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LETTERE ALLA REDAZIONE: SULLE PUNIZIONI DI DIO MI SEMBRATE FERMI AL VECCHIO TESTAMENTO
Eppure Dio punisce anche nel Nuovo Testamento come dimostra l'episodio di Anania e Saffira (mettere in contrapposizione il Dio del Vecchio e quello del Nuovo Testamento è stato l'errore dell'eretico Marcione)
di Pietro Guidi
 

Gentile redazione di BastaBugie,
leggo il vostro sito da circa un anno, ma oggi mi sono imbattuto in un articolo a dir poco raccapricciante. Prendendo spunto dall'episodio di Anania e Saffira si sostiene che Dio punisce senza usare misericordia, senza dare il tempo di pentirsi [leggi qui]. Ma questo è in contrasto con il messaggio di amore che Gesù veicola in tutto il vangelo. Voi invece siete ancora fermi all'Antico Testamento. Potrei citare numerosissimi esempi del Nuovo Testamento, ma mi limiterò a quelli del Vangelo, come la guarigione del cieco che troviamo nel Vangelo di Giovanni al capitolo 9. All'inizio di questo capitolo i discepoli chiedono a Gesù: "Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?" e Gesù gli risponde: "Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio". Come si vede, contro l'interpretazione dei suoi contemporanei, e mi sembra di capire anche la vostra, Gesù contesta il pensiero di chi pensa che se uno ha una malattia questa derivi per forza da una colpa personale.
Un altro esempio di quello che dice Gesù contro le punizioni immediate dei cattivi, sempre nel vangelo, si trova la parabola del grano e della zizzania, dove il padrone del campo, che rappresenta Dio, invita i suoi servi a non strappare dal suo campo la zizzania, che rappresenta gli uomini malvagi, per non danneggiare anche il grano buono.
Ecco voi mi sembrate proprio quei servi della parabola a cui piacerebbe estirpare subito la zizzania.
Scusate il tono acceso, ma questa mancanza di rispetto per la Divina Misericordia mi manda su tutte le furie. Spero che vogliate abbandonare la vostra visione di Dio, ancorata all'Antico Testamento dove le punizioni di Dio non si facevano attendere. Il Vangelo ci parla invece di amore e misericordia come ho dimostrato.
Attendo una risposta.
Marcello

