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VACCINI PRODOTTI ATTRAVERSO FETI ABORTITI: LA PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA CAMBIA IDEA
Un convegno a Roma cerca di abbattere il muro di silenzio e di spiegare a genitori e operatori che l'alternativa eticamente sostenibile c'è, basta volerla!
di Paolo Gulisano
 

Se ne discute da molto tempo, ma molti continuano a non sapere: è la questione dei vaccini prodotti attraverso feti abortiti. Una questione che potrebbe e dovrebbe interrogare le coscienze dei cattolici, e non solo loro. Una realtà a volte negata, ora semplicemente minimizzata. In fondo - dice qualcuno - per ottenere le linee cellulari necessarie per produrre vaccini come quello contro Morbillo, Parotite, Rosolia e Varicella o contro l'Epatite A sono stati sufficienti due feti abortiti, due feti sani, ovviamente, e quindi esito di interruzioni volontarie di gravidanza.
Due bambini mai nati. Una femmina svedese abortita nel 1962 e un maschietto inglese nel 1966. Dai loro polmoni sono stati estratti fibroblasti (cellule del tessuto connettivo) che hanno composto le linee cellulari WI-38 e MRC-5, tuttora utilizzate. Sono i terreni di coltura che rendono i virus adatti a essere inseriti nei vaccini. Solo due, dicono i giustificazionisti, anche se a detta degli stessi ricercatori dedicati ai vaccini sono servite decine di altre piccole vittime per arrivare a queste due linee cellulari, vite umane sacrificate in nome di un imperativo tecnologico, giustificato dal fatto che questi vaccini possano salvare altre vite. Ma il fine non giustifica mai i mezzi.
La gran parte delle persone ignora questa realtà, tra cui i genitori che portano i bambini a vaccinare, e anche molti operatori. La ignora anche il mondo cattolico, che tace.

IL DIETROFRONT DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA
Eppure, non trattandosi di evidenze recenti, ma ormai consolidate, la Chiesa ebbe modo già anni fa di pronunciarsi autorevolmente. La Pontificia Accademia per la vita, istituita da san Giovanni Paolo II nel 1994, si pronunciò sui vaccini ricavati da cellule fetali con un documento del 2005. Il documento illustrava correttamente e in modo documentato come fossero state prodotte quelle linee cellulari, stigmatizzandone l'uso. Il documento dell'Accademia per la Vita parlava "di vera e illecita cooperazione al male", e invitava i cittadini ad opporsi con l'obiezione di coscienza, e a fare pressioni sulle aziende perché progettassero linee cellulari alternative e chiedendo "un controllo legale rigoroso".
Tredici anni dopo, la Chiesa ha fatto un netto dietrofront. La Pontificia Accademia ha cambiato idea, grazie probabilmente ai nuovi consulenti introdotti in anni recenti, molti dei quali dichiaratamente agnostici o atei, ed è diventata possibilista e tollerante. Si sostiene che nel passato i vaccini "possono essere stati preparati da cellule provenienti da feti umani abortiti, ma al momento le linee cellulari utilizzate sono molto distanti dagli aborti originali".
È come se si dicesse che i reati sono caduti in prescrizione. Sì, sono stati utilizzati feti abortiti, ma è successo tanti anni fa. E la cooperazione morale al male di cui parlava la stessa Accademia nel 2005?

