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ELUANA 1
Se muore ci comporteremo come si fa in caso di omicidio volontario
di Mario Palmaro
 

Il Comitato Verità e Vita scrive alle Case di cura italiane: se Eluana muore, presenteremo denuncia alla Procura della Repubblica.

Questa mattina, 3 febbraio, il Comitato Verità e Vita ha inviato alle case di cura potenzialmente interessate – fra cui "La Quiete" di Udine - una lettera di diffida che  ipotizza – nel caso si verifichi la morte di Eluana Englaro – una fattispecie di omicidio volontario. Nel documento - che consta di sei pagine in cui vengono esposte le ragioni giuridiche a sostegno di questa tesi - il Comitato avverte che "intende porre in essere ogni azione necessaria ed opportuna per impedire che il signor Beppino Englaro metta in atto la condotta cui è stato autorizzato dalla Corte d'Appello di Milano."
"Verità e Vita – si legge nella lettera - presenterà denuncia alla Procura della Repubblica del luogo dove la morte di Eluana Englaro fosse stata procurata, ipotizzando il reato di omicidio volontario premeditato – punito dal codice penale con la pena dell'ergastolo – nei confronti di tutti coloro che – con azioni o con omissioni – avessero contribuito a cagionare l'evento."
Secondo Verità e Vita la responsabilità dei Dirigenti della struttura sanitaria potrebbe avere duplice natura: da un lato, la disponibilità della struttura all'accoglienza della signorina Englaro per procedere alla sua uccisione, renderebbe inevitabile ipotizzare una responsabilità penale diretta nell'omicidio perpetrato; inoltre, vi potrebbe essere una grave responsabilità per avere indotto il personale dipendente ad azioni che rischierebbero di essere severamente punite in base alle norme penali. Proprio per questo motivo, Verità e Vita chiede alla Casa di Cura che si troverà ad  accogliere Eluana di informare immediatamente il proprio personale "affinché siano chiare le responsabilità cui ciascun medico o infermiere andrebbe incontro nel caso si prestasse all'azione voluta dal sig. Beppino Englaro". Ogni dipendente della clinica dovrebbe infatti sapere "che un procedimento penale nei suoi confronti per il reato di omicidio volontario sarà indubitabilmente aperto, quanto meno a seguito dell'esposto presentato da questo Comitato".
E la decisione dei giudici che ha autorizzato la sospensione delle cure? Secondo Verità e Vita gli atti del procedimento civile conclusosi avanti alla Corte d'Appello di Milano non potranno essere un solido paravento rispetto alle valutazioni del Giudice penale, sulla base di numerosi riferimenti alla legge italiana, riportati in dettaglio nella lettera di diffida.
Verità e Vita fonda le proprie argomentazioni su alcuni fatti ampiamente documentati nella lettera: Eluana è viva; Eluana non è un paziente terminale; le sue condizioni di salute sono stabili e quindi non si può parlare di accanimento terapeutico, perché alimentazione e idratazione non possono essere considerate "cure inutili"; togliere il sondino a Eluana è paragonabile a togliere cibo e acqua a una qualsiasi persona; la morte che ne deriverebbe avrebbe la durata di un processo lungo e, secondo alcuni, doloroso.

 
Fonte: 3 febbraio 2009