I PIÙ LETTI DEL MESE
-
Il 1° libro di BastaBugie
CI HANNO PRESO PER IL COVID
Per non dimenticare tre anni di abusi di potere
Anno 2023 pag. 514 € 16
-
Audio registrati
-
La censura di YouTube
YouTube ha censurato in passato circa il 20% dei video che abbiamo pubblicato e oggi ci impedisce di pubblicare video con temi contrari al politicamente corretto (islam, gay, covid, ecc.)
SCEGLI UN ARGOMENTO
- Aborto
- America
- Animalisti e vegetariani
- Attualità
- Cinema
- Comunismo
- Cristianesimo
- Ecologia
- Economia
- Eutanasia
- Evoluzionismo
- Famiglia e matrimonio
- Fecondazione artificiale
- Immigrazione
- Islam
- Libri
- Liturgia e sacramenti
- Morale
- Omelie
- Omosessualità
- Pedofilia
- Pillole
- Politica
- Santi e beati
- Scienza
- Scuola
- Storia
- Televisione
« Torna agli articoli di Massimo Introvigne
La sociologia dell’emigrazione ha fissato da decenni tre principi fondamentali. Primo: l’emigrazione per povertà va dove pensa di trovare migliori possibilità di lavoro. Secondo: l’emigrazione per povertà è sempre seguita da un’emigrazione criminale, perché la criminalità organizzata sa che potrà reclutare “soldati” fra gli emigrati poveri che “non ce la faranno”. Terzo: quando può scegliere, l’emigrazione criminale va dove pensa di correre meno rischi grazie a leggi e giudici più permissivi o meno efficienti. Questo modello è stato elaborato e testato anzitutto con riferimento all’emigrazione italiana verso gli Stati Uniti. Fin dall’Ottocento la mafia scoprì, con entusiasmo, che molti giudici in America non erano nominati ma eletti, e cercò d’impiantarsi nelle città dove pensava di poterne manipolare le elezioni. Qualche volta andò male – come a New Orleans, dove il giudice fatto eleggere dalla mafia fu addirittura linciato –, altre volte benissimo. I risultati di quelle scelte della mafia di oltre cento anni fa condizionano la geografia criminale degli Stati Uniti ancora oggi.
Le scene di abietta miseria che i telegiornali ci mostrano per spiegarci dove vivono i rom che hanno commesso gravi reati in Italia suscitano la domanda: perché tanti rom della Romania scelgono di venire a vivere in questo modo degradato da noi, mentre potrebbero o restare a casa loro (dove vivono male, ma – posso dirlo per testimonianza personale, fondata su numerosi viaggi in Romania – non peggio che nelle luride baraccopoli in Italia) oppure andare in Spagna, dove la numerosa comunità rom vive meglio?
In proporzione al numero di rom con passaporto romeno presenti in ciascun Paese, la percentuale di rom accusati di reati in Italia è decisamente superiore rispetto alla Spagna e addirittura doppia se paragonata alla Romania.
La conclusione è ovvia: mentre chi cerca un lavoro onesto segue le normali regole che governano il mercato dell’immigrazione, chi intende delinquere sceglie di preferenza l’Italia. Lo fa per tre ragioni. Perché – pur sottoposto ai vincoli dell’Unione Europea – Prodi non si è avvalso di tutte le possibili restrizioni all’immigrazione romena (e bulgara) cui invece ha fatto ricorso il suo amico Zapatero. Perché – come ha ricordato il presidente romeno Basescu a Veltroni – chi vuole delinquere lo fa più facilmente nelle grandi città, e in Romania è vietato installare campi nomadi nei pressi di Bucarest mentre in Italia li si lascia costruire a Roma. Ma soprattutto perché si è diffusa fra i rom l’idea che in Italia, benché la polizia sia efficiente, i giudici condannino a pene molto miti e applichino poi tutti i benefici possibili perché queste non siano scontate o lo siano in minima parte.
Non è un’idea infondata, se si pensa all’atteggiamento permissivo sulle espulsioni di molti giudici – bacchettati dalla Cassazione sul punto in una sentenza del 2 novembre –, che si è tradotto in un autentico sabotaggio della legge Bossi-Fini. Non a caso la sinistra radicale ha imposto a Prodi di lasciare le competenza sulle espulsioni ai giudici ordinari, anziché trasferirla ai giudici di pace, non solo meno oberati di lavoro ma spesso anche meno ideologizzati. In epoca comunista qualche giudice romeno si rifiutava di punire i furti dei rom considerandoli manifestazione, sia pure primitiva, di una protesta di classe. Solzenycin ricordava del resto come nei GULag chi aveva rubato fosse trattato meglio dei dissidenti, in quanto Stalin insegnava che i ladri sono “socialmente vicini” ai comunisti: entrambi, sia pure con mezzi diversi, lottano contro la proprietà privata. Certo senza arrivare a questi eccessi, qualche “toga rossa” che l’ideologia rende buonista nei confronti dei rom che delinquono c’è anche da noi. Ed è perché pensano che il nostro è il paese dove le pene non s’infliggono e non si scontano che tanti aspiranti delinquenti vengono in Italia.
-
900 edizioni
di BastaBugie
Da 18 anni al tuo servizio
Oltre le notizie per scoprire la verità
-
Pubblicato 10 anni fa...
SHAKESPEARE
Era cattolico!
di Elisabetta Sala
Articolo del 21 novembre 2014
-
Libro della settimana
SACERDOZIO FEMMINILE?
Perché la Chiesa dice no
Ed. Fede & Cultura
Anno 2024 / pag. 144 / € 14
-
Video della settimana
DIECI COSE...
che gli europei pensano
a cura di Silver Nervuti
Durata: 3 minuti
-
Da FilmGarantiti.it
SISSI, LA GIOVANE IMPERATRICE
Il sogno di una monarchia cattolica
Giudizio: consigliato (*)
Genere: storico (1956)
-
I dossier di BastaBugie
COMUNIONE
Sulla lingua o in mano?
Dossier: 8 articoli e 1 video
-
Santo della settimana
SAN LEONARDO DA PORTO MAURIZIO
Apostolo della Via Crucis
di Ermes Dovico
Festa: 26 novembre
-
Video per la formazione
MILLENNIALS
Una generazione difficile
di Simon Sinek
Durata: 18 minuti
-
Personaggi del passato
EUGENIO SCALFARI
Giornalista
L'Espresso e Repubblica
1924 - 2022 (98 anni)