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« Torna agli articoli di Luca Scalise
La cantante Rihanna, in un'intervista rilasciata a British Vogue «ha ammesso di essere molto allettata dall'idea della maternità», leggiamo in un articolo di Dire Donna. Sembra infatti che l'artista fra dieci anni si veda contornata da tre o quattro figli, ma che non veda necessariamente al loro fianco in questo quadretto anche una figura paterna.
«Mi sembra che la società voglia farmi sentire come se stessi facendo qualcosa di sbagliato. Ti sminuiscono come madre, se non c'è un padre nelle vite dei tuoi bambini. Ma l'unica cosa che conta è la felicità, questa è l'unica relazione sana tra un genitore e il suo bambino. L'amore è l'unica cosa che serve per allevare un figlio».
Ebbene, le possibili considerazioni in merito sono molteplici. Anzitutto, ci sarebbe da chiedersi: come si fa ad avere bambini senza un uomo e una donna? Questo sappiamo essere certamente impossibile. Per avere un bambino da sola, una donna dovrebbe ricorrere o all'adozione, lì dove fosse legalmente possibile che una donna sola possa adottare, o alla fecondazione artificiale, lì dove fosse legale che una donna vi faccia ricorso anche senza parthenr.
Con rispetto per tutti, riflettiamo sulle due opzioni. Nel primo caso si stravolgerebbe il senso dell'adozione: essa non serve per dare un figlio a chi lo desidera, ma per dare una famiglia (quindi, una mamma e un papà) ad un bambino che ne è tragicamente rimasto privo; non è, dunque, per i desideri degli adulti, ma per i diritti dei bambini.
Nel secondo caso, la pratica della fecondazione artificiale implica che, affinché almeno un embrione si impianti correttamente nell'utero, ne vengano sacrificati tantissimi. E gli embrioni sono già esseri umani, secondo quanto afferma la scienza, bambini, dunque. Tale pratica, inoltre, espone a gravi rischi (a breve e lungo termine) per la salute sia delle donne che vi fanno ricorso, sia dei nascituri.
Insomma, perché un bambino dovrebbe essere privato di una figura paterna? Perché dev'essergli negato il diritto ad avere una famiglia?
Nota di BastaBugie: ecco altre notizie dal "gaio" mondo gay (sempre meno gaio).
UN'AUTODICHIARAZIONE PER IL CORONAVIRUS ATTENTA AL GENDER
L'associazione femminista "Non una di meno" pubblica un post, poi rimosso, in cui si lamenta che l'autocertificazione indispensabile per uscire di casa è declinata solo secondo il sesso maschile. "Io sottoscritto" identificherebbe unicamente il sesso maschile e quindi sarebbe discriminatorio.
Nel post si affermava che "Il maschile universale non rappresenta tutt* !!! Rivendichiamo un linguaggio che rappresenti tutte le soggettività. Un linguaggio in cui ciascun* si possa riconoscere [...] Come Non Una di Meno, diffondiamo una versione con asterischi del modulo di autocertificazione, in modo che il senso di responsabilità che si è chiamat* ad esprimere possa trovare una forma realmente adeguata a ciascun*".
In breve dietro quegli asterischi ci sarebbero una infinità di sessi, tanti quanti voluti dalla teoria del gender. Questo piccolo episodio ci insegna alcune cosette, tre le molte. Innanzitutto l'attivismo ideologico non si ferma nemmeno in tempo di emergenza, non riconoscendo ovvie priorità e anzi cogliendo in esse opportunità per promuovere le proprie idee. In secondo luogo il simbolo dell'asterisco, lungi dal privilegiare supposte differenze sessuali, le annulla, le annichilisce perché le sintetizza sotto un unico simbolo grafico e non assegna a ciascuna di esse visibilità. Terzo, questa retorica sessantottina, già logora prima di questa pandemia, ora appare ancor più anacronistica, fuori tempo massimo. Quarto, viene da pensare, nel tempo presente, a quanti, anche all'interno del mondo arcobaleno, possa davvero interessare questa iniziativa del collettivo "Non una di meno". Crediamo a nessun*.
(Gender Watch News, 6 aprile 2020)
+ 1.500% DI RAGAZZI TRANS IN SVEZIA
Un rapporto svedese del Board of Health and Welfare ci informa che c'è stato un aumento del 1.500% tra il 2008 e il 2018 di ragazze tra i 13 e i 17 anni che volevano diventare "ragazzi".
Nel 2018 il governo socialdemocratico propose una legge che abbassava l'età per accedere alla rettificazione sessuale dai 18 ai 15 anni, però per fortuna tale disegno di legge fu accantonato. Ma anche questi limiti di età paiono essere stati superati. Infatti presso l'ospedale universitario Karolinska di Stoccolma si sono registrati dei casi di doppia mastectomia su ragazzine di 14 anni. Pare che il 100% delle richieste di riassegnazione del sesso presentate presso questa struttura venga soddisfatto.
Il report citato all'inizio aggiunge che il 32,4% delle bambine con cd disforia di genere di età compresa tra 13 e 17 anni era affetta da disturbo d'ansia, il 28,9% da depressione, il 19,4% da disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività e il 15,2 era autistica.
(Gender Watch News, 5 marzo 2020)
SE SEI OMOFOBO NON TI CURO
Nel Regno Unito è in vigore una disciplina normativa che permette a medici ed infermieri di non curare i pazienti aggressivi sia fisicamente che verbalmente, eccetto quei casi in cui la patologia può provocare gravi effetti immediati e nei casi di malati mentali.
Da aprile però medici ed infermieri potranno decidere di non curare anche il paziente che assume condotte a loro dire discriminatorie, ossia sessiste, razziste ed "omofobe".
Catholic News Agency ha chiesto al Servizio Sanitario Nazionale se un sacerdote cattolico o un imam corrono il rischio di non essere curati a motivo delle loro idee sulla omosessualità. Un portavoce del Servizio Sanitario ha così risposto: «Le convinzioni personali o qualsiasi punto di vista espresso nel passato sono del tutto irrilevanti ai fini di questa politica antidiscriminatoria: a una persona verrebbe rifiutato un trattamento solo se in quel momento facesse osservazioni apertamente discriminatorie nei confronti di un membro dello staff».
Però sorgono almeno due rischi. Il primo: questa interpretazione sarà anche quella dei giudici in caso di vertenza giudiziale promossa perché, ad esempio, un prete cattolico non è stato curato nonostante non avesse detto nulla sull'omosessualità durante le cure in ospedale? Secondo: la libertà di espressione dei pazienti negli ospedali subirà una censura.
(Gender Watch News, 24 febbraio 2020)
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