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La censura di YouTube
YouTube ha censurato in passato circa il 20% dei video che abbiamo pubblicato e oggi ci impedisce di pubblicare video con temi contrari al politicamente corretto (islam, gay, covid, ecc.)
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« Torna agli articoli di Mauro Faverzani
Ora è chiaro: in Occidente c'è libertà di pensiero, di parola e di credo, ma solo per chi canti col coro, per chi cioè si allinei al «politicamente corretto». Zero per tutti gli altri. Sono continue ed incessanti le tristi conferme e tutte portano a questa conclusione.
A dimostrarlo, sono ancora una volta i fatti. Come l'inaudita decisione assunta dall'Unione europea di negare i fondi a sei Comuni polacchi, "colpevoli" di essersi dichiarati «Lgbt-free» ed a favore dei «diritti della famiglia». Ciò non costituisce solo un'ingiustificata sanzione, bensì anche un'ingiusta penalizzazione, oltre a rappresentare un chiaro monito inviato al governo di Varsavia, accusato d'aver tutelato i propri cittadini dall'imposizione di ideologie e dalle pressioni di Bruxelles, che vieta, oltre tutto sventolando ipocritamente la bandiera delle "libertà": il presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen della Cdu tedesca, ha dichiarato infatti d'esser intervenuta sui sei Comuni, escludendoli da un programma di gemellaggi e dai relativi finanziamenti, in quanto «i nostri trattati garantiscono ad ognuno in Europa la libertà di essere ciò che è, di vivere come voglia, di amare chi gli pare e di puntare in alto come desideri». Purché non si dichiari pro-family ed «Lgbt-free», per l'appunto. Perché in tal caso l'Ue smette di garantire ed inizia a censurare, punire, discriminare. Insomma, ciascuno di noi è libero di pensare, di volere e di credere in qualunque cosa, cui però pensi, voglia e creda anche Bruxelles. Non ad altro.
Il che corrisponde ad una versione alquanto totalitaria del libero pensiero, come ha evidenziato il ministro di Giustizia polacco, Zbigniew Ziobro, che ha condannato la decisione dell'Ue, annunciando di voler ripristinare il primato della legge su questi abusi: «Non possiamo permettere che l'Unione europea discrimini i cittadini polacchi ed i governi locali - ha postato su Facebook -. L'Unione deve rispettare l'uguaglianza di tutti, riconoscendo a tutti il diritto di avere le proprie opinioni e di esprimerle liberamente». Esattamente ciò che oggi non avviene.
3 ANNI DI CARCERE PER IL SACERDOTE CHE CRITICA L'ISLAM
E sempre all'Unione europea, nello specifico all'inviato speciale per la promozione della libertà religiosa, lo slovacco Jan Figel, si è rivolta l'associazione spagnola HazteOir.org, che ha già raccolto decine di migliaia di firme in difesa di don Custodio Ballester, sacerdote pro-life accusato d'aver commesso un «crimine d'odio», per aver scritto un articolo in cui mette in guardia dai pericoli dell'islam. In particolare, a scatenare l'ira della magistratura iberica, è stato questo passaggio del testo: «Non inganniamo noi stessi, l'islam di oggi e di sempre, quello che stiamo tentando di far convivere col Cristianesimo, con una mano guida le opere di carità, ma con l'altra arma chi annienti quanti si rifiutino di riconoscere Allah e di considerare Maometto come l'ultimo e definitivo profeta di Dio».
Che è poi ciò che dice espressamente il Corano, nulla di particolarmente nuovo... Eppure, niente da fare. Nonostante Isis, Boko Haram, al-Qaeda e via elencando, col loro pesantissimo carico di sangue e di terrore versato in nome di Allah, interrogarsi sui pericoli dell'islam è configurato come un reato. Almeno secondo la Procura della Repubblica di Malaga, che ha chiesto per don Ballester una condanna a 3 anni di carcere, 3 mila euro di multa, l'interdizione dall'esercizio del diritto di voto per tutta la durata della pena, nonché l'interdizione dall'insegnamento e da qualsiasi ruolo educativo per otto anni, oltre ad altre spese accessorie a suo carico. Niente meno. Una richiesta pesantissima e sproporzionata.
Ancora una volta sotto accusa ci sono un'opinione ed il fatto d'esprimerla. Ancora una volta, come già nel caso dell'omofilia, esiste un pensiero «politicamente corretto» ed è islamofilo. Chiunque vi si opponga, va fermato, censurato, punito. È quanto dichiara HazteOir.org: occorre «fermare il rullo compressore del politicamente corretto. Se non ci opporremo a questa ingiustizia, avremo spalancato la porta ad altri, futuri attacchi alla libertà d'espressione contro una parte soltanto della cittadinanza, quella che la Sinistra decide che non possa esprimersi liberamente».
UNA STRATEGIA LIBERTICIDA
Ormai la censura è globale, per cui riguarda anche il mondo digitale, come è accaduto negli Stati Uniti, dove i social (nello specifico, Facebook, Twitter e YouTube) hanno censurato un video, trasmesso dal gruppo «Medici americani in prima linea», video in difesa dell'uso dell'idrossiclorochina nel trattamento del Covid, poiché esso avrebbe violato le politiche contro «la disinformazione» in merito al Coronavirus. I padroni del web non hanno guardato in faccia a nessuno, tant'è vero che Twitter ha avuto l'impudenza di censurare anche alcuni tweet del Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che si è "permesso" di riprendere alcuni estratti del video "incriminato". Bavaglio anche per suo figlio, Donald Trump jr., "reo" di aver fatto la stessa cosa: il suo account è stato sospeso addirittura per 12 ore. Secondo il suo portavoce, i social rappresentano oggi «la più grande minaccia alla libertà di parola in America, con le loro interferenze, peraltro nemmeno dissimulate, in piena campagna elettorale».
In un secondo video «Medici americani in prima linea» hanno spiegato come non serva a nulla farsi prendere dal panico, poiché è già disponibile un trattamento di provata efficacia contro il Covid-19 ovvero un cocktail di idrossiclorochina - sostanza da tempo approvata dalla Fda-Food and Drug Administration -, zinco ed azitromicina. Ed hanno aggiunto che lo studio apparso sulla rivista scientifica Lancet che riuscì a far bandire il ricorso all'idrossiclorochina, in realtà è stato successivamente screditato. Nel silenzio generale.
Ovviamente l'ardire di questo gruppo di medici ha avuto immediate conseguenze: il loro sito è stato completamente smantellato, per il fatto - questo il pretesto... - di diffondere accuse fraudolente.
La posta in gioco, come si può capire, è molto, molto alta. Molto più di quanto si voglia far credere e far passare, possibilmente, sotto silenzio, narcotizzando le coscienze. Non si tratta delle bizzarrie di qualcuno, bensì della strategia liberticida e globale di molti.
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