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« Torna agli articoli di Mauro Faverzani
Sembra esser diventato ormai un triste appuntamento di cronaca settimanale, ma decisamente nostro malgrado: faremmo volentieri a meno di dar conto, ogni volta, dei fiumi di sangue cattolico versato o comunque degli abusi patiti nel mondo dalla Chiesa, a dispetto del silenzio e dell'indifferenza generale, in primo luogo di quell'Occidente, un tempo cristiano ed oggi apostata. Anche per questo, anzi ancor più per questo è importante viceversa informare, perché almeno qualche voce, per quanto debole, si levi in questo clima di omertà complice.
INDIA
Partiamo dall'India, dove si è registrata un'impennata nei casi di violenza contro i cristiani: nei soli primi nove mesi dell'anno si sono verificati ben 305 episodi con un picco proprio a settembre (69 episodi), seguito da agosto (50 episodi), gennaio (37), luglio (33), marzo, aprile e giugno (27), febbraio (20) e maggio (15).
Ha suscitato, del resto, orrore il video, diffuso via social, in cui lo swami (in pratica, una guida spirituale) Parmatmanand, leader religioso indù dello Stato del Chhattisgarh, ha dichiarato, senza mezzi termini: «Decapitate quelli che vengono per convertirvi. Vi chiederete perché un santo come me parli di violenza. Direte: come può essere un santo, se accende il fuoco? A volte il fuoco deve essere acceso, anche Hanuman [divinità indù-NdR] lo ha fatto. Vi dico: chiunque venga a convertire nella vostra casa, nella vostra strada, nel vostro quartiere, nel vostro villaggio, non deve essere perdonato». Lo sconcertante invito è stato dato per "contrastare" le conversioni al Cristianesimo ed è stato applaudito, tra gli altri, anche dall'ex-presidente della Commissione nazionale per le caste svantaggiate, Nand Kumar Sai, nel corso di una manifestazione svoltasi nel distretto di Surguja, alla presenza anche di alcuni big del Bjp-Bharatiya Janata Party, il partito nazionalista indù del premier indiano Narendra Modi.
Secondo il sito indiano Wire, dopo tale evento il Sovrintendente di Polizia di Sukma ha inviato una lettera a tutte le stazioni collegate, ordinando loro di sorvegliare i missionari cristiani ed i loro neofiti, per fermare queste attività, definite come «illegali». Come riportato dall'agenzia AsiaNews, però, Padre Babu Joseph, verbita, ex-portavoce della Conferenza episcopale indiana, ha spiegato in modo chiaro la situazione: «Le parole dello swami Paramartanand hanno superato tutti i limiti. Sta chiamando apertamente alla violenza contro una parte della popolazione indiana per la sua appartenenza religiosa. Ed è ancora più grave che a farlo sia un religioso indù. Le autorità locali devono prendere provvedimenti contro chi diffonde l'odio». Da notarsi come quello di Chhattisgarh, ove lo swami Parmatmanand ha esortato a decapitare chiunque converta, sia il secondo Stato per numero di casi di violenza contro i cristiani (47 in nove mesi), subito dopo l'Uttar Pradesh (66) e prima del Karnataka (32), dello Jharkhand (30) e del Madhya Pradesh (26). 23 le chiese vandalizzate dalla folla, mentre le autorità e la Polizia hanno impedito le preghiere domenicali ed altre attività religiose in ben 85 casi, accusando anch'esse i cristiani di "conversioni", ciò che, dati alla mano, risulta totalmente falso ed infondato.
PAKISTAN E CINA
In Pakistan, a Sialkot per la precisione, nel Nord-Est del Punjab, lo scorso 19 ottobre alcuni musulmani hanno distrutto coi trattori numerose tombe cristiane nel cimitero più antico della regione, rivendicando l'area come propria, pur non potendo vantare alcun diritto su di essa. Prevedibilmente sono rimaste senza risposta le proteste delle famiglie colpite dall'atto vandalico, le forze dell'ordine non si sono minimamente occupate dell'accaduto.
In Cina, ancora, il potere comunista non ha allentato la propria feroce morsa contro i fedeli, anzi: questa volta ha chiesto - e, quel che è peggio, ottenuto - alla Apple di rimuovere in tutto il Paese dal proprio App Store l'app della Bibbia e quella del Corano, che, secondo le autorità cinesi, avrebbero violato le norme vigenti, proponendo illegalmente contenuti religiosi. Immediate, ma per ora vane le proteste dei vari gruppi per i diritti umani, che hanno subito segnalato questa nuova violazione della libertà religiosa. A confermare l'accaduto, è stata la stessa Apple all'emittente inglese Bbc.
SUD-AMERICA
In Sud-America, invece, in Bolivia per la precisione, il Difensore Civico, Nadia Cruz, con i suoi funzionari, ha guidato lo scorso 27 ottobre una marcia verso la sede della locale Conferenza episcopale, vandalizzata poi da alcuni dei partecipanti al corteo con urla e slogan dichiaratamente e vergognosamente anti-cattolici. Ignoti hanno affisso negli uffici manifesti e fatto scritte con lo spray come «Niente madri bambine», «Stupratori e preti perversi», «Io non sono pro-life», «Togliete i rosari dalle nostre ovaie», «Se c'è stupro, c'è aborto».
L'accusa rivolta alla Chiesa? È giunta da alcune istituzioni governative, supportate dalla grancassa dei media, ed è quella di aver costretto un'11enne, incinta a seguito di uno stupro, a non abortire e di averla trasferita in una località protetta. Di vero c'è esattamente l'opposto, vale a dire che molte organizzazioni abortiste hanno fatto, loro sì, pressioni sulla giovane, per indurla ad uccidere il bimbo che portava in grembo, ciò contro cui si sono chiaramente espresse la ragazza e sua madre. La giovane è stata dimessa dall'ospedale lo scorso 26 ottobre e, con una lettera scritta di proprio pugno all'indomani, ha rinunciato anche formalmente ad abortire. Su richiesta dell'Ufficio per la tutela di Bambini ed Adolescenti, per lei e per suo figlio è stata individuata una struttura di proprietà della Chiesa in località Santa Cruz de la Sierra, ove risiedere al riparo da indebite ingerenze e dai riflettori della stampa. Ciò, contro cui si è scatenato - è il caso di dirlo - l'inferno.
Per la Costituzione il Difensore Civico, che opera in modo indipendente dal governo, dovrebbe occuparsi solo di tutela dei diritti umani. Invece, secondo le dichiarazioni rilasciate dalla dottoressa Susana Inch, consulente legale della Conferenza episcopale boliviana, nel corso di un'intervista al programma «No Mentiras», trasmesso dalla rete televisiva Pat, «molti di coloro che hanno partecipato al blitz indossavano i gilet dell'Ufficio del Difensore Civico». Ed ha annunciato una denuncia, essendo stata deliberatamente danneggiata la proprietà della Conferenza dei Vescovi ed essendo stati identificati gli autori dell'esecrabile gesto. Dal canto suo la Chiesa ha precisato di non aver in alcun modo interferito nella vicenda della ragazza, ma di aver fatto solo in modo che la volontà sua e di sua madre, nonché il diritto alla vita del piccolo, fossero rispettati, anche dalle stesse autorità governative. I Vescovi hanno evidenziato come «nessuno possa essere costretto ad abortire, nemmeno di fronte alla gravità della violenza sessuale, perché l'aborto è un crimine e nessuno può essere obbligato a compiere un simile reato».
Chi fosse, del resto, alla testa del corteo contro la sede della Conferenza episcopale non è un segreto per nessuno, dato che lo stesso Difensore Civico, Nadia Cruz, ha pubblicamente dichiarato: «Sono andata personalmente a guidare la manifestazione dal mio ufficio sino alla sede della Conferenza episcopale nell'esercizio delle mie funzioni, per denunciare le violazioni dei diritti umani che la Chiesa sta commettendo in questo momento». Incredibile! Ma di questo nessuno, nel mondo, ha saputo nulla.
Insomma, ancora una volta abbiamo fatto idealmente il giro del globo, passando dalle Americhe all'Asia, ma la musica resta purtroppo la stessa. E, per i cristiani, rassomiglia sempre più ad una marcia funebre...
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