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« Torna agli articoli di Massimo Introvigne
Padre Marcial Maciel Degollado, L.C., fondatore dell’ordine religioso cattolico dei Legionari di Cristo, è morto il 30 gennaio 2008. Nato a Cotija de la Paz nello Stato messicano di Michoacán il 10 marzo 1920, è ordinato sacerdote nel 1944, quando già da tre anni – nel 1941 – ha fondato i Legionari di Cristo. L’ordine religioso fondato da padre Maciel e l’associazione di laici che ha ispirato, Regnum Christi, nati nella difficile situazione di un Messico ufficialmente anticlericale, hanno avuto un successo mondiale che non è esagerato definire fenomenale. Oggi i Legionari di Cristo contano settecento sacerdoti e 2.500 seminaristi in venti Paesi del mondo. Ma non è in queste cifre che va cercata la dimensione reale dell’importanza culturale, spirituale e missionaria della Legione, che va molto al di là del numero dei suoi membri. Il mondo intero, grazie all’opera di padre Maciel e dei Legionari, è percorso da una rete di scuole e università (fra cui il Pontificio Ateneo Regina Apostolorum di Roma e la collegata Università Europea di Roma, legalmente riconosciuta dallo Stato Italiano), centri culturali, giornali e riviste scientifiche e popolari, attività missionarie e caritative fra cui vanno ricordate quelle “di frontiera” nello Stato messicano dello Yucatán e in Campania tramite il Villaggio del Fanciullo di Maddaloni (Caserta).
La rigorosa fedeltà dei Legionari di Cristo al magistero pontificio è da molti considerata la causa profonda delle campagne mediatiche che a più riprese attaccano padre Maciel. Già nel 1956 è accusato di vari abusi e temporaneamente sospeso dalle sue funzioni di superiore dell’ordine; ma nel 1959 è dichiarato innocente e può non solo riprendere le sue funzioni, ma espandere le sue attività fino a diventare uno stimato consigliere di Papa Giovanni Paolo II (1920-2005) e una figura tra le più rispettate nei circoli vaticani e nella vita culturale di Roma come del mondo cattolico in genere.
Negli anni 1970 – mentre la Legione continua a crescere – contro padre Maciel si scatena un attacco ancora più violento. Il fondatore dei Legionari è accusato di abusi sessuali che risalirebbero in gran parte agli anni 1950. In concomitanza con gli scandali americani sui preti pedofili, una mezza dozzina di ex-religiosi “ricordano” abusi che padre Maciel avrebbe commesso venti o trent’anni prima. Altri rispondono affermando di avere ricevuto offerte di denaro perché confermassero calunnie inventate. Gli accusatori, che pure frequentano un ambiente dove si muovono legioni di avvocati pronti a chiedere miliardi alla Chiesa in ogni caso di abusi, evitano accuratamente di rivolgersi ai tribunali secolari. Per loro stessa ammissione sarebbero, come si dice negli Stati Uniti, “buttati fuori dai tribunali”, che non sono abituati a prendere sul serio ricordi a orologeria scattati decenni dopo i fatti.
Ma quello che non reggerebbe in un tribunale può continuare ad alimentare furibonde campagne giornalistiche e a causare turbamento presso i fedeli. La Congregazione per la Dottrina della Fede ha dunque ritenuto di intervenire nel 2005. Considerata l’età di padre Maciel, le regole canoniche sulla prescrizione e la difficoltà anche per i tribunali ecclesiastici di ricostruire vicende vecchie di mezzo secolo, la Congregazione – evitando, ed è fondamentale sottolinearlo, ogni pronuncia esplicita sui fatti – ha “invitato” padre Maciel “ad una vita riservata di preghiera e di penitenza, rinunciando ad ogni ministero pubblico”, nello stesso tempo riconoscendo “con gratitudine il benemerito apostolato dei Legionari di Cristo”.
La Chiesa ha le sue vie che non sono quelle dei tribunali degli uomini. In questi ultimi le accuse non avrebbero mai potuto reggere. Per la Chiesa, anche l’ombra di un dubbio su un religioso che ha avuto un ruolo importante e ha ispirato milioni di persone, come certamente continuerà a fare dopo la sua morte, non poteva essere tollerata. Lo stesso Padre Pio (1887-1968), poi canonizzato, passò i suoi guai non appena furono sollevati dubbi su certe sue transazioni finanziarie. Senza che ci fosse alcuna condanna esplicita, la dichiarazione della Congregazione del 2005 sceglieva la via della prudenza. Il Signore giudicherà con i suoi tempi; la Chiesa – pur senza pronunciarsi sui fatti – non può permettersi di essere garantista.
Detto questo, non si può – come sta avvenendo su media superficiali in occasione della morte di padre Maciel – presentare il provvedimento cautelativo della Santa Sede per quello che non è. Non si tratta di un imprimatur sui diversi libri sensazionalistici che sono partiti da padre Maciel per attaccare i Legionari di Cristo, e l’’immenso bene che fanno nell’apologetica, nella spiritualità, nell’educazione, del “benemerito apostolato” che il documento vaticano esplicitamente richiama, accusandoli di essere “conservatori” o “di destra”. Anche sulla figura di padre Maciel, il documento vaticano non implica affatto che quanto quei libri sostengono sia vero. Gli accusatori dei Legionari di Cristo hanno scritto che per evitare rischi di abusi sessuali la Chiesa dovrebbe aprire le sue porte al relativismo dominante, alle donne sacerdote, ai preti sposati, agli omosessuali, all’aborto. Il misterioso rigore della Chiesa – che nel dubbio non condanna, ma allontana dalla scena pubblica, anche i suoi figli più cari e fedeli – e il magistero di Benedetto XVI vanno, ovviamente, in direzione esattamente opposta. Il senso dei fedeli comuni, che raramente sbaglia, lo percepisce. I Legionari di Cristo e altri gruppi attaccati da chi ha orchestrato la campagna contro padre Maciel prosperano, e i fedeli non cessano di riconoscere tutto il bene che è scaturito dall’opera del fondatore della Legione in campo spirituale, educativo e culturale, mentre è piuttosto il progressismo relativista a vegetare stancamente.
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