UN CONVEGNO PER ROMPERE IL MURO DEL SILENZIO
Per rompere il muro di silenzio, di non conoscenza, se non addirittura di acquiescenza che esiste su questa questione, è stato organizzato un Convegno che si terrà a Roma il prossimo 13 marzo presso la Casa Bonus Pastor, via Aurelia 208. Promosso dall'associazione culturale Renovatio 21, il dibattito vedrà la partecipazione di medici e scienziati con l'importante presenza del cardinale Raymond Leo Burke. Il cardinale americano è come noto uno dei prelati più impegnati nella difesa della vita umana, senza se e senza ma. La sua presenza servirà a ribadire le ragioni che portarono l'Accademia per la Vita a condannare l'utilizzo di feti abortiti, una condanna che non è affatto superata né caduta in prescrizione, e deve essere ribadita anche a livello di pastorale della salute.
Dal punto di vista scientifico, sarà molto interessante ascoltare la ricercatrice Theresa Deisher, che afferma di aver trovato tracce di DNA fetale in diversi vaccini, e che questa presenza potrebbe spiegare lo scatenarsi di risposte autoimmuni nei bambini vaccinati.
Un convegno che si pone anche l'obiettivo di contrastare scientificamente ed eticamente il principio della liceità dell'uso degli esseri umani (poco importa se feti) per la produzione industriale, di farmaci come di creme di bellezza.
L'obiettivo è anche quello di creare un movimento di opinione pubblica che sostenga l'obiezione di coscienza rispetto all'utilizzo di questi prodotti. Ciò potrebbe servire a spingere le aziende farmaceutiche a diversificare la loro ricerca: esistono già delle alternative possibili, come le cellule di embrione di pollo. La scelta delle cellule umane quindi non è affatto obbligata.
Se un tipo di pressione da parte dei consumatori è servito per eliminare l'olio di palma nei biscotti, perché non chiedere e ottenere che i vaccini non vengano prodotti con linee cellulari di bambini abortiti? E infine, questo convegno può essere l'occasione per ribadire il diritto all'obiezione di coscienza rispetto all'aborto e a tutte le pratiche che non rispettano l'intangibilità della vita umana. Un diritto che deve essere riconosciuto sia alle famiglie chiamate a vaccinare i figli, che agli operatori.