RISPOSTA DELLA REDAZIONE

Caro Marcello,
grazie per la franchezza con cui ci scrivi. Innanzitutto mi preme far notare come l'accusa a noi rivolta di essere fermi al Vecchio Testamento è inconsistente visto che l'episodio di Anania e Saffira che abbiamo commentato è tratto dal Nuovo Testamento. Precisamente dagli Atti del Apostoli che sono, per così dire, la seconda parte del Vangelo di Luca in quanto scritti proprio da lui come continuazione dell'opera di Cristo attraverso la sua Chiesa, cioè attraverso gli Apostoli. Va notato, tra l'altro, che San Luca è colui il quale nel suo vangelo ha scritto parabole bellissime sulla Misericordia Divina, come quella del figliol prodigo. Evidentemente non riteneva contraddittorio parlare del perdono di Dio ed anche delle sue punizioni. Entrambi facevano parte dell'insegnamento di Gesù che Luca con accuratezza voleva trasmettere.
Non è citato a proposito nemmeno l'episodio del cieco nato in quanto Gesù spiega che il cieco non ha peccato, altrimenti la punizione poteva anche esserci, e nemmeno ci sono colpe dei genitori. E infatti Anania e Saffira non sono puniti per colpe dei genitori, ma proprie e particolarmente gravi, come ho spiegato nell'articolo da te criticato.
Chiarito questo passiamo ad analizzare la parabola del grano e della zizzania da te citata come argomento "forte" tanto da equipararci ai servi che vogliono strappare subito la zizzania. Nella parabola il padrone del campo, che rappresenta Dio, invita i suoi servi a non strappare dal suo campo la zizzania, che rappresenta gli uomini malvagi, per non danneggiare anche il grano buono. Così Gesù spiega che non sempre i cattivi vengono puniti immediatamente. Ma questo non vuol dire che in alcuni casi lo siano, come appunto è capitato ad Anania e Saffira.
Infine non va dimenticato che il finale di questa parabola non è proprio rose e fiori perché nel giorno della mietitura, cioè del giudizio, il grano viene messo nel granaio, ma la zizzania viene legata in fastelli e bruciata, con una chiara allusione alle fiamme dell'inferno. Se ci pensiamo bene tutte le punizioni del Vecchio Testamento impallidiscono di fronte al tormento eterno che Gesù promette ai malvagi. La morte dei primogeniti d'Egitto in confronto non è che una vaga anticipazione della punizione ultraterrena in quanto l'inferno è eterno e comporta sofferenze indicibili.
La predicazione sull'eternità beata per i buoni e sulla dannazione eterna per i cattivi è uno dei temi più ricorrenti di tutto il Vangelo, alla faccia di chi dice che da Gesù in poi non si parli più di ira divina. San Giovanni Battista stesso quando presenta Gesù come il Messia tanto atteso lo descrive così: "Egli ha in mano il ventilabro, pulirà la sua aia e raccoglierà il suo grano nel granaio, ma brucerà la pula con un fuoco inestinguibile".
Siccome Gesù parla spesso della punizione che potrebbe toccarci nell'altra vita, si potrebbe pensare che le punizioni su questa terra fossero superate. In realtà Gesù parla anche di castighi temporali, come quando profetizza la distruzione del tempio di Gerusalemme a causa del fatto che gli ebrei non lo hanno accolto come Messia. Sentiamo le parole che dice Gesù agli abitanti di Gerusalemme che non lasciano spazio ad interpretazioni: "Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata" (Lc 19,43-44). E in effetti, a pochi anni di distanza (70 d.C.) gli ebrei sono stati massacrati dai romani, gli è stato distrutto il tempio (mai più ricostruito fino ad oggi) e sono stati cacciati dalla loro nazione (diaspora) come castigo di Dio, perché non hanno riconosciuto il Messia. Gesù aveva predetto esattamente questo castigo.
L'errore di mettere in contrapposizione il Dio del Vecchio e quello del Nuovo Testamento è stata la posizione dell'eretico Marcione nel II secolo. Marcione riteneva che il "Dio giusto" che minacciava e realizzava le punizioni nel Vecchio testamento non potesse identificarsi con il Dio buono e misericordioso del Nuovo testamento. Visto che veniva contraddetto da tutti quei passaggi del Nuovo Testamento che si basavano sull'Antico Testamento tagliò tutti i testi che erano contrari alle sue posizioni creando un suo Nuovo Testamento basato su una riduzione del Vangelo secondo Luca e alcune epistole di San Paolo. Basandosi sull'insegnamento dei Padri della Chiesa il marcionismo è stato condannato dalla Chiesa come una eresia visto che Gesù stesso dice di essere venuto non ad abolire il Vecchio Testamento, ma a portarlo a pieno compimento. Tuttavia, scansata l'eresia marcionista, ecco che l'errore si ripresenta oggi sotto una forma diversa, ma sempre con lo scopo di considerare superata l'idea di punizione di Dio tanto cara al Vecchio Testamento.
La verità proclamata dalla Chiesa in opposizione a Marcione è che il Vecchio Testamento è Parola di Dio e per questo va tenuta in massima considerazione. Certo va detto che il Nuovo Testamento è gerarchicamente superiore al Vecchio, infatti quello che non viene confermato nel Nuovo può essere considerato superato. Facciamo un esempio di questo superamento: la circoncisione. All'inizio c'era discussione se fosse ancora obbligatoria oppure no. Per risolvere questo dilemma c'è stato bisogno del concilio di Gerusalemme. Gli apostoli stessi per bocca di Pietro aboliscono l'obbligatorietà della circoncisione. Essendo la Chiesa apostolica, cioè basata sull'insegnamento degli apostoli, non si può pensare che abbiano traviato l'insegnamento di Gesù che pure aveva parlato di compimento e non di abolizione dei precetti validi fino ad allora.
Alla luce di questo i teologi moderni hanno cercato di far passare come superate le punizioni del Vecchio Testamento. Esse potevano andare bene per un'umanità retrograda, ma secondo loro sarebbero superate nel Nuovo Testamento. Ma ecco che arriva il brano di Anania e Saffira a sconvolgere questa falsa concezione visto che Dio punisce alla maniera del Vecchio Testamento, pur essendo nel Nuovo. La loro storia rappresenta una vera e propria pietra di scandalo per tutti quelli che dicono che le punizioni divine erano una cosa del Vecchio Testamento, che dovevano essere considerate sorpassate alla luce dell'insegnamento di Gesù. Quindi per alimentare una certa falsa teologia, che non parla più di castigo, è stato necessario toglierlo dalle letture della Messa.

ANANIA E SAFFIRA: DIO PUNISCE ANCHE NEL NUOVO TESTAMENTO
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di Pietro Guidi
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Fonte: Redazione di BastaBugie, 27 luglio 2022