiamo descritto nei giorni scorsi, la potentissima macchina della propaganda mass mediatica, istituzionale e delle lobbies globaliste si era mossa con determinazione per azzerare Orban e le sue politiche patriottiche, famigliari e cristiane. L'Osce, dopo una sceneggiata indegna ad opera di supposte Ong liberali, parlamentari di sinistra e persino della Commissione, lo scorso mese aveva ceduto all'invio di una vera e propria truppa di osservatori elettorali. [...]
Ai 4 questiti referendari gli ungheresi hanno risposto compattamente, al di là delle formazioni politiche scelte, gli elettori hanno straordinariamente appoggiato le scelte fatte dalla coalizione di Orban a difesa del pudore, della educazione e dei diritti dei genitori e contro ogni tentativo di indottrinamento LGBTI. Oltre il 90% dei votanti ha sostenuto i principi fondamentali della legge antipedofilia e solo il 4-7% dei votanti ha votato in 'linea' con gli auspici della Commissione europea. Eppure anche negli ultimissimi giorni di campagna elettorali la stampa internazionale si era spesa nel sostenere la coalizione di tutte le opposizioni: Le Monde, El Pais, Washington Post e CNN tutte allineate a ripetere l'accusa di un Orban amico di Putin, corrotto e antieuropeista con il sito liberal socialista Politico che si spingeva dichiarare definitivamente chiusa la solida amicizia dei paesi di Visegrad e collaborazione tra Ungheria e Polonia, viste le differenti posizioni prese in Europa da Budapest e Varsavia nei confronti del conflitto russo-ucraino. Un passo oltre si spingeva Michael Meyer-Resende ('Democracy Reporting International') che su 'Euronews' dipingeva le ragioni che l'opposizione potrebbe impugnare (con l'aiuto dell'OSCE) in caso di sconfitta elettorale. Péter Márki-Zay invece ha riconosciuto la forte e 'scioccante' vittoria di Orban, ma imputato la sconfitta al 'sistema elettorale' e al popoplo ottuso: "È stata la propaganda a vincere le elezioni, non l'onestà e l'onore", la gente è stata ingannata. Tipico errore della sinistra quello di insultare il popolo.

Nota di BastaBugie:
l'autore del precedente articolo, Luca Volontè, nell'articolo seguente dal titolo "No a pedofilia e gender, ma i media attaccano l'Ungheria" spiegava un anno fa cos'era la legge antipedofilia approvata dal governo Orban e confermata domenica scorsa dal 90% dei votanti ai referendum.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 17-06-2021:

L'Ungheria approva una durissima legge antipedofilia, in un paragrafo si vieta indottrinamento gender e transgender sino ai 18 anni e scoppia un imbarazzante finimondo mediatico. Martedì 15 giugno, il Parlamento ungherese ha approvato con una maggioranza schiacciante, con un solo voto contrario (157-1), le nuove norme restrittive contro la pedofilia. Le minoranze, unite in una grande coalizione con l'obiettivo di sconfiggere Orban il prossimo anno, si sono spaccate alla prima prova parlamentare. Le forze democratiche di sinistra e liberali non hanno partecipato al voto, mentre i rappresentanti dell'estrema destra di Jobbik hanno votato a favore del provvedimento.
La maggioranza che guida l'Ungheria da più di un decennio, ne abbiamo parlato altre volte, negli ultimi anni ha moltiplicato le proprie misure per la famiglia e promosso norme che proteggono la natura biologica umana, la genitorialità, il diritto dei bambini di avere una mamma e un papà.
Lo scorso 4 giugno, il Governo Orban presentava in Parlamento la nuova proposta di legge per combattere la pedofilia, introducendo un registro pubblico dei criminali pedofili e incrementando le pene per i reati di pedofilia. Nel dibattito di quel giorno, non si parlava di divieti verso l'indottrinamento Lgbt, eppure già si doveva prendere atto della spaccatura delle opposizioni: Jobbik si diceva favorevole, le sinistre democratiche e liberali erano molto critiche. Le coincidenze sono importanti. L'8 giugno, inopinatamente, l'ex presidente degli Usa, Barack Obama, rilasciava un'intervista alla CNN che faceva il giro del mondo mediatico nei giorni successivi, nella quale si soffermava su Polonia e Ungheria, descrivendo il Governo Orban come un "esempio di distruzione della democrazia". Il 9 giugno il Governo Orban presentava alcuni emendamenti alla legge antipedofilia, tra essi anche l'emendamento contro l'indottrinamento Lgbt verso i minori. La notizia dell'emendamento infuocava i mass media internazionali, dopo che la Reuters ne dava notizia e la colorava con gli strali delle organizzazioni Lgbt.
Articoli-fotocopia che riprendevano le dichiarazioni delle lobby Lgbt si moltiplicavano per tutta la giornata: Associated Press (l'Ungheria vuol bandire l'omosessualità per i minori di 18 anni), Amnesty International (attacco frontale alle persone Lgbti), BBC (vietata la letteratura Lgbti ai minorenni). Dimenticato il contrasto alla pedofilia, si cavalcava la protesta Lgbt, invocando azioni internazionali in difesa dello "stato di diritto" e il 14 giugno la commissaria per i Diritti umani del Consiglio d'Europa, Dunja Mijatović, invitava, con un comunicato ufficiale, il Parlamento ungherese ad opporsi agli emendamenti che avrebbero "vietato ogni discussione sull'identità di genere e la diversità sessuale" con i ragazzi. Lo stesso giorno, poche migliaia di persone, sostenute da Amnesty International e Human Rights Watch, si riunivano davanti al Parlamento per protestare contro la legge antipedofilia e l'emendamento antindottrinamento. La notizia delle manifestazioni veniva ripresa con enfasi dal tam-tam del politically correct mondiale, dal sito di notizie europee Euractiv a France24, dal Washington Post a USNews, al Times of India... Il mondo doveva conoscere l'unica fake news: l'Ungheria stava per vietare alle persone Lgbti di esser tali, con un legge simile alle norme 'omofobiche' approvate in Russia.
Nei giorni in cui i giornali mondiali riportavano le critiche del G7 contro l'autoritarismo di Russia e Cina, la macchina del fango imponeva la somiglianza autoritaria tra Putin e Orban; Orban, il distruttore della democrazia (come descritto da Obama).
Tuttavia, dal voto finale del 15 giugno emergono due verità. Primo, la coalizione delle opposizioni appunto si è spaccata su un tema cruciale per qualunque governo futuro, con i Socialisti contrari e Jobbik che ha votato a favore della legge antipedofilia. Secondo, nonostante la grancassa mediatica, dalla Reuters in giù, si contestano la lotta alla pedofilia e un governo che si oppone ai dogmi innaturali della dottrina Lgbt. La legge approvata cosa dice? Si crea un "database elettronico" pubblico che conterrà i nomi dei pedofili e consentirà ai genitori e altri parenti delle vittime di denunciare; il Codice penale modificato garantisce che gli autori di pornografia infantile ricevano una pena detentiva di 20 anni senza possibilità di libertà vigilata (se le vittime hanno meno di 12 anni di età). Altri aggravi di pena includono gli abusi sessuali sui bambini, le molestie o le violenze commesse da funzionari pubblici o soggetti recidivi. Nei casi di reati gravi di pedofilia, la prescrizione non si applica più. Il divieto permanente di impiego per i pedofili nella sanità o nell'educazione viene esteso ai lavori legati al tempo libero dove potrebbero esserci minori, come spiagge, parchi di divertimento, zoo e associazioni sportive.
I pedofili saranno banditi dai posti di governo o di leadership politica. Per quanto riguarda l'educazione sessuale nelle scuole, il materiale non deve contenere nulla che miri a cambiare genere o a promuovere l'omosessualità. Oltre agli insegnanti della scuola, solo le persone o le organizzazioni incluse in un registro ufficiale, continuamente aggiornato, possono tenere lezioni di educazione sessuale. Inoltre, il diritto di un bambino di identificarsi secondo il suo sesso alla nascita è custodito dalla legge ("...l'Ungheria protegge il diritto dei bambini a un'autoidentità corrispondente al loro sesso alla nascita...") sotto l'egida del sistema di protezione dell'infanzia. È vietato promuovere materiali rivolti ai giovani al di sotto dei 18 anni che abbiano un contenuto pornografico o che promuovano l'omosessualità o un'identità di genere diversa dal sesso alla nascita. Lo stesso vale per le pubblicità. Le stazioni televisive saranno obbligate a segnalare l'avviso di divieto di visione per gli under 18 per i film e la programmazione con contenuti che si discostano dalle restrizioni della legge, mentre l'Autorità vigilante sui mass media sarà tenuta a vigilare ed eventualmente sanzionare chi commette le violazioni.
Un ottimo provvedimento, quindi. Ma che fanno i paladini dei "diritti umani"? Human Rights Watch chiede che il presidente della Repubblica ungherese ponga il veto e fermi questa legge antipedofilia. Si tenta di falsificare la realtà, ma i vergognosi fatti di questi giorni parlano da soli.

DOSSIER "VIKTOR ORBAN"
Chi è il presidente dell'Ungheria

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Titolo originale: Orban è stato scelto di nuovo dal popolo ungherese
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 04-04-2022