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Due sentenze contrarie su divieti e liberalizzazione delle pillole abortive, scatenano il finimondo negli USA con Biden e Harris che dimenticano la Pasqua e... difendono l'omicidio chimico degli innocenti. Tutto finirà alla Corte Suprema, ennesima "bomba" nell'anno elettorale 2024 in cui, proprio sulla liberalizzazione dell'aborto, Biden sfida anche i Vescovi.
Sin dal novembre scorso, grazie al ricorso dell'Alliance for Hippocratic Medicine e di una serie di associazioni e organizzazioni mediche pro life, si era chiesto di dichiarare illegale l'approvazione della FDA (Food and Drug Administration) del 2000 e di eliminare completamente una delle pillole abortive dal mercato statunitense. Il ricorso, presentato a un tribunale distrettuale federale di Dallas in Texas, ha avuto esito lo scorso 8 aprile, quando il giudice Matthew Kacsmaryk ha dato ragione ai ricorrenti pro-life vietando al contempo la commercializzazione del farmaco mifepristone perché, si legge nella decisione, la FDA «ha completamente omesso di considerare un aspetto importante del problema» omettendo qualsiasi valutazione degli effetti psicologici del farmaco o una valutazione delle conseguenze mediche a lungo termine del farmaco. Gli eventuali ricorrenti contro la decisione avranno sette giorni per presentare appello.
Con la sentenza del giudice Kacsmaryk, il mifepristone, il primo farmaco della procedura standard della pillola abortiva, non ha più l'approvazione della FDA e il passaggio al solo misoprostolo senza il mifepristone è molto meno efficace. Una sconfitta per l'aborto chimico, usato dal più del 50% delle donne che sceglie di uccidere il proprio figlio negli USA. Infatti, mentre il primo farmaco mifepristone agisce bloccando l'ormone naturale del progesterone (privando il bambino dei nutrienti necessari alla sua crescita), il misoprostolo provoca contrazioni che espellono il bambino dall'utero e, da solo, non ha la stessa efficacia mortale.
LA POLITICA E LA SCIENZA
«La Food and Drug Administration statunitense ha preferito la politica alla scienza quando ha spinto per la legalizzazione dei farmaci abortivi chimici mifepristone e misoprostolo nel 2000... la FDA non ha rispettato i suoi obblighi legali di proteggere la salute, la sicurezza e il benessere delle ragazze e delle donne, non ha mai studiato la sicurezza dei farmaci nelle condizioni d'uso indicate, ha ignorato i potenziali impatti del regime di blocco ormonale sui corpi in via di sviluppo delle ragazze adolescenti, ha ignorato le prove sostanziali che i farmaci abortivi chimici causano più complicazioni degli aborti chirurgici e ha eliminato le necessarie garanzie per le ragazze e le donne incinte che si sottopongono a questo pericoloso regime farmacologico», questa la dichiarazione dei legali di Alliance Defending Freedom (ADF), il team di giuristi che ha rappresentato con successo la rete di organizzazioni mediche pro life che hanno promosso il ricorso nella causa intentata contro la FDA a novembre scorso.
Le reazioni di fuoco del Presidente Biden e la sua Vice Presidente Harris, in due dichiarazioni complementari, dimostrano l'impegno totale perché la sentenza venga ribaltata, in quanto, se venisse confermata, «impedirebbe alle donne di ogni Stato di accedere al farmaco, indipendentemente dal fatto che l'aborto sia legale in uno Stato...» e rappresenta il pericolo di un «divieto nazionale di aborto che i funzionari eletti repubblicani hanno giurato di rendere legge in America».
Il Dipartimento di Giustizia, «ha già presentato un appello e chiederà una sospensione immediata della decisione», assicurava la Casa Bianca, mentre il Segretario del Dipartimento per la Salute e i Servizi Umani (HHS) Xavier Becerra dichiarava a Pasqua che l'amministrazione Biden sta considerando di sfidare l'ordine giudiziario del giudice federale Kacsmaryk, perché l'Amministrazione Biden ritiene il «farmaco sicuro» ed è convinta che il giudice del Texas sia un "conservatore politicizzato". Ovviamente ignorare un ordine perentorio di un giudice federale avrà conseguenze dirette e spedite verso un giudizio alla Corte Suprema degli USA.
LE MAJOR DELL'ABORTO
Sulla stessa linea di Biden, Harris e dei Dipartimenti di Giustizia e Salute troviamo, manco a dirlo, le major dell'aborto che anche dalle pillole abortive guadagnano: IPPF, Naral, Center for Reproductive Rights e compagnia funebre cantando. Ad aumentare le probabilità di una prossima decisione della Corte Suprema è anche la contemporanea decisione presa da un giudice federale dello Stato di Washington lo stesso 8 aprile. Il giudice Thomas Rice (nominato da Obama), ha stabilito che la FDA ha posto restrizioni «onerose» e «non necessarie» alla dispensazione del mifepristone e ha vietato alla FDA di apportare qualsiasi modifica all'accesso del farmaco nei 17 Stati (governati dai Democratici) che hanno fatto causa.
I due giudizi confliggono: da Washington si chiedono minori restrizioni per la pillola da parte della FDA, che tuttavia dovrebbe ritirare ogni licenza di vendita, secondo l'ordine perentorio che l'amministrazione Biden deve attuare, secondo l'ordine del Texas. C'è chi parla di limbo, certo la Corte Suprema dovrà occuparsene presto ed il tema ancora una volta farà parte della prossima campagna elettorale 2024. La "guerra continua" che l'Amministrazione Biden sta facendo a qualunque giudice (sia esso "supremo" o federale statale), associazione (vedi azioni FBI e Dipartimento Giustizia contro cattolici e pro life) e politico (vedi caso Trump) che dissentano dalle politiche Dem forse aiuterà l'annunciata campagna presidenziale di Biden per il 2024, ma per certo sta allontanando gli USA dai principi cardine della democrazia e dello Stato di diritto.
È in questo clima di scontro all'arma bianca, che i Vescovi cattolici sono stato costretti a denunciare i tentativi che l'Amministrazione Biden e il suo Dipartimento della Salute stanno compiendo per costringere tutti contribuenti a finanziare farmaci contraccettivi che possono causare aborti precoci attraverso una proposta di modifica della legge sull'Affordable Care Act, o Obamacare.
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