Nota di BastaBugie: Andrea Zambrano nell'articolo seguente dal titolo "Antirazzismo, la nuova bioetica di Paglia sta a Sinistra" racconta che il presidente della Pontificia Accademia per la Vita, monsignor Paglia è stato conquistato dal corteo Antirazzista di Milano, dove si sono dati appuntamento tutti i cliché della Sinistra italiana. Nessun sostegno invece dette monsignor Paglia a Family Day e Sentinelle in piedi. È la nuova bioetica, ovvero una marcia in più verso il baratro.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 5 marzo 2019:
Almeno adesso sappiamo da che parte sta monsignor Vincenzo Paglia. Non che prima non lo intuissimo, ma il sentirlo lodare magnificamente dalla colonne di Repubblica la marcia antirazzista organizzata dal consorzio della Sinistra unita sabato scorso a Milano, ci ha confermato nel sospetto. Sta a Sinistra. Punto. Senza particolari distinguo né proclami. Voterà anche Pd? Forse, ma in fondo, non è che importi più di tanto.
Importa semmai il fatto che il presidente della Pontificia Accademia per la Vita (PAV) si riconosca entusiasticamente nel popolo allegro e canterino che sabato ha detto no al razzismo. Della serie: dovrei difendere la vita nascente e terminante, ma preferisco concentrarmi sulle questioni esistenziali come appunto l'immigrazionismo e il razzismo da combattere. Che poi, c'è un'Italia che il razzismo proprio non lo vede in questo Paese, forse perché semplicemente non c'è, ma dato che l'ordine di scuderia è quello di combattere la Lega di Salvini, allora si grida forte al razzismo certi che qualcuno ascolterà.
E Paglia è uno di quelli che ha ascoltato e ha trovato così importante la marcia di sabato da sposarla in toto, unendosi così al coro di politici (tutti di Sinistra), leader nazionali e segretari generali di sigle come Cgil, Cisl, Uil, Arci, Emergency, Amnesty International, Medici senza frontiere. «Tutti uniti - riportano le cronache - in nome della tolleranza e del rispetto dei diritti delle persone e delle minoranze, in un ventaglio larghissimo che va dai migranti all'universo Lgbt, dai disabili alle donne».
E per fortuna che la Chiesa non fa politica (papa Bergoglio dixit)! Questo assist del vescovo santegidino al Pd cos'e, allora? Nel gradino della militanza un poco sotto l'andare alla sezione della Garbatella con Calenda a fare lo scrutinatore, ma comunque molto più che friggere il baccalà al Ciao mare alla Festa dell'Unità.
Ecco la collocazione ideale di Paglia. Il quale nel corteo antirazzista ci ha visto persino questo: «Un antidoto contro «lo smarrimento della speranza». Quale speranza? Non certo quella cristiana, forse la speranza di disegnare un'Italia multicult e senza radici. Ma allora non è speranza, questa. E' il cambio di paradigma della speranza. Semmai è progetto politico che si ammanta di buoni sentimenti per una causa utopistica: quella della convivenza degli uomini in forza di un'ideologia e non di un idem sentire, a prescindere dalla loro storia. E' questa semmai la vera utopia a cui ci si abbevera, non certo «l'utopia della fraternità scritta nel profondo del credo cristiano» (ha detto anche questo!).
Insomma, Paglia si sente in buona compagnia con il leader radicale di +Europa Riccardo Magi, con Gino Strada, con il nei segretario Pd Zingaretti e con il sindaco di Milano Sala. Contento lui. Resta soltanto da vedere come questa compagnia della quale sposa le battaglie politiche sia compatibile con il suo ruolo di guida dell'Accademia per la vita che fino a ieri era in prima linea proprio per affermare il principio dell'intangibilità della persona umana. Perché sabato si è manifestato contro il razzismo, ma contemporaneamente anche per affermare i diritti Lgbt, l'espressione delle libertà più antropologicamente distruttive della persona come l'utero in affitto o contro l'omofobia. C'era persino un cartello contro il disegno di legge Pillon. Che cosa c'entra con il razzismo? Nulla, eppure tutto fa brodo se l'obiettivo è politico.
Anche continuare a definirsi difensori della vita quando si scende in piazza idealmente come ha fatto il vescovo a braccetto con chi quella vita non perde occasione per picconarla. E Paglia, che per ruolo dovrebbe essere dall'altra parte, ci sguazza. E adesso si pone in scia di un movimento che non ha nulla del messaggio cattolico. In scia, non alla testa, perché il suo endorsement è arrivato a manifestazione già conclusa, sposata ex post. Come un maitre a penser giunto al traino per portare acqua all'ideologia immigrazionista che per affermarsi deve dipingere un'Italia razzista e antipatriottica (sì, ha parlato anche di un sano amor di patria di riscoprire!).
Il risultato è un ecclesiastico che va al traino di una forza politica, il Pd, la quale non trova niente di meglio da fare che criminalizzare un avversario che non riesce a sconfiggere nelle urne: ecco il triste destino di chi come Paglia, ma anche Avvenire che ci ha aperto il giornale, ha ceduto alle sirene del kulturkampf antirazzista per incapacità di ascoltare quel popolo che pretende di interpretare senza conoscere. Con l'ansia di comunicare che è questa l'Italia migliore, quella che costruisce ponti, si rischia di fare un grave torto ad una fetta maggioritaria di Italia che proprio non capisce. Le famiglie che manifestavano nel corso dei Family Day ad esempio non avevano ricevuto un plauso del genere. E nemmeno i tanti che partecipano alle veglie delle Sentinelle in piedi sono riconosciute nella loro testimonianza da Paglia. No, quella è l'Italia che innalza muri, per il nostro.
Ma in fondo, è tutto coerente con il nuovo corso dato alla PAV. [...] Un nuovo corso che delinea un mutato registro dottrinale sui temi morali in cui alla dignità della persona umana si sostituisce l'esistenza, una congerie di fatti e condizioni come l'immigrazione o la fratellanza universale.
Che cosa c'entra dunque la bioetica, allora? Nei fatti più nulla, si è eclissata andando a rivestire le istanze di nuovi paradigmi sociali: povertà, disagio, ambiente, immigrazione, i quali ora sono più importanti di aborto (non abbiamo sentito da parte del presidente PAV una condanna della legge sull'aborto a New York) e eutanasia perché ormai - e anche per la PAV - la giustizia sociale ha maggior peso della giustizia naturale. E partecipando idealmente a Milano, Paglia non sta facendo altro che applicare alla lettera il programma.


DOSSIER "VACCINI OBBLIGATORI"
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Titolo originale: Vaccini da feti abortiti, il muro di silenzio vaticano
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 05/03/